I partigiani a scuola: fioccano gli sbadigli? di Mirella Serri
I partigiani a scuola: fioccano gli sbadigli? Roma, la scrittrice Vittoria Ronchey provoca i docenti in platea, il direttore generale della Pubblica Istruzione insorge I partigiani a scuola: fioccano gli sbadigli? Imbarazzo in sala: «Ma io non credevo di infrangere un tabù» L ROMA A Resistenza, che noia! Se ne è parlato troppo, hanno fatto il pieno gli studenti delle scuole medie inferiori e superiori. Fioccano gli sbadigli nelle aule quando arrivano i partigiani. E quando i professori aprono i sacri testi di Fenoglio o di Pavese e affrontano il non nuovo argomento dei valori su cui si fonda la nostra Repubblica, sottovoce, i ragazzi borbottano «che pizza!». Lo ha detto Vittoria Ronchey a una platea di insegnanti, ed è stato subito scandalo. Anche perché parlava la scrittrice, ma certo a qualcuno in platea non è sfuggito che si tratta pur sempre della moglie di un ministro della Repubblica. E' accaduto l'altro giorno durante l'incontro organizzato nella sede romana della Mondadori in via Sicilia da Annamaria Rimoaldi della Fondazio¬ ne Bellonci, la stessa che gestisce il Premio Strega. La manifestazione fa parte di una serie che ha per scopo di mettere in contatto, nell'ambito di seminari, autori contemporanei e professori di scuola. In mattinata Dacia Maraini, Maria Rosa Cutrufelli, Sandro Veronesi e altri avevano presentato i loro libri. La Ronchey - di cui è da non molto in libreria il romanzo Il volto di Iside (Rizzoli) - aveva preferito, invece, tenere una conferenza sulla «Lettura delle città segrete». Verso la fine del suo discorso, impostato su come gli studenti possono scoprire i borghi, le città segrete, è scattata la sua provocazione che non è caduta nel vuoto. «Hanno letto troppe opere agiografiche: per i giovani di oggi i libri sulla Resistenza sono diventati come La disfida di Barletta di Guerrazzi che i professori ai miei tempi ci imponevano». Non l'avesse mai detto: Massimo De Leo, direttore generale della Pubblica Istruzione, presente all'incontro, ha subito dichiarato che bisogna tener alti i valori della Resistenza, li ha difesi con accanimento e ha sostenuto la necessità della loro presenza nelle scuole. «Eppure - spiega la Ronchey non avevo certo intenzione di dire che il Risorgimento e la Resistenza non sono una cosa seria. Certo che lo sono. Ma per esempio, all'Istituto Pasteur, dove ho insegnato molti anni, c'erano ben otto copie di non so quale autore resistenziale e niente di ecologia 0 di difesa dell'ambiente. Non si esagera forse? Sono rimasta sinceramente stupita, non credevo certo di infrangere dei tabù così persistenti». Ma è davvero un tabù? Il dibattito è aperto. Mirella Serri Vittoria Ronchey
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