Le mani straniere sul ricco Totip e lo sfogo di un «padre a metà» di G. Z.

Solo una multa contro il crimine LETTERE AL GIORNALE Le mani straniere sul ricco Totip e lo sfogo di un «padre a metà» In tasca alla Sisal cento miliardi l'anno Mi permetto di rivolgermi al presidente Ciampi per sottoporgli la questione Sisal-Totip. In un momento di crisi come questo credo che il nostro caro ma malandato Paese abbia il bisogno ed il dovere di raggranellare tutte le risorse economiche disponibili. Perché lo Stato lascia che la Sisal Spa guadagni 100/120 miliardi all'anno quando potrebbe facilmente sostituirla con il Coni? Da notare che la Sisal Spa ha un solo azionista: R. Molo, per di più straniero: è svizzero. Il Coni potrebbe gestire il Totip elettronicamente, anziché con gli attuali bollini, utilizzando le stesse attrezzature che usa per il Totocalcio e cioè senza costi aggiuntivi. Con questo stratagemma si tamponerebbe parzialmente la crisi del Coni e si darebbe impulso al Totip. Ora, lasciare ad un privato e straniero la facoltà di arricchirsi così è palesemente uno spreco inutile oltre che un po' sospetto. E poi, quei rinnovi di convenzione sempre rinnovati in fretta e furia e sempre anticipatamente rispetto alla scadenza naturale sembrano tanto un voler fare rotolare in avanti la palla per paura che qualcuno se ne impadronisca. Forse c'è abbastanza materiale per un'interpellanza e per una verifica seria. E' banale ma vero che il Paese ha bisogno di chiarezza, di pulizia e di soldi. Leo Cini, Milano «La mia Sara se n'è andata lontano» Ancora sui «padri a metà». Io sono uno di quelli. Ho amato visceralmente mia figlia Sara. Anche sua madre, l'amavo: tantissimo, ho fatto di tutto, davvero di tutto, per dare tutta la felicità del mondo ad entrambe. Non è servito a nulla, perché, dopo due anni e mezzo, la madre di Sara non ha più voluto saperne di me, senza che le avessi mai fatto mancare il mio amore, la mia disponibilità, la mia fedeltà. Pazienza (lo dico ora, ma allora no, non lo dicevo). Per stare con Sara il più possibile, ho sempre fatto i salti mortali. Poi, la sentenza: un giorno sì, uno no; un fine settimana sì, uno no; le vacanze: a metà. E già ero relativamente contento, visto quello che avevo paventato. Fino a oggi: la madre di Sara mi comunica che, per migliorare la sua (di Sara) qualità della vita, ha deciso di trasferirsi al mare, ad Imperia. A più di duecento chilometri. Qui c'è lo smog, lo stress, la droga. Quindi: addio a Torino. Io sono un precario della scuola. Guadagno il mio stipendio, quando va bene, per otto, nove mesi all'anno. Poi, nei restanti, dò fondo a quello che ho, con immensa difficoltà, messo da parte. Non posso certo permettermi di fare il pendolare sulla linea Torino-Imperia, là una pensione non posso permettermela se non sporadicamente. Io cosa posso fare? Niente. Lei ha diritto di fare quello che fa. E di portarsi dietro Sara. Non ruba, non è tossicodipendente, non fa la prostituta. E Sara se ne va con lei. E io me ne resto qui a chiedermi che giustizia è questa, sapendo che, in ciò, di giusto non c'è nulla. Di utile, neppure: neppure questa lettera, ma almeno mi si conceda lo sfogo. Riccardo Caglieri, Torino Tiranneggiati dal sottosviluppo In questi giorni i giornali, la radio, la tv, hanno dato ampio spazio alla notizia di quella gentildonna americana che ha tagliato il pene al marito per punirlo delle sue violenze. Ne è seguito un processo ed una sentenza assolutoria motivata dal fatto che l'imputata al momento del gesto delittuoso non era in possesso delle sue facoltà mentali o comunque queste facoltà erano soverchiate da una specie di «raptus». Non mi meraviglio per la assoluzione come non mi sarei meravigliata per una condanna. Sono rimasta turbata invece per la pubblicità data all'avvenimento ed alla sproporzione riservata alla evirazione rispetto ad altre notizie importanti di fatti e situazioni da cui dipende il nostro avvenire o la pace nel mondo. Da una tv di Stato, cioè dalla Rai, si è data la precedenza alla notizia della evirazione con macabro compiacimento falsando i valori giornalistici, mettendo un fatto atroce e ripugnante in testa a tutti gli altri servizi. Si dirà che il fatto era di grande interesse per la massa dei lettori, degli spettatori televisivi, ed in genere di tutto quell'enorme sottosviluppo di cui è composta la popolazione italiana. Ma il giornalista ha il dovere di non seguire il sottosviluppo che già tiranneggia e domina le scene calcistiche. Antonietta Scerri, Monza Calabria, forze sane e scandalo Enel L'articolo di Giuseppe Zaccaria (La Stampa del 20 gennaio), esemplifica un approccio inutile (più che sbagliato) per ogni ragionevole tentativo di informazione. Intanto dal titolo (la questione degli sprechi). Oggi come oggi è tutto da discutere: quanti sprechi o ruberie ci sono stati? E dove sono avvenuti? Tutti al Sud? Tangentopoli non dimostra questo, anzi forse per questo il titolista ha bisogno di sbagliare grossolanamente per sostenere la sua tesi: 80 mila miliardi! I due terzi dei 120 mila miliardi in nove anni previsti dall'intervento straordinario per tutto il Sud - Legge 64 - di cui in effetti solo la metà spesi ed per il resto praticamente revocati. L'articolista non si commenta: «Il porto è lì con la banchina deserta in attesa che qualcuno dia un senso al suo esistere», scrive. Non sa che nel mese di novembre il presidente Ciampi in persona ha firmato un accordo di programma con il presidente della giunta regionale Calabria, i sindacati nazionali e locali, la società Contship di La Spezia in cui si avviano le procedure per l'avvio del porto di Gioia Tauro che diventerà D punto di riferimento di tutto il traffico container del Sud Europa. Non è per fare polemica: ma tale impostazione non serve a una corretta informazione, ma soprattutto non serve alle forze sane - ce ne sono e tante! - che si battono contro mafia, sprechi, assistenzialismo nel Sud e nel Nord del Paese. Intanto questa descrizione della politica collusa con la mafia nella Piana di Gioia Tauro si può considerare superata: perché non esistono più né la politica né i partiti. Tutti i Comuni principali sono infatti commissariati per inquinamento mafioso: Gioia Tauro, Rosarno, San Ferdinando, Taurianova ecc. Non vi sono nella Piana né deputati né senatori né consiglieri regionali. La politica è dunque quella dei partiti nazionali, del Parlamento, del ministro dell'Interno, che attraverso le commissioni straordinarie amministra il territorio. Quello che esiste, quindi, è il problema mafioso e criminale contro cui si battono le forze dell'ordine (da qualche tempo meglio che negli anni passati e forse per questo sono stati uccisi i due carabinieri), la magistratura (con forze non del tutto sufficienti se è vero che la stessa indagine Enel è stata avviata da circa 4 anni ed è venuta fuori so¬ lo adesso) e soprattutto tutta una serie di soggetti, gruppi politici di base, volontariato, sindacati, convinti che la lotta contro la mafia è un problema sociale e di sviluppo che riguarda tutta la popolazione e che ha bisogno di tutte le energie. La lotta alla criminalità non si potrà mai vincere se però non troverà un consenso nell'opinione pubblica nazionale, dagli organi di informazione alla gente comune. Perché è la mafia, così come la corruzione della politica e dell'apparato produttivo, un problema nazionale che si combatte creando una rete di adesione e di consensi. C'è coscienza di questo e disponibilità all'impegno nei giovani, in alcune forze politiche, nel sindacato, nella Chiesa calabrese. Alcuni invece si attardano nella descrizione di una Calabria irrimediabilmente condannata. Purtroppo la stampa dà spazio solo a questa voce. Michele Brilli Segretario regionale Cisl Calabria Mi auguro, caro signor Brilli, che certe argomentazioni le siano sfuggite nella foga della risposta: poiché - non è per fare polemica se davvero si volesse sostenere che «la descrizione della politica collusa con la mafia nella piana di Gioia Tauro si può considerare superata, poiché non esiste più la politica né i partiti», tanto varrebbe gridare al mondo che in Calabria la mafia non esiste perché lì si chiama «'ndrangheta». Quanto al resto, mi limito a far osservare che la ricostruzione di quanto è accaduto intorno allo scandalo Enel era interamente tratta dai libri di Francesco Misiani, magistrato, da quello sull'ex procuratore di Palmi, Agostino Cordova, e dagli atti parlamentari sulla vicenda. Quanto ai nùliardi gettati al vento provi, se crede, il signor Brilli a calcolare quanto è stato investito a vuoto dagli anni del famoso centro siderurgico in poi. Ed in questo, mi creda, le forze sane della Calabria o di altre regioni del Sud non c'entrano affatto. [g. z.]

Persone citate: Agostino Cordova, Antonietta Scerri, Ciampi, Francesco Misiani, Giuseppe Zaccaria, Leo Cini, Riccardo Caglieri