« E la tv non sia faziosa » di M. Tos.

« « E la tv non sia faziosa » Wojtyla: non deve essere usata come uno strumento di potere CITTA' DEL VATICANO. Il Papa lancia un monito e un allarme: la televisione, privata o pubblica, non deve essere strumentalizzata a fini di parte. Può sembrare ovvio, ma una frase del genere, letta nel contesto elettorale italiano, ha un significato dirompente; tanto più se nello stesso giorno il presidente della Cei rilancia l'unità politica dei cattolici. Ieri la Chiesa celebrava San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, e Papa Wojtyla ha festeggiato la ricorrenza recandosi - per la prima volta nella Sala Stampa della Santa Sede, totalmente rinnovata. Lì il Pontefice ha avuto la sorpresa di sapere dal direttore, Joaquin Navarro Valls, che la nuova sala delle conferenze è stata intitolata a suo nome. E' stato un incontro singolare, un po' conferenza, e un po' conferenza stampa, con solo quattro domande e risposte, che hanno dato l'occasione a Giovanni Paolo II di esporre il suo sogno: ripercorrere i passi di Abramo, prima, e degli apostoli poi (San Paolo in particolare) in Medio Oriente, e finire il suo lungo peregrinare a Gerusalemme. Gli argomenti più pregnanti sui mass media, Giovanni Paolo II le ha affidate a un messaggio. «I canali della televisione ha detto -, siano essi gestiti dall'industria televisiva pubblica o privata, sono uno strumento pubblico al servizio del bene comune; essi non sono solamente un "terreno" privato per interessi commerciali o uno strumento di potere o di propaganda per determinati gruppi sociali, economici o politici; essi esistono per servire il benessere della società nella sua totalità». Il Papa parla sempre al mondo, e in particolare quando si esprime con un messaggio non indirizzato a nessuno in particolare. Ma è difficile resistere alla tentazione di leggere in queste parole un riferimento alla cronaca attuale dell'Italia, e all'ingresso nell'agone politico di Silvio Berlusconi. «La televisione - ha continuato il Papa - si trova spesso a trattare argomenti seri: la umana debolezza ed il peccato e le loro conseguenze per gli individui e la società; le debolezze delle istituzioni sociali, inclusi i governi e la religione; i fondamentali interrogativi circa il significato della vita. Essa - ha ammonito - dovrebbe trattare questi temi in maniera responsabile, senza sensazionalismi, con una sincera sollecitudine verso il bene della società ed uno scrupoloso rispetto per la verità». Il Papa consiglia a tutte le tv di sviluppare e osservare un codice etico, a favore della famiglia, e invita le autorità pubbliche a «fissare e far rispettare ragionevoli modelli etici per la programmazione». Su questo punto Papa Wojtyla è stato categorico: «I genitori che si servono abitualmente ed a lungo delle televisione come di una specie di bambinaia elettronica abdicano al loro ruolo di primari educatori dei propri figli. Tale dipendenza dalla televisione può privare i membri della famiglia dell'opportunità di interagire l'uno con l'altro attraverso la conversazione, le attività e la preghiera comuni». Il piccolo schermo, ha aggiunto il Papa, in quello che è forse il suo discorso più dettagliato e completo su fatti e misfatti della tv, può danneggiare le famiglie non solo diffondendo «valori e modelli di comportamento falsati e degradanti, mandando in onda pornografia e immagini di brutale violenza», ma anche trasmettendo «pubblicità profittatrice, affidata ai più bassi istinti». E persino nel caso in cui i programmi non siano in sé e per sé «moralmente criticabili», la tv rischia di «invogliare i membri della famiglia ad isolarsi nei loro mondi privati», allentando i genitori dai figli, [m. tos.]

Persone citate: Giovanni Paolo Ii, Joaquin Navarro Valls, Papa Wojtyla, Sales, Silvio Berlusconi, Wojtyla

Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Gerusalemme, Italia, Medio Oriente, San Paolo