Rabin ad Assad: incontriamoci è ora di Aldo Baquis

E Peres annuncia che con l'Olp l'accordo è vicino, oggi riprende il negoziato MEDIO ORIENTE E Peres annuncia che con l'Olp l'accordo è vicino, oggi riprende il negoziato Robin ad Associ; incontriamoci, è ora Dalpremier israeliano nuovi segnali di distensione TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO «Sono disposto ad incontrare il presidente siriano Hafez Assad ovunque e senza precondizioni»: adesso il premier israeliano Yitzhak Rabin sembra aver fretta di concludere un accordo con il Paese vicino. Nei giorni scorsi, Rabin aveva lanciato ad Assad - attraverso altre dichiarazioni pubbliche - due messaggi inequivocabili: la pace con la Siria, aveva detto, va conclusa entro l'anno 1994 ed in cambio di un accordo Israele non esclude a priori «rinunce significative» sulle alture del Golan, che andrebbero comunque convalidate da un referendum popolare. E oggi, dopo una pausa di circa sei mesi, i negoziati bilaterali fra Israele e Siria riprenderanno a Washington. Significativamente, l'ipotesi di un ritiro dal Golan non è più un tabù. Ieri la radio militare ha citato imprecisate fonti politiche israeliane, secondo cui in cambio Israele dovrebbe esigere dagli Usa garanzie che la sua superiorità militare sarebbe mantenuta, e dalla Siria la smilitarizzazione non solo del Golan, ma anche della zona compresa fra quelle alture e Damasco. Ieri i responsabili dell'«intelligence» militare (fra cui il comandante, generale Uri Saguy) hanno detto ai ministri che la Siria resta «la maggiore minaccia convenzionale per Israele», ma sembra adesso seriamente intenzionata a cercare un accordo di pace con lo Stato ebraico. Un generale responsabile della programmazione, Uzy Dayan, ha spiegato che l'esercito israeliano si prepara anche all'ipotesi peggiore, di un crollo cioè dei negoziati di pace: in quel caso, non si potrebbe escludere l'ipotesi di un nuovo conflitto limitalo nella regione. Ma all'uscita della domenicale seduta del governo, alcuni ministri hanno mostrato notevole ottimismo: «Entro il 1994 - ha detto ad esempio il ministro dell'Ambiente Yossi Sarid - potremo firmare accordi di pace con tutti i nostri vicini». Nelle stesse ore, il ministro degli Esteri Shimon Peres era impegnato a Londra in un primo approccio con il suo omologo del Qatar, centrato sull'acquisto di gas naturale per un valore complessivo di un miliardo di dollari. Oggi intanto riprendono a Taba i negoziati fra Israele e Olp sull'autonomia nelle zone di Gaza e di Gerico. Sabato Peres e il leader dell'Olp Yasser Arafat hanno cercato di rompere lo stallo e di «inventare» soluzioni nuove che riescano a conciliare l'esigenza palestinese di vedere sul terreno «simboli di sovranità» con quella israeliana di garantire la sicurezza dei coloni della zona. Da Oslo, Peres ha riferito in Israele di aver compiuto progressi. Questa valutazione è stata presa «con un grano di sale» da Rabin che - ammaestrato da esperienze passate ha ricordato che i problemi da risolvere sono ancora tanti. Oggi Rabin farà il punto della situazione con l'emissario del presidente Hosni Mubarak, Amr Mussa. Fra le ipotesi studiate da Peres e Arafat - che fra una settimana torneranno a incontrarsi, in Svizzera - vi è quella che ai valichi di frontiera delle zone di autonomia (e del futuro aeroporto palestinese) i soldati israeliani siano «invisibili», dissimulati cioè dietro ad apparecchiature elettroniche con cui potrebbero controllare il flusso delle persone e dei bagagli. I due statisti hanno sfoggiato notevole creatività affrontando la questione delle dimensioni di Gerico: Israele continua ad offrire una zona ridotta, ma accetta che i palestinesi di quella enclave abbiano libero accesso al Giordano e alla località santa di Nebi Mussa (deserto della Giudea) e che aprano sulla sponda Nord del Mar Morto «un villaggio turistico completamente palestinese». Aldo Baquis