Carlo Sua Freddezza Reale di Fabio Galvano
Durante l'attentato è stato all'altezza di 15 secoli di flemma Durante l'attentato è stato all'altezza di 15 secoli di flemma Carlo, Sua Freddezza Reale SLONDRA UA Freddezza Reale»; e pochi titoli di prima pagina sull'attentato al principe Carlo sono stati azzeccati come quello del «Daily Mail». «As cool as a cucumber», freddo come un cetriolo, avevano sentenziato i suoi ospiti australiani ricorrendo a una popolarissima frase idiomatica, in estatica ammirazione per il sangue freddo di Carlo. Lui, mentre David Kang si scagliava verso il podio sparando con quella che avrebbe anche potuto essere una pistola vera, era rimasto impassibile. Si era appena voltato, senza interrompere i giochini della mano destra con il polsino sinistro della camicia. E anche mentre la sua guardia del corpo lo spingeva a lato, e tutti si scagliavano su Kang, il polsino continuava a dominare nelle attenzioni del principe. Si chiama flemma; e Carlo può contare su una tradizione secolare. La flemma è inglese come gli spaghetti sono italiani. La storia e la letteratura, da Enrico V a James Bond, forniscono mille prove. Sarà anche vero, come dicevano i francesi, che l'eccesso di flemma e la penuria degli altri tre umori vitali - il sangue, la collera e la bile nera - si traduceva in una mancanza di passione; ma con il sang froid, replicavano gli inglesi, si combatte meglio. Classico l'esempio di Sir Francis Drake, che quando l'Invincibile Armata si presentò al largo delle coste della Cornovaglia, nel luglio 1588, rifiutò d'interrompere una partita a bocce. «C'è tutto il tempo per vincere questa partita - disse a Lord Howard di Effingham - prima di bastonare gli spagnoli». E così fu. Flemma vuol dire anche understatement, l'arte di dire per difetto. Prendiamo il Marchese di Anglesey, alla battaglia di Waterloo. Una palla di cannone gli spappolò una gamba. Lui guardò compassato il Duca di Wellington, che era al suo fianco in sella al fedele Copenhagen, e gli disse: «Per Dio, ho perso una gamba»: E quello, di rimando: «Per Dio, è proprio così». Enrico V, stando a Shakespeare, prima della battaglia di Agincourt, si dedicò alla filosofia in versi. E l'agente 007, nonostante mille pericoli, insisteva sul suo Martini «mescolato, non shakerato». Che dire del ministro della Guerra Lord Palmerston, che nel 1818 si prese una pistolettata da un ufficiale dell'esercito mentre saliva le scale del ministero? Fu appena graffiato e bruciacchiato dalla pallottola, questo è vero; ma andò in ufficio come se nulla fosse e rifiutò udienza al chirurgo reale, facendogli sapere di essere «troppo occupato». Churchill, prendendo parte alla sua prima carica di cavalleria nella battaglia di Omdurman del 1899, riuscì a infondere flemma persino nel suo ufficiale subalterno. Quando gli domandò se il primo assalto gli fosse piaciuto, quello rispose senza esitazione: «Non posso dire di essermi divertito, signore. Ma credo che la prossima volta sarò più abituato». La regina Vittoria, tramandano i libri di storia, sorrise al giovanotto che nel giugno 1840 le sparò un colpo di pistola; ma poi - flemma o non flemma - si gettò a terra per evitare il secondo colpo, prima di rientrare in trionfo a Buckingham Palace. Carlo, a Sydney, se l'è cavata con una battuta: «Voi - ha detto rivolto ai tremebondi australiani che lo circondavano - almeno avete avuto qualcosa da bere. E non spiacerebbe neppure a me». Tanto è bastato - qualche sondaggio sicuramente lo dimostrerà - perché la sua popolarità subito crescesse, quasi cancellando i danni del Camillagate e della sua «guerra» con Diana. Carlo, ieri, era sulla bocca di tutti. «Sono cose con cui uno ha da imparare a vivere», ha commentato da Londra sua sorella Anna, anche lei «fredda come un cetriolo» quando nel 1974 le spararono in un fallito tentativo di rapirla. Fabio Galvano SYDNEY. David Kang, il giovane che l'altro ieri ha esploso due colpi a salve contro il principe Carlo, era pronto anche a morire pur di difendere la causa dei boat-people cambogiani. Questa la tesi sostenuta dalla pubblica accusa durante la prima apparizione di Kang davanti al giudice. Il procuratore Susan Adams ha fatto presente che lo studente ventitreenne aveva inviato agli organi di stampa, alle autorità australiani e ai rappresentanti dei governi stranieri più di 500 lettere in cui denunciava il trattamento riservato ai profughi cambogiani. [Agi] Carlo, principe di Galles
Luoghi citati: Galles, Londra, Sydney, Wellington
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