«Ho bisogno di 200 milioni, vendo occhio e rene»

«Ho bisogno di 200 milioni, vendo occhio e rene» I familiari si oppongono, ma lui, un ex ingegnere, insiste: mi servono per salvare i miei figli «Ho bisogno di 200 milioni, vendo occhio e rene» Trapani, inserzione di un commerciante fallito: così saldo i debiti TRAPANI. Un ingegnere elettronico di 56 anni, Luigi Gioia, che è fallito dopo aver subito nel 1989 e nel 1991 due furti nel suo negozio per la vendita di elettrodomestici, ha deciso di mettere in vendita l'occhio sinistro e un rene. Chiede 200 milioni. Da tempo ha quasi del tutto perso l'uso dell'occhio destro e pertanto rimarrebbe cieco. La vicenda, che rivela per intero la disperazione di quest'uomo, ha messo a rumore il paese in cui abita, Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani. L'annuncio Gioia l'ha dato ai giornali e alle emittenti locali dopo avere inutilmente tentato di far apparire a sue spese un'inserzione pubblicitaria su un quotidiano a grande tiratura. I responsabili della concessionaria di pubblicità hanno rifiutato la commissione. «A questo punto sono stato costretto a rivolgermi alla stampa locale» afferma Gioia ben deciso a ottenere il suo scopo. «Lo faccio per evitare che i miei due figli, Francesco e Giacomo, non abbiano più un avvenire sereno - sostiene -. Ho paura che, senza più un soldo, possano diventare ladri o spacciatori di droga. Sono ragazzi per bene e tali debbono restare». Il racconto di Gioia ricorda una delle più felici interpretazioni di Alberto Sordi: il personaggio, in gravissime condizioni economiche, si lasciava convincere da un riccone a vendergli un occhio, ma al termine di varie peripezie rinunciava al progetto. La finzione cinematografica in questo caso è realtà. Dichiarato fallito dalla sezione civile del tribunale di Trapani e debitore di alcune centinaia di milioni, Gioia vuole a ogni costo impedire che analoga sorte l'abbia il figlio maggiore Francesco di 25 anni, che è titolare di un altro negozio e per il quale è stata pure avanzata istanza di fallimento. «Spero che la vendita dei miei organi possa consentire a Francesco di riaprire», dice Luigi Gioia. E aggiunge che i funzionari delle banche con le quali è impegnato non intendono più concedergli rinvìi e che continue pressioni vengono esercitate nei suoi confronti dagli altri creditori «che non sanno cosa sia la comprensione». Presidente di un comitato per la difesa dei cittadini, sempre pronto a Castellammare del Golfo a schierarsi contro le molte ingiustizie che qui rendono amara la vita a tanta gente, Gioia ha da sempre dubitato che i due furti siano stati commessi da «semplici ladri». Egli avanza il pesante sospetto che siano stati invece «dimostrativi e intimidatori». Insomma, qualcuno che potrebbe anche essere legato alla mafia, facen¬ dogli rubare in due riprese apparecchi tv e vari elettrodomestici, avrebbe decretato per lui, così ingombrante, così polemico, non la morte violenta con la lupara, ma una lenta, dolorosa e quasi ineluttabile agonia economica tale da condurlo a una sorta di «morte civile», una volta che gli fosse stato tolto ogni mezzo di sostentamento. Personaggio eclettico e affatto disponibile a recedere dalle sue intenzioni, anni fa l'ingegner Gioia fece già parlare di sé in un'altra occasione. Il figlio Giacomo fu bocciato e il ministero della Pubblica Istruzione non diede seguito concreto al suo ricorso contro il verdetto della commissione. Così, per protesta, Luigi Gioia chiese la cittadinanza libica rendendo noto di non volersi più sentire italiano. Ma la pratica non ebbe alcun seguito. Antonio Ravidà

Persone citate: Alberto Sordi, Antonio Ravidà, Gioia, Luigi Gioia

Luoghi citati: Castellammare Del Golfo