Medici all'Università: fuori i soldi di Claudio Cerasuolo
Medici all'Università: fuori i soldi Sono 250 i neolaureati che hanno chiesto l'intervento del pretore Medici all'Università: fuori i soldi Gli specializzandi hanno lavorato gratis 400 ore Prima udienza dal pretore del lavoro Alfredo Grosso per 250 medici specializzandi, in rappresentanza di oltre diecimila universitari che si trovano nella stessa situazione in Italia. I medici, assistiti dall'avvocato Longhin, hanno fatto ricorso contro l'Università di Torino per vedere remunerata l'attività svolta nelle strutture ospedaliere e cliniche universitarie durante gli anni di frequenza nelle scuole di specializzazione: chirurgia generale alle Molinette e al Mauriziano, otorinolaringoiatria alle Molinette, ginecologia al Sant'Anna e al Mauriziano. L'avvocato dello Stato Francesco Argan, che assiste l'Università, ha fatto due eccezioni di incompetenza. Il pretore deciderà il 7 marzo. In tutti i Paesi della Cee fin dal 1976 i laureati in medicina frequentano le scuole prestando la loro attività a tempo pieno e con una retribuzione. Dopo una pri¬ ma condanna della Corte di giustizia di Strasburgo per inadempienza dell'Italia, nell'86 c'è stato il riordino delle scuole di specialità, con obbligo di frequenza a tempo pieno, 400 ore di lezioni e non meno di 400 ore di tirocinio pratico. I medici partecipano a tutte le attività dei reparti, ma l'Università non ha mai voluto tirar fuori una lira per compensare queste attività. Nel 1988 un centinaio di medici specializzandi fece ricorso al pretore ma l'Avvocatura di Stato richiese un parere alla Corte di cassazione, che nel '92 diede ragione ai ricorrenti, riconoscendo il diritto a richiedere il pagamento di una retribuzione, ma solo il diritto. Nel '91, dopo una seconda condanna della corte di Strasburgo, lo Stato remunerò l'attività degli specializzandi con una borsa di studio di un milione e 800 mila lire al mese. Nessun compenso per gli iscritti alle scuole prima di quel¬ l'anno: «Così si è determinata una più grave ingiustizia - sostiene l'avvocato Longhin perché ora c'è un trattamento diverso per soggetti in identica posizione. I più anziani devono continuare a lavorare gratis». Ieri l'avvocato dello Stato Argan ha sollevato due eccezioni di incompetenza: «Se i medici chiedono una remunerazione in forza a un rapporto di lavoro con l'Università devono rivolgersi al Tar. Se invece ritengono che il loro sia un tirocinio, competente è il giudice ordinario». Tesi alle quali l'avvocato Longhin ha replicato nel ricorso: «Non sosteniamo di avere un rapporto di lavoro con l'Università. Il pretore è competente non soltanto nelle cause di lavoro ma anche per i rapporti di prestazioni continuative e coordinate, come sono quelle fornite dai medici nelle scuole». Claudio Cerasuolo
Persone citate: Argan, Francesco Argan, Longhin
Luoghi citati: Italia, Strasburgo, Torino
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