Nazisti in Italia, occupanti divisi di Maurizio Assalto

Nazisti in Italia, occupanti divisi Lo storico Klinkhammer a Torino per il suo libro sugli anni della Resistenza Nazisti in Italia, occupanti divisi «Ho sfatato un luogo comune durato mezzo secolo» ATORINO cinquantanni di distanza, si può finalmente analizzare a mente serena il periodo più tragico (e più misconosciuto) della nostra storia recente? Dopo Una guerra civile, la monumentale opera di Claudio Pavone, un altro passo avanti è dovuto a Lutz Klinkhammer, giovane professore all'Università di Colonia, che ha da poco pubblicato, contemporaneamente in Germania e nel nostro Paese, L'occupazione tedesca in Italia, 1943-1945 (Bollati Boringhieri). E' la storia di quegli anni vista dalla parte degli occupanti e di chi collaborò con loro: un contributo per ricongiungere le memorie sepolte e separate di due popoli. «Perché un tedesco come me ha affrontato questo tema? - si è domandato Klinkhammer nel presentare il libro ieri sera a Palazzo Lascaris -. Nel mio Paese c'è stata una lunga incomprensione per la storiografia resistenziale. I tedeschi hanno ricominciato a frequentare l'Ita¬ lia come turisti negli Anni 50, senza pensare a quel che era successo poco tempo prima, per un processo di rimozione. Anch'io solo a metà degli Anni 80 mi sono avvicinato ai temi del passato recente italo-tedesco». Kbnkhammer è partito da una tesi che i suoi colleghi tedeschi hanno applicato allo studio degli altri Paesi occupati, per vedere se poteva valere anche per l'Italia: quella della «policrazia», ossia della compresenza, nelle file degli occupanti, di più centri di potere in concorrenza e spesso in conflitto fra loro. La risposta è positiva, ed è una rivoluzionaria acquisizione rispetto all'immagine consolidata di una forza monolitica e piramidalmente organizzata. La divergenza fondamentale era fra i militari, più propensi a soluzioni drastiche, all'annientamento della parte italiana, e i funzionari del ministero degli Esteri, che invece avevano tutti gli interessi a mantenere un interlocutore nella Rsi, per non cedere spazio al¬ l'esercito. «La politica di Rudolf Rahn, l'ambasciatore del Reich a Salò, una sorta di Hitler d'Italia, era di ricercare la collaborazione, come via più pragmatica e efficace di gestire la macchina degli occupanti. In una circolare invitava a conferire autorità a chiunque fosse disposto a collaborare, senza ricorrere a dannosi atti di violenza. In un caso riuscì addirittura a far revocare un ordine del Fùhrer che disponeva una deportazione in massa». Non si tratta, ovviamente, di distinguere fra occupanti buoni e occupanti cattivi, ma solo di ricostituire la realtà storica per meglio comprendere la dinamica di quegli avvenimenti. Un compito da studiosi, da realizzarsi «a freddo». Mezzo secolo di storia convulsa e tumultuosa, per l'Italia e per il mondo, dovrebbe renderlo possibile. Ma a giudicare da alcuni interventi del pubblico, forse occorrerà aspettare ancora. Maurizio Assalto

Persone citate: Claudio Pavone, Hitler, Klinkhammer, Lascaris, Lutz Klinkhammer, Rudolf Rahn

Luoghi citati: Germania, Italia, Salò, Torino