«Sesso e passione politica Noi invece flirtavamo così» di Stefania MirettiLidia RaveraStefano Benni

*3 «Sesso e passione politica Noi invece flirtavamo così» QUEGLI AMORI IN GIOVENTÙ' IL mio flirt nato sui banchi di scuola è durato sette anni ed è sfociato in una convivenza. Siccome eravamo tutti e due grafomani, durante le lezioni ci passavamo un quaderno sul quale ogni mattina scrivevamo pagine e pagine. Li conservo ancora, quei quaderni: uno ha la copertina verdolina». Lidia Ravera - scrittrice, autrice tra l'altro, con Marco Lombardo Radice, di «Porci con ali» - e il suo anonimo ragazzo grafomane furono sospesi in terza liceo, ma non a causa del loro temperamento romantico: «Avevamo buttato giù dalle scale un ispettore ministeriale. Fummo riammessi in classe grazie all'intercessione dei parlamentari comunisti». Altri tempi. «Allora dagli studenti venivano grattacapi ben più seri», ricorda Ravera, «se avessimo passato il nostro tempo a tenerci mano nella mano, i professori avrebbero tirato un sospiro di sollievo. A parte che, anche sul fronte dei rapporti sentimen- tali, mi risulta che a scuola si facesse ben altro che stringersi una mano». Non che non ci si volesse bene, in classe, ai tempi del Sessantotto. Ma più che Prevert si leggeva Neruda. E la retorica vendittiana sulla ragazza del primo banco, «la più carina la più cretina cretino tu», era di là da venire. All'a¬ mata si poteva casomai cantare: «Ma tu che fai, ma vattene un po' via / non vedi carica la polizia», un po' per togliersela dai piedi nell'impegnativo frangente («no alla scuola dei padroni! / via il governo, dimissioni!»), un po' perché non è che il maschilismo sia morto nel '68. Dieci anni prima, Luca Giura¬ to, giornalista, conduttore di «Domenica In», frequentava il tranquillo liceo italiano di una capitale dell'America Latina, dove suo padre prestava servizio come diplomatico. Nessuna passione politica, ma un grande amore in sintonia con la latitudine, quello sì, e contrastato da un preside. «Avevamo diciassette anni. Lei era bellissima. Ancora adesso conserva un posto nel mio cuore. Era figlia di ricchissimi industriali del luogo, destinata a sposare un altrettanto ricco rampollo. Quando suo padre seppe, andò dal preside, un napoletano, a lamentarsi. Ne nacquero un'infinità di grane, non solo per me, ma anche per mio padre, poveretto, che fu addirittura richiamato dall'ambasciatore». La storia di Giurato finisce, coerentemente con gli anni e il luogo geografico, come in una telenovela: «Lei fu picchiata e rinchiusa in casa. Non la vidi mai più. Ma tanti anni dopo incontrai quel preside su un treno. Ci guardammo e anche lui, credo, mi ri¬ conobbe. Pensai per un attimo di accennare un saluto, ma poi decisi che non lo dovevo fare. Ricordo che pensai: "devi morire con il tuo rimorso". Ancora oggi non l'ho perdonato». L'ultima storia, fulminante e paradossale, l'inventa lì per lì lo scrittore Stefano Benni: «Un giorno uscivo da scuola mano nella mano con la moglie del preside. Lui ci ha visti e, non so perché, mi ha sospeso». Una battuta buona per ricordare che flirt sui banchi di scuola ne sono nati e ne nasceranno, come documenta una ricca casistica letteraria, cinematografica, canzonettara. Amori giovanili rappresentativi, talvolta, di un momento, di una condizione. Piccole storie personali che andavano a incastrarsi dentro una storia più grande, collettiva. Mentre la vicenda di Potenza, per fortuna, pare emblematica solo dell'intolleranza d'un preside bigotto. Stefania Miretti Lidia Ravera: «Scambi di lettere fra i banchi» Giurato: «Odio ancora quel prof che mi punì» l'È 1 *3 Sopra, Lidia Ravera. A fianco il giornalista Luca Giurato e, a destra, lo scrittore Stefano Benni

Luoghi citati: America Latina, Potenza