Cusani: giornalisti prezzolati

Il finanziere accusa la stampa e nega i conti multimiliardari alla Subalpina Il finanziere accusa la stampa e nega i conti multimiliardari alla Subalpina Cusani: giornalisti prezzolati E Vavvocato: «Farà i nomi» SUBITO LE REGOLE o di sinistra, farebbe male a prenderlo sotto gamba. Interlocutore o avversario, Berlusconi è ormai un giocatore credibile, con cui occorrerà fare i conti. E' meno credibile tuttavia quando accusa i suoi avversari di essere irrimediabilmente macchiati dai loro trascorsi comunisti. Berlusconi non ha torto quando sostiene che la famiglia ideologica da cui provengono è responsabile di alcune fra le maggiori catastrofi sociali del XX secolo. E ha certamente ragione quando afferma che l'Italia deve lasciarsi il passato alle spalle rinnovando il proprio sistema economico e politico. Ma non può dimenticare che nessuno, nemmeno lui, è immune da colpe, responsabilità e collusioni con il vecchio regime. Quando andremo alle urne, il 27 marzo, avremo il diritto di scegliere, nella migliore delle ipotesi, fra convertiti di destra e convertiti di sinistra; e voteremo con maggior piacere quelli che nel frattempo non avranno preteso di non avere mai peccato. Oltre che le parole di Berlusconi giudicheremo i fatti e i comportamenti. Lo abbiamo detto in altre circostanze. Questa crisi ha un senso per il futuro del Paese soltanto se consente di cambiare le regole con cui siamo stati amministrati negli ultimi trent'anni. Molti italiani accetterebbero senza traumi d'essere governati da uno schieramento che non corrisponde ai loro desideri. Ma non vogliono più saperne di un sistema in cui i partiti espropriano le funzioni dello Stato, i funzionari diventano servi dei partiti e i cittadini evadono l'Iva o l'imposta sul reddito per pagare i balzelli in nero con cui la consociazione compra voti e distribuisce favori. Berlusconi dichiara di volere mettere fine a questa inammissibile commistione fra Stato e partiti, ma rischia di creare una nuova commistione, non meno pericolosa, fra partito e azienda. Se l'impresa di cui è proprietario controlla tre canali televisivi, un quotidiano, alcuni periodici e una grande agenzia pubblicitaria, non crediamo, francamente, che basti dimettersi dalla presidenza di un consiglio d'amministrazione per garantirne l'indipendenza e l'obiettività. Non basta assicurare a parole l'indipendenza dei programmi televisivi e l'imparzialità dell'informazione. Occorre anche che Berlusconi spieghi agli italiani come potrà tenere continuamente distinte dalle esigenze della campagna elettorale le risorse tecniche, economiche e umane dell'impresa. Occorrerà che i sondaggi, gli spot, il materiale pubblicitario, i trasporti e il personale «militante» non provengano dall'azienda e che siano pagati con denaro diverso, pubblicamente versato da grandi e piccoli donatori. Occorrono libri aperti in cui ciascuno possa leggere la contabilità politica e elettorale di Forza Italia. Sappiamo di chiedere a Berlusconi il rispetto di regole che nessuno sinora ha osservato. Ma nulla gli vieta di trasformare la propria trasparenza in una grande campagna per la moralizzazione del Paese e di pretendere che gli altri si conformino al suo esempio. Se abbiamo ben compreso il senso del suo messaggio televisivo Berlusconi vuole governare l'Italia. Dovrà spiegarci, per essere creduto, come sarà governata, nei prossimi mesi, la Fininvest. Sergio Romano MILANO. Sergio Cusani come sempre è impassibile, forse un po' più tirato e pallido del solito. Il suo avvocato Giuliano Spazzali è invece visibilmente arrabbiato, più arrabbiato di quando, in aula, alza la voce con Di Pietro. Grida: «Sono tutte falsità». E minaccia: «Dobbiamo rispondere a questa gratuita aggressione. Cusani riferirà al tribunale quanto sa della nobile arte del giornalismo, la quale talvolta viene esercitata con un'eccessiva disinvoltura etica e professionale. Per questo, sui giornalisti, riferiremo nomi, cognomi, indirizzi, testate e quantità» (di contributi economici sottobanco, ndr). A causare tanto nervosismo un articolo comparso ieri sul quotidiano «la Repubblica», scritto da Gianfranco Modolo. In esso si sostiene che «nel corso di nuove indagini» la procura di Milano avrebbe scoperto che Cusani aveva conti multimiliardari presso la filiale milanese della Banca Subalpina (poi assorbita dalla Cassa di Risparmio di Torino). Per la precisione, secondo il quotidiano, il finanziere avrebbe acceso 253 libretti al portatore su cui, tra l'88 e il '92, sarebbero transitati 400 miliardi. «Nulla di vero», invece, se¬ condo Spazzali. Ieri mattina ha quindi presentato una querela contro il quotidiano; contemporaneamente ha denunciato quanti hanno eventualmente «aiutato» il giornalista a costruire il suo articolo, «facendo filtrare notizie certamente coperte da segreto istruttorio, ma per di più distorte e prive di fondamento». Nella denuncia, presentata al procuratore capo Borrelli, si chiede genericamente di indagare contro «ignoti». Ma Spazzali, nella conferenza stampa, individua questi ignoti nella stessa procura di Milano: «C'è un utilizzo sistematico - dice -, da parte della procura o di singoli procuratori, dei mezzi di comunicazione di massa come strumento di pressione e disinformazione». Affermazioni smentite, anche se non ufficialmente, dalla procura che, come possibile fonte dell'articolo, si chiama completamente fuori. Lo conferma anche ModoIo: «Le mie fonti non sono i magistrati». Si chiama fuori, la procura, perché in questo momento possiede elementi diversi da quelli scritti su Repubblica: «Ciò che è scritto sul quotidiano a noi non risulta - spiegano -. Almeno non in questi termini: abbiano notizie di¬ verse e per cifre meno grosse». Allora è vero, come dice Spazzali, che avete trovato solo due libretti utilizzati per la compravendita di una barca? In procura non rispondono ma fanno capire che, se 253 libretti per quattrocento miliardi sono forse troppi, due per una barca sono troppo pochi. Comunque è confermato che l'inchiesta su Cusani riguarda anche i suoi conti alla Banca Subalpina. E che sono tuttora in corso accertamenti su movimenti bancari «complessissimi». Insomma la partita è tutt'altro che finita, al di là di quanto sta emer¬ gendo al processo. E forse questo senso di «accerchiamento» può spiegare i toni usati da Spazzali nella conferenza stampa. Cosicché quando l'autore dell'articolo ha ribattuto alle accuse di falsità, affermando di poter portare a testimone tale Giorgio Ghezzi (un funzionario della banca), il legale ha letteralmente perso le staffe: «Lei porti chi vuole. Vedo che ha pochi capelli e non le basteranno dopo questa denuncia. Se io miro, si sappia che miro al bersaglio». Maltrattare i giornalisti è evidentemente diventato di moda. [s. mr.J Sergio Cusani, silenzioso anche ieri, fa parlare il suo avvocato

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