«Ma nel gruppo Fininvest ciascuno vota chi vuole»

«Ma nel gruppo Fininvest ciascuno vota chi vuole» «Ma nel gruppo Fininvest ciascuno vota chi vuole» FRANCO TATO' IL GESTORE DELL'IMPERO PMILANO ER chi voto? No, non glielo dico. Il voto è segreto». Dottor Tato, ci permetterà di immaginarlo... Lei è il plenipotenziario del Cavaliere, sarebbe ben strano che votasse per altri. «E' sicuro chi: io dia il voto a Forza Italia? Contento lei. Io posso soltanto dirle che non voterò pds». Franco Tato è da quattro mesi su una graticola: la poltrona di amministratore delegato del gruppo Fininvest. E' l'uomo dei conti di Silvio Berlusconi, il depositario di tutti i segreti sulla condizione finanziaria del gruppo al centro di tutte le polemiche. Il «tagliatore di teste» cui il Berlusconi ha affidato il compito di risanare le finanze del Biscione eliminando spese, sprechi e «grandiosità». E ora, anche gli attacchi attirati dalla «svolta» politica del capo. Dunque, dottor Tato: ce lo vuol dire per chi vota? «No. Ma le spiego perché no. Io ho grande stima c affetto por Silvio Berlusconi. Però credo di dovermi astenere dal manifestare pubblicamente le mie opinioni sulla sua scelta politica per un fatto molto semplice: sono l'amministratore delegato della Fininvest e devo essere una garanzia per tutti coloro che lavorano nel gruppo e non voteranno Forza Italia. Questa non è un'azienda-partito, qui c'è posto per chiunque lavori e s'impegni, indipendentemente dalle sue opinioni politiche». D'accordo, dottore: sarà come dice lei. Però il clima è avvelenato. Berlusconi ha detto che si dimetterà dalle cariche... «Non l'ha soltanto detto: l'ha anche fatto». Ecco; e le pare che basti? Non si è certo dimesso da azionista, in ogni momento può licenziare chiunque... «Ma, guardi, intanto l'azionista ha con il management un rapporto regolato dalle norme del codice civile, e non così diretto come lo descrivo lei. E poi, c'è un concetto di fondo: la proprietà di un gruppo editoriale non implica automaticamente condizionamenti scorretti. Secondo questo ragionamento la proprietà industriale di un giornale dovrebbe direttamente comportare, da parte dei giornalisti di quella testata, il reato di aggiottaggio...». Sta di fatto che non si era mai creata una situazione così: un candidato alle elezioni con tre tv e tanti giornali... «Le polemiche su questo tema sono tutte strumentali, dettate da interessi di bottega o di partito». Anche le polemiche sui debiti? «Ha letto il nostro comunicato? Nel '93 abbiamo prodotto un utile operativo di 700 miliardi, e l'indebitamento di 3800 miliardi al 31 dicembre 93 rappresenta il 33% del fatturato (11.600 miliardi, + 11% rispetto al 92) con un rapporto sostanzialmente immutato rispetto all'anno precedente. La situazione è fisiologica, il resto è diffamazione». Vuol dire, dottor Tato, che lei è soddisfatto di questi conti? «Che siano bellissimi no, ma la situazione è solidamente sotto controllo. E sta già ulteriormente migliorando». Io le credo, l'importante è che le credano i banchieri... «I banchieri conoscono il loro mestiere, e ci danno fiducia». Anche quelli stranieri? «No, non ci casco: sia chiaro che all'estero il nostro indebitamento è prossimo allo zero». Non negherà, però, di essere stato chiamato per risanare la situazione... «Diciamo per migliorarla sotto alcuni aspetti. Innanzitutto ristrutturare il debito. La maggior parte è a carico della Fininvest spa, la holding, mentre sarebbe più logico - e lo stiamo facendo - trasferirlo alle società operative». E poi vendere... «Eventualmente, ma nessuno ce lo impone. Un cash flow di 1500 miliardi, in rapporto al nostro indebitamento, è pienamente sufficiente, e non impone alcuna cura dimagrante. Questo non vuol dire che non si possa ravvisare l'opportunità di richiedere capitale di rischio, cioè andare in Borsa, o effettuare qualche dismissione di cespiti non strategici». Intanto, però, avete rinviato la quotazione della Silvio Ber¬ lusconi Editore. Perché? «Quell'operazione ci avrebbe offerto un introito a nostro avviso insoddisfacente. Abbiamo preferito rinviarla perché abbiamo visto la possibilità di realizzarla a condizioni migliori». Ma questa vostra rinuncia è parsa un mezzo fallimento.,. «Guardi, è meglio finire sui giornali con un titolo cattivo che svendere cespiti importanti». E adesso, magari, ci dirà che anziché vendere volete ancora espandervi... «Noi riteniamo che il nostro grup- po sia in grado di conservare il suo livello di fatturato, senza rinunciare a nulla. D'altronde, non spingiamo per incrementare i ricavi: se ci accadrà di farlo, tanto di guadagnato. Ma ora il nostro obiettivo prioritario è migliorare la gestione dei mezzi operativi e finanziari». I vostri detrattori dicono che se un governo a guida pds vi togliesse una rete, andreste in crisi... «Dio sa cosa c'è nella mente del pds, ma in ogni caso non credo che sia concepibile, in Italia, in un ordinamento come il nostro, l'esproprio patrimoniale. Ammesso che si concretizzasse una prospettiva del genere, non potrebbero non esserci indennizzi, contropartite finanziarie. Ma quel che conta è un'altra considerazione. In questi giorni vedo che si sta montando una campagna di stampa attorno al concetto che togliere una rete televisiva a Berlusconi sarebbe cosa buona e giusta. Ma attenzione, se passasse un concetto del genere, tutto diventerebbe lecito. Anche espropriare "La Repubblica" o "L'Espresso" a De Benedetti e "La Stampa" alla Fiat». Sarà, ma il vostro espansionismo fa paura. Si teme che non accettiate limiti... «I vincoli, le regole, ci vogliono; purché ci sia libertà di concorrenza. Purché non si giunga a vietare il successo». E lei, dottore, sta avendo successo nel suo nuovo ruolo? «Sto facendo tutto quello che posso, e mi sembra che i primi risultati stiano arrivando». Ha fatto molti tagli? «Io guido una holding, in questa posizione c'è poco da tagliare direttamente, si fanno piani per le società operative...» Che fa, smentisce la sua fama di tagliatore? «Diciamo che la uso al meglio. Con questa mia nomea, molte richieste di spesa che avrebbero potuto arrivarmi non mi sono neanche state sottoposte. Ed altre ho potuto respingerle senza troppe resistenze...». Non mi dirà che non ha neanche tagliato qualche auto blu... «L'obiettivo non è non spendere: è spendere bene. E poi, ripeto, direttamente non posso mica tagliare tutto quello che credo, non posso mica togliere la macchina, che so io, a Sgarbi...» Gliela taglierebbe, potendo? «Potendo, sì. Ma devo tener conto degli impegni presi in precedenza. E poi le dico: qui non si tratta di fare risparmi, ma solo di revisionare i nostri piani d'investimento». Sergio Luciano

Persone citate: Berlusconi, Biscione, De Benedetti, Franco Tato, Sergio Luciano, Sgarbi, Silvio Berlusconi

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