Giornaliste divise sul caso di Torino di Stefania MirettiCamilla Cederna

sotto accusa Dopo il «mea culpa» delle redattrici dell'Ansa Giornaliste divise sul caso di Torino Dopo il «mea culpa» delle redattrici dell'Ansa sotto accusa LA sera del terzo giorno le redattrici dell'Ansa di Torino spengono il videoterminale al quale lavorano, prendono un foglio di carta e scrivono: «Il coraggio di bucare una notizia». Sono amareggiate per non aver avuto loro stesse quel coraggio: il nome e il cognome della ragazza che ha deciso di non tenere il bambino concepito senza amore è appena stato battuto dalle agenzie. «La legge garantisce alla donna che vuole abortire piena riservatezza. Una riservatezza che non abbiamo rispettato», ammettono in una lettera aperta. Poche ore più tardi, l'operazione ripensamento è già scattata in tutte le redazioni. «Mi pare che dando eccessivo risalto pubblico ad una vicenda privata si corra il rischio di esercitare violenza sulla donna», adombra il presidente dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti, Gianni Faustina in una nota in cui stigmatizza «interviste strappalacrime» e «eccessiva spettacolarizzazione di un fatto personale e doloroso». Certo, nel raccontare la storia di D., trascinata in prima pagina da un ragazzo immaturo ed esibizionista, con un gesto pubblico che ha provocato la stessa detonazione d'uno sparo di pistola, non tutti i giornali hanno tenuto un atteggiamento lesivo della privatezza. «La Stampa» ha taciuto il vero nome della protagonista e ha scelto di non pubblicare la sua fotografia, di cui era in possesso, nò altre immagini utili ad identificarla. Certo, nei commenti come nei servizi di cronaca sono prevalsi il rispetto e la leggerezza. Ma c'è chi pensa che la «pesantezza» ricaduta su D. sia quella della carta: troppe parole, su una ragazza che non le aveva richieste e che, come ognuno, aveva il diritto di scegliere nel silenzio. Così la pensa Camilla Cederna. «Di questa storiaccia - dice -, non voglio più sentir parlare. E' un falso problema. E' una vicenda privata, e tale doveva rimanere. Sono indignata». E pure Natalia Aspesi, che della storia di D. ha scritto sulle colonne di «Repubblica», pensa che «no, quella di Torino non è una vicenda pubblica, non può rientrare in un dibattito collettivo su "aborto sì, aborto no", corre- dato dal solito teatrino dei pareri, da una parte Casini, dall'altra la femminista... No: era un fatto privato, e io stessa mi sono un po' vergognata d'averne parlato». Ciò che ad Aspesi sembra emblematico, piuttosto, è l'atteggiamento del fidanzato di D, a conferma «delll'uso che sempre più viene fatto dei "media" per ingigantire e dare risonanza a questioni personali». Ci vorrebbe il coraggio di bucare una notizia, allora? Inorri¬ disce il neo-direttore de «L'Indipendente», Pia Luisa Bianco: «Siamo qui per non bucare le notizie. Mai. E' un patto di sangue con il lettore». Al di là dello slogan, l'unico direttore femmina di un quotidiano italiano si dice convinta «che la storia di D. fosse giusto raccontarla così come è stato fatto, perché si tratta di una vicenda emblematica: un argomento di cui mille e mille volte si sarà discusso tra le mura di tante case è arrivato sulle prime pagine dei giornali. Meno male. Non è colpa degli organi d'informazione se il ragazzo ha dato il massimo di pubblicità all'avvenimento. Tanto più che la storia è stata trattata da ciascun quotidiano con garbo e con rispetto». No, le notizie non vanno bucate: Lorenza Foschini, inviato del Tg2, conviene con Pia Luisa Bianco. «L'errore non sta mai nel parlare dei fatti, ma nel come se ne parla», dice, «personalmente considero importante per tutti, e persino avvincente, un dibattito come quello sollevato, malissimo, dal ragazzo di Torino: quando la donna decide da sola di non avere il bambino, e il padre è contrario, che accade? Trovo che sia un interrogativo su cui c'è bisogno di confronto. Tuttavia, quando ho letto che la ragazza non sarebbe andata ad abortire per timore che davanti all'ospedale ci fossero i giornalisti... se questo è vero, è un dato agghiacciante sul quale tutti dovremmo riflettere. Significativo, purtroppo, d'una società sempre più drogata dalla notizia». Stefania Miretti Aspesi e Cederna: fatto privato Bianco e Foschini: è una notizia Da sin: Natalia Aspesi, Camilla Cederna e sotto Pia Luisa Bianco

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