Tutti gli occhi su Montedison di Zeni

Continua la caccia all'acquirente, più vicino il salvataggio della Serafino Ferruzzi Continua la caccia all'acquirente, più vicino il salvataggio della Serafino Ferruzzi Tutti gli occhi su Montedison La Consob sorveglia il titolo MILANO. Sotto il segno di Montedison. Inevitabile, dopo la settimana dei grandi movimenti con un terzo del capitale passato di mano in Borsa (il 2 per cento nella sola giornata di venerdì quando il prezzo per un pelo non è tornato sopra le mille lire di nominale), che i riflettori di Piazza Affari e gli occhi interessati di tanti investitori siano di nuovo puntati sulla società di Foro Buonaparte. Chi ha ragione? Chi dà per certo che sia in corso (o forse si è già concluso) un riassetto azionario che porterà, sia pure in accordo con Mediobanca e le banche che hanno pilotato e sostenuto l'onere del salvataggio, nuovi azionisti in Montedison? O chi invece esclude categoricamente le scalate e considera tutti i movimenti di compra-vendita manovre prevalentemente speculative su un titolo che promette di essere domani più redditizio di oggi? Voci. E controvoci. Di sicuro per ora c'è solamente che, uscita di scena la famiglia Ferruzzi, intervenute le banche creditrici, il futuro di Montedison si presenta oggettivamente a tinte più rosee che non in passato. L'indebitamento è a un livello più che accettabile, i mezzi finanziari dopo l'aumento da 2900 miliardi sono adeguati e la struttura industriale, dopo l'accordo con la Shell nella chimica e in attesa delle cessioni già programmate, è soprattutto concentrata nel settore agroalimentare dove opera un colosso del calibro di Beghin Say-Eridania. Una fotografia d'insieme che spiega la caccia al titolo degli ultimi tempi (poco meno del 30% passato di mano, un rialzo del 7,44 per cento nella settimana che si è appena conclusa) e che rende meno difficile trovare in Italia e all'estero partner azionari disponibili a investire quattrini e ad affiancare, con la prospettiva di subentrarvi, il sistema bancario che finora ha sostenuto il peso maggiore della riorganizzazione del gruppo. Riorganizzazione che, tra l'altro, dovrebbe chiudersi in settimana con l'ultimo atto del piano Mediobanca: quello che prevede il salvataggio da parte delle banche creditrici anche della Serafino Ferruzzi, l'ex cassaforte della famiglia. Tra quattro giorni è prevista l'assemblea dei soci della Serafino: non è escluso che slitti di qualche ora, forse di qualche giorno ancora, ma sembra ormai sicuro che si procederà all'approvazione del piano con l'inevitabile uscita di scena dei Ferruzzi che resteranno azionisti nella loro ex cas¬ saforte con un misero 0,3 per cento del capitale. Tutto da vedere poi - nel caso se ne riparlerà tra un paio d'anni - se la possibilità di riacquisto del 50 per cento della Serafino che i Ferruzzi hanno strappato nelle lunghe trattative con le banche (si tratta di un «put» esercitatole entro un paio d'anni contro un esborso di 750 miliardi) verrà effettivamente esercitata dagli eredi di papà Serafino. Si vedrà. Armando Zeni A sinistra Guido Rossi, presidente della Montedison. Qui accanto Enzo Berlanda, presidente Consob

Persone citate: Beghin, Buonaparte, Enzo Berlanda, Ferruzzi, Guido Rossi, Serafino Ferruzzi

Luoghi citati: Italia, Milano