Buttiamo i ladri di biciclette di Emanuele Novazio

Woody: basta col cinema che angoscu polemica. Alien si scatena contro i «maestri»: pensiamo a divertirci, Buttiamo i ladri di biciclett Woody: basta col cinema che angoscu BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Viva la leggerezza e basta con l'impegno, la gente al cinema deve essere in grado di distrarsi per dimenticare l'oppressione della vita, per allontanare i suoi problemi quotidiani, per rimuovere (temporaneamente) le difficoltà dell'esistenza. Firmato Woody Alien, maestro in raffinate ricognizioni intellettuali e già grande estimatore di Ingmar Bergman, di Jean Renoir, del neorealismo italiano di Zavattini e De Sica. L'autore di Manhattan e Zelig è arrivato ad una svolta d'ispirazione e creatività, dopo le disavventure legali e famigliari? La tentazione di cambiare - par di capire da un'intervista apparsa sul «Magazine» della Sueddeutsche Zeitung - è grande, il dubbio sul valore e l'efficacia dell'«approfondimento» al cinema sempre più urgente. Sentiamo Al'en. «Mi viene spesso il dubbio: rendo davvero un buon servizio agli spettatori, facendo dei film che cercano di comunicare qualcosa di serio?». Forse - si risponde il regista americano - «sarebbe meglio se la smettessi di confrontare il mio pubblico con i grandi interrogativi della vita». Perché - ormai Woody Alien ne è convinto - «questi interrogativi portano soltanto in un vicolo cieco: non riusciremo mai a capirli né a risolverli». Che fare, dunque? La strada pare obbligata: «Il vero artista, forse, è soltanto colui che sa comporre una bella canzone o sa fare un film capace di distrarre il pubblico». Per esempio Fred Astaire: «La nostra vita è così brutale e piena di brutte notizie che è meraviglioso andare al cinema a vederlo cantare e ballare per novanta minuti. Tutto, nella nostra vita, è così grigio e triste che un po' d'incanto non può far male, anche se esce soltanto da un proiettore. La gente ride, e si rinfranca un po'». E i suoi modelli, Bergman, De Sica, Renoir? Film come Ladri di biciclette o La Grande illusione, è la risposta, «non aiutano la gente a sopportare quella tempesta che chiamiamo vita. La gente va al cinema per distrarsi dalle difficoltà dell'esistenza, e viene messa di fronte agli stessi serissimi problemi». E allora, meglio chiarirlo e proclamarlo: «Il miglior modo che un artista ha per aiutare l'umanità è davvero quello di porgerle soltanto un poco di ristoro». L'intervista prosegue con altri temi, e non ritorna più direttamente sull'impegno al cinema e sull'opportunità di «dimenticare il messaggio». Ma dal modo in cui, qua e là, Alien allude al suo rapporto con il pubblico e alle relazioni fra vi¬ ta cinematografica e vita vera, affiora l'impressione che il pessimismo - pur congeniale al regista di Mariti e mogli e di Misterioso delitto a Manhattan - abbia travolto gli argini della sua autoironia garbata. «Quand'ero giovane era tremendo, ma adesso è ancora più tremendo», confessa per esempio. L'umorismo? «Del tutto involontario», è la risposta, accompagnata da quest'altra riflessione mesta: «Mi è assolutamente indifferente se girerò ancora un film o no. Ho abbastanza denaro per vivere. E sarei felice anche di rimanere a casa, a scrivere libri o qualcosa per il teatro». Quanto agli spettatori che potrebbero aver cambiato idea su di lui, dopo le baruffe di famiglia, anche loro sembrano far parte ormai di un'altra vita: «Se decideranno di andarsene peggio per loro... Non significa assolutamente niente se questa gente continuerà a venire al cinema a vedermi oppure no», e così via. Ma allora, vien da chiedersi, la tempesta con Mia Farrow è stata davvero devastante, nonostante i dinieghi ripetuti? Anche sulla Sueddeutsche Zeitung Alien continua a sminuire una vicenda definita di sfuggita «una caccola d'uccello»: niente di paragonabile, in ogni caso, a un weekend di terrore e angoscia, aspettando un responso d'ospedale. «Avrei potuto avere un tumore al cervello. Sono stati tre giorni tremendi, quelli sì. Peggio dell'ultimo anno messo insieme». Emanuele Novazio a irci, Gillo: «Fred Astairea De Sica e RossellinMa allora aboliamo Gillo: «Fred Astaire preferito a De Sica e Rossellini? Ma allora aboliamo la letteratura»

Luoghi citati: Manhattan