Novant'anni per salvare un tesoro di Emanuela Minucci
Cronaca diTorino 1126 gennaio 1904 le fiamme distrussero la Biblioteca Nazionale di via Po Novanf anni per salvare un tesoro Subito dopo il rogo iniziò il restauro di codici e testi Migliaia di capolavori recuperati, ma il lavoro continua 26 gennaio 1904: uno spaventoso incendio divampa nella vecchia sede della Biblioteca Nazionale di via Po, distruggendo circa duemila manoscritti. 26 gennaio 1994: Leonardo Selvaggi, direttore della Biblioteca Nazionale, racconta le ultime fasi della rinascita di quel patrimonio. In dieci anni (è in carica dal 1984) ha visto rivivere, grazie all'opera di maestri restauratori, un centinaio di preziosi codici danneggiati. Mentre sfoglia il catalogo delle opere «resuscitate» il direttore racconta con entusiasmo le sue piccole rivincite contro gli effetti disastrosi dell'incendio. «Da novantanni, instancabilmente, la nostra biblioteca combatte la sua battaglia contro il dopo-rogo: ma in questi ultimi tempi l'attività di restauro si è fatta più veloce e puntuale». Dei 4500 manoscritti conservati nella Biblioteca all'inizio del secolo un terzo è andato distrutto (fra i capolavori perduti il Codice Teodosiano e i palinsesti di Cicerone). Di quelli recuperati 1600 sono già stati restaurati. Il cammino è ancora lungo: «Occorrono altri decenni di lavoro - dice il direttore - sono 500 i manoscritti ancora in attesa di restauro». Attualmente la delicata operazione di recupero è affidata a laboratori privati, per la maggior parte gestiti da ordini religiosi. Fra i più noti, quello dei monaci benedettini della Novalesa. «Lavorano con grande professionalità - dice Selvaggi - hanno frequentato l'Istituto Centrale per la Patologia del Libro di Roma: sono i degni eredi del grande Carlo Marre». Marre, esperto proveniente dalla Biblioteca Vaticana, fu fra i primi, già nell'estate del 1904, a occuparsi del recupero dei codici danneggiati dall'incendio. Dopo la sua morte ne continuò l'opera l'allieva Erminia Caudano, affiancata negli Anni Cinquanta, dal nipote Amerigo Bruna. Oggi i lavori procedono a ritmo sostenuto, sovvenzionati con un assegno annuo del Ministero dei Beni Culturali di 250 milioni. «Certo, se fossimo in grado di potenziare il nostro laboratorio interno, le cose andrebbero meglio: manca però il personale specializzato, siamo costretti ad affidare il lavoro a terzi». Terzi, che in 90 anni di attività hanno restituito agli antichi splendori un patrimonio di 2800 codici oggi conservati in sale speciali, alcuni in cassaforte. E il pericolo "'ncendio? «Oggi non esiste più: lizziamo sistemi d'allarme coii sofisticati che scattano anche per il fumo di una sigaretta». Attrezzature d'avanguardia, dunque, per proteggere un tesoro di un milione di volumi. Libri di cui godono ancora pochi torinesi, circa 800 al giorno: «I pomeriggi di apertura sono solo due, sempre per mancanza di personale» dice Selvaggi. Ma sono in arrivo «rinforzi»: «Nove cassintengrati Olivetti grazie ai quali aggiungeremo un pomeriggio di porte aperte in più». Emanuela Minucci La biblioteca bruciata e i volumi distrutti in una foto d'epoca Qui a fianco, la Nazionale oggi
Persone citate: Amerigo Bruna, Carlo Marre, Cicerone, Erminia Caudano, Leonardo Selvaggi, Marre, Selvaggi
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