Il Papa: la crisi non pesi sui deboli

Ricevuti in Vaticano i vertici della Banca d'Italia, «strumento di unificazione nazionale» Ricevuti in Vaticano i vertici della Banca d'Italia, «strumento di unificazione nazionale» Il Papa; la crisi non pesi sui deboli «Il lavoro è prioritario rispetto al capitale» CITTA' DEL VATICANO. L'Italia nonostante tutto saprà trovare «la forza» per un «nuovo Risorgimento» attingendo all'eredità della sua cultura e della sua fede. Lo pensa Giovanni Paolo II, che ieri ha esordito così nel discorso rivolto ai vertici della Banca d'Italia, in udienza da lui per celebrare i cento anni di vita dell'importante Istituto. 11 Papa non ha perduto l'occasione di scendere nel concreto delle teorie economiche, ribadendo che una sana gestione dei conti pubblici e della moneta deve tutelare gli interessi dei ceti produttivi e non depredarne i risparmi, restituendo ricchezza sotto forma di opportunità ulteriori di lavoro e servizi efficienti. In un discorso breve, ma denso di riferimenti all'attualità, Giovanni Paolo II ha precisato che i suoi numerosi e recenti interventi servono «per chiedere ai cattolici di assumere le proprie responsabilità nel campo sociale, economico e politico» ma anche per esprimere a tutti gli italiani «stima ed affetto». Dopo questa premessa, il nocciolo duro del discorso alla Banca d'Italia è partito richiamando il ruolo svolto alla fine dell'Ottocento dall'Istituto ora guidato da Antonio Fazio (e prima di lui da Carlo Azeglio Ciampi), nato come «espressione e strumento della progressiva unificazione nazionale» perché venne a rilevare e centralizzare i compiti di ben sei enti. Lo stesso ruolo di unificazione è necessario oggi, epoca in cui «l'attività economica, in particolare quella dell'economia di mercato, non può svolgersi in un vuoto istituzionale, giuridico e politico. Essa suppone, al contrario, sicurezza circa le garanzie della libertà individuale e della proprietà, oltre che una moneta stabile e servizi pubblici efficienti». Il giorno dopo l'annuncio di Berlusconi sull'ingresso in politica e in pierta battaglia elettorale, il Papa non casualmente ricorda che «principale compito dello Stato» è fare in modo «che chi lavora e produce possa go¬ dere i frutti del proprio lavoro e quindi si senta stimolato a compierlo con efficienza e onestà». La Banca d'Italia come perno della regolazione della vita economica deve tenere presente insiste Giovanni Paolo II - che lo sviluppo armonico di una società ha «non piccole implicazioni di carattere etico». Il riferimento immediato è alla necessità di tutelare «gli interessi delle classi più umili, che altro non hanno su cui contare se non sul proprio lavoro, rischiando di pagare i costi più alti delle disfunzioni e delle crisi dell'economia». Riecheggiando la posizione dei vescovi sulla crisi occupazionale al Nord e al Sud, e il testo sottoscritto dai cardinali di Torino, Milano e Napoli, Giovanni Paolo II ribadisce i due parametri fondamentali per la Chiesa: l'economia deve essere «ben regolata» e anche «attenta ai dettami dell'etica e alle esigenze della solidarietà». Subito dopo, ai custodi del tempio della politica economica e finan¬ ziaria, vengono rammentati puntigliosamente i capisaldi della dottrina sociale: ^intrinseca priorità del lavoro rispetto al capitale» e la «inalienabilità del diritto al lavoro per tutti gli esseri umani». Secondo il pensiero del Papa occorre che in uno scenario sovrannazionale l'economia «assecondi le esigenze di una crescente mondializzazione delle dinamiche finanziarie, senza mai dimenticare, e meno che mai calpestare, i diritti dei più poveri». Per raggiungere tale obiettivo il Papa ha ricordato che già nel 1894 Giuseppe Toniolo, economista cattolico che sta salendo agli onori degli altari, elaborò un programma concreto di applicazione dei principi della dottrina sociale che si basava sul principio cosiddetto dell'«ordine finale della ricchezza»: essa è giusta se impiegata per fini sociali. E un Toniolo, sembra dire il Papa, serve anche oggi. Sandro Berrettoni «L'Italia troverà in sé la forza di realizzare un nuovo Risorgimento» «Anche la ricchezza ha un suo ordine E' giusta se usata per fini sociali» 1 x M ? I Papa Giovanni Paolo II Antonio Fazio governatore della Banca d'Italia In basso, Luigi Abete presidente della Confindustria

Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Italia, Milano, Napoli, Torino