Stalin grande statista aveva sempre ragione di Pierluigi Battista

POLEMICA. Canfora contro tutti, riabilita il dittatore POLEMICA. Canfora contro tutti, riabilita il dittatore Stalin grande statista aveva sempre ragione ^ ROMA -, nuovo Giustiniano? j , Stalin, naturalmente. Il ericle del ventesimo se_^ colo? Ancora lui: il geor¬ giano Josif Vissarionovic Dzu gasvili, detto Stalin. Paragoni arditi, e che pure non avrebbero generato grande impressione negli anni dell'apoteosi del mito staliniano, quando il panegirico dedicato al Padre dei Popoli era all'ordine del giorno. Solo che la lode a Stalin appare adesso, a quattro anni dal crollo del muro di Berlino, sull'ultimo numero della rivista di geopolitica Limes (in edicola da domani). Titolo: «Grandezza di Stalin e miseria di Gorbaciov». Autore: Luciano Canfora, antichista, filologo, comunista, fine esegeta del togliattismo. Oggi, scrive Canfora, «campeggia il problema storico del posto che compete a Stalin e ai suoi successori nella storia della Russia del nostro secolo». In altre parole: è scoccata l'ora della storicizzazione di Stalin. E, perché no, della sua riabilitazione. E insieme l'ora del ridimensionamento di Gorbaciov, l'artefice dello smantellamento dell'Urss che certo, secondo Canfora, non può aver agito con «ingenuità». Anzi, per dirla tutta, secondo Canfora non è escluso abbia agito in combutta con la Cia. «Miseria» di Gorbaciov, appunto: antitesi e rovesciamento della «grandezza» di Stalin. Stalin, parola di Canfora, fece sempre la cosa giusta. Dove per «cosa giusta» è da intendersi la «sopravvivenza» dell'Urss e dunque, «sulla base del corollario: il rafforzamento dell'Urss giova alla causa della rivoluzione sull'intero pianeta», delle sorti del proletariato mondiale. Fece la cosa giusta, contro Trockij, a essere «pienamente in accordo con Lenin» nel volere la pace di Brest-Litovsk (gennaio 1918), essendo il principio dominante «trattare con chi ci sta»: «Il fallimento dell'ondata rivoluzionaria del 1919-20 con- fermava in via definitiva alla dirigenza sovietica la giustezza delle proprie scelte di politica estera». Stalin fece la cosa giusta, scrive Canfora consapevole di affrontare un tema-tabù, anche con il «patto» Molotov-Ribbentrop del 1939: «La scelta di accordarsi con la Germania per restare fuori della guerra, mentre i "briganti" si distruggono vicendevolmente non è che la continuazione, in una situazione ormai più favorevole, di Brest-Litovsk». Fece la cosa giusta con la parola d'ordine «della Grande Guerra Patriottica» e con il capolavoro di Yalta, dove vennero sostanzialmente «confermati i vantaggi territoriali che l'Urss aveva conseguito con il patto dell'agosto '39». Tre anelli di un'unica catena (Brest-Litovsk, patto russo-tedesco e Yalta) in cui si staglia «la capacità di Stalin di intuire, da statista di rango, l'interesse del suo Paese e la sua coerenza nel perseguire, in un così vasto arco di tempo, tale interesse». Dunque Stalin come Giustiniano, o come Pericle (sebbene 1'«accostamento - concede Canfora - può dare qualche disagio»). Un maestro di realismo. E tuttavia dalle parole di Canfora non trasuda soltanto l'ammirazione per l'interprete della Realpolitik, ma anche per l'uomo che ha garantito, con le buone o con le cattive, la «sopravvivenza» dell'Urss. Da qui la vera e propria riabilitazione (geopolitica) di Stalin. E da qui anche l'attacco che Canfora muove a Gorbaciov, principale responsabile del «rapido, vorticoso smantellamento» dell'Unione Sovietica: «Tutto può pretendersi da uno studioso di storia fuorché che debba credere alla "ingenuità" che avrebbe portato Gorbaciov a commettere errori su errori, capitolazioni su capitolazioni». Dice niente, domanda malizioso Canfora, che tutti gli «artefici del crollo dell'Urss hanno lavorato nel Kgb»? Che «dei rapporti ormai organici di Shevardnadze con la Cia abbiamo appreso questa estate»? E soprattutto, possibile che non dia da pensare lo «strano» rapporto di Gorbaciov con Giovanni Paolo II? Canfora cita le parole di Gorbaciov: «Oggi possiamo dire che tutto ciò che è successo in Europa orientale in questi ultimi anni non sarebbe stato possibile senza la presenza di questo Papa, senza il grande ruolo, anche politico, che lui ha saputo giocare». Poi cita le rivelazioni di Time secondo cui sarebbe esistito un «patto segreto» tra Wojtyla e Ronald Reagan «per l'abbattimento del regime comunista in Polonia». Il nesso delle due citazioni è evidente: è possibile che anche Gorbaciov abbia giocato un ruolo decisivo nel «patto» tra il Papa e il Presidente degli Stati Uniti. Ergo: l'Urss è stata demolita da un complotto internazionale. Distruggendo così l'opera di Stalin. Onore alla memoria del Padre dei Popoli? Pierluigi Battista «Faceva l'interesse del suo Paese E Gorbaciov?Ha distrutto l'Urss d'accordo con la Cia e col Papa» A sinistra, Stalin In alto, Gorbaciov Sotto Canfora