Augias con il suo «Domino» gioca molto seriamente di Alessandra Comazzi
r r TIVÙ' & TBVU# Augias con il suo «Domino» gioca molto seriamente CORRADO Augias prende spunto da un fatto di cronaca e di lì parte per giocare con il suo «Domino», il programma che conduce da qualche settimana su Telemontecarlo, alle 20. Il mercoledì tratta un caso letterario: l'altra settimana, a esempio, discetta-1 va dottamente e garbatamente con Giovanni Raboni ed Enzo Siciliano di «Bestemmia», la raccolta di poesie di Pasolini. Anche Augias se ne è andato nella «Svizzera delle televisioni», come dice Curzi, dopo probabili, anche se mai chiaramente ammessi, contrasti con Angelo Guglielmi, direttore di Raitre. Perché si interrompono i rapporti? A volte non lo sappiamo neppure quando siamo personalmente coinvolti, figuriamoci quando si tratta di personaggi che conosciamo soltanto attraverso la tv. Tanti motivi, ci possono essere, come per un divorzio: incompatibilità di carattere, soldi, crudeltà mentale, la fine dell'affetto. Forse Augias ha lasciato Raitre perché sentiva che i tempi per lui erano cambiati, che il suo lavoro non interessava più, che la creatura «Babele» era accu- 1 lavo I 'a 01 sata di non evolversi e di portare poca audience e molta noia. Chissà. Adesso noi possiamo vedere il giornalista ogni sera su Tmc, e riflettere. Possiamo riflettere sulla sua serietà di conduttore, sulla volontà di non cercare la provocazione a ogni costo. Possiamo riflettere sulla formula (uno studio con ospiti che discutono su qualche argomento), ormai assai sfruttata; possiamo riflettere sulla difficoltà di trovare idee nuove. L'altra sera a «Domino» si parlava di educazione sessuale, si dimostrava che nelle scuole viene del tutto ignorata e che i ragazzi non sanno nemmeno com'è fatto il corpo umano, figuriamoci l'apparato genitale, questo sconosciuto. Davanti alle scuole, i giovanotti in «chiodo» affrontati sul tema sghignazzavano, e alla provocatoria domanda «Ma è vero che con la Coca Cola non si resta incinte?», nessuno insorgeva ridendo. In studio, Augias intervistava una dottoressa e un gruppo di ragazzi che invece non sghignazzavano, ma che neppure erano preparati. Il programma dura mezz'ora e porta in sé una sola interruzio¬ ne pubblicitaria: in mezz'ora un argomento si può lambire, non certo affrontare e tanto meno risolvere. Può servire a rendere più sensibile il pubblico? Potrebbe, ma chissà chi lo vede. Come chi segue la televisione sa, Tmc sta fuori dei circuiti dell'ascolto. Per questo può essere più libera: anche di essere più seria. Siccome Augias è uno serio, qui dovrebbe trovare la sua dimensione. Però, non è un luogo comune che sia facile scivolare dalla serietà alla seriosità. Ed essere seri e nello stesso tempo divertenti è un'impresa. Prendiamo il programma del pomeriggio di Raitre: l'altr'anno lo conduceva Barbato con Barbara Palombelli, era inappuntabile, però lo guardavano in pochissimi. Adesso «Quelli che il calcio...», di Fazio e Bartoletti, regista Beldì, è il caso «miracoloso» dell'anno. Perché ha sotto un'idea: parlare di calcio con rispetto e con distacco, con ironia e competenza. Sarà l'uovo di Colombo, ma intanto funziona. Caro Colombo, dove hai messo il resto della dozzina? Alessandra Comazzi
Luoghi citati: Svizzera
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