Divorati 23 mila volumi
Divorati 23 mila volumi Divorati 23 mila volumi L'incendio divampò nella notte Polemiche, e il governo vacillò Un passante che poco prima dell'una di notte del 26 gennaio 1904 scorse bagliori di fuoco da una finestra della vecchia sede della Biblioteca Nazionale di via Po, al secondo piano sopra l'università, e lanciò l'allarme: bastarono poche ore perché tanta storia scomparisse nel rogo di 23.711 volumi sul totale di trentamila. A rendere disastroso il bilancio dell'incendio furono so¬ prattutto le condizioni dei locali mancanti delle più elementari misure di sicurezza, specie per i manoscritti che erano conservati al secondo piano con un'unica porta d'accesso e un piccolo sportello d'emergenza in un locale attiguo. La Stampa - edizione della sera di martedì 26 gennaio 1904 scriveva: «Alle 5, sotto ai colpi che ne hanno scardinato l'inte¬ laiatura, s'apre lo sportello di ferro. Il pompiere che ha vibrato l'ultimo colpo si slancia trionfante per la stretta apertura, mentre tutti ansiosamente attendono la risposta che recherà. Dopo un istante ricompare tra il fumo: la sala dei manoscritti è in fiamme! Il momento è grave. Lì non bruciano mattoni e libri: ma sono le solitarie voci degli antichi trasmesse sino a noi nella rara ed unica forma di scritture miniate, sono le testimonianze senza conferma del pensiero di secoli passati che le fiamme lambono e distruggono». L'inadeguatezza dei mezzi di soccorso, la superficialità e la confusione degli interventi trasformarono l'incendio in tragedia di beni culturali. L'emozione e lo sdegno nazionale e internazionale furono enormi. Sotto accusa «la trentennale neghittosità della burocrazia ministeriale» e l'altrettanto «trentennale imprevidenza dei ministri». E La Stampa del 27 gennaio incalzava: «Per trent'anni l'Italia ha affidato a costoro tutto il tesoro più puro delle sue memorie, tutti i ricordi più santi del perenne genio italico. E Torino dotta oggi piange, coi suoi migliori uomini, le debolezze e le colpe della ignoranza e della incuria dei burocrati di Roma». Vennero nominate tre inchieste, che non svelarono le cause né accertarono le responsabilità. Il ministro della Pubblica Istruzione Vittorio Emanuele Orlando traballò. L'Italia, normalmente pigra, questa volta fu scossa. La solidarietà internazionale fu straordinaria: le principali biblioteche e istituzioni culturali del mondo diedero il loro contributo di donazioni librarie, assistenza tecnica, fondi. Il Parlamento italiano stanziò la cospicua somma di 750.000 lire per i primi restauri: ma nulla e nessuno potrà compensare la perdita dei palinsesti di Cicerone, del Codice Teodosiano o del Livre d'Heures di Giovanni duca di Berry, del 1403, che il Thovez definì «Il vangelo della pittura», per le splendide immagini fiamminghe miniate dai Van Eyck. Renato Zanca
Persone citate: Cicerone, Renato Zanca, Thovez, Van Eyck, Vittorio Emanuele Orlando
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