Cossutta spinge i comunisti sul carro progressista

Cossutfq spinge i comunisti sul carro progressista Al congresso di Rifondazione il 70 per cento dei delegati ha detto di sì alla «svolta di governo» Cossutfq spinge i comunisti sul carro progressista «Senza di noi il Paese sarebbe dominato dalle forze di destra» ROMA. Per Rifondazione comunista l'eventuale ingresso al governo non è un tabù: il 70 per cento dei delegati al congresso del prc ha infatti detto si alla svolta, alla linea aperturista voluta dal nuovo terzetto che guida il partito, il neosegretario Fausto Bertinotti, il riconfermato presidente Armando Cossutta e Lucio Magri. Dunque, è un mandato pieno quello del congresso a Bertinotti e Cossutta: con il pds e lo schieramento progressista trattate non soltanto l'accordo sui collegi elettorali, ma anche un eventuale ingresso nel futuro governo. Un via libera a larga maggioranza quello del congresso, ma che si accompagna anche alla nascita, per la prima volta in Rifondazione, di una minoranza organizzata e combattiva che ha raccolto il 30% dei voti. Con una significativa ripartizione: il 20% è andato alla estrema sinistra, la mozione presentata dai cossuttiani dissenzienti e dai trotskisti, che bocciano non solo l'ipotesi governativa, ma anche l'accordo elettorale col pds; un altro 10% è andato alla opposizione appena più morbida di Ersilia Salvato e Luigi Vinci. E così, accanto alla netta vittoria congressuale di Cossutta e Bertinotti, sulla sinistra del partito si è coagulata un'opposizione che farà sentire la sua voce quando si comincerà a parlare di ingresso al governo e, chissà, di ministri comunisti. Ma il congresso, oltre alla svolta politica, ha sancito un ricambio al vertice: dopo la morte di Libertini e la defenestrazione di Garavini, da sei mesi si era dissolto il terzetto che aveva guidato il partito dalla nascita. E così, accanto a Cossutta che è rimasto presidente, della nuova «Trinità» del partito fanno parte il segretario Fausto Bertinotti e il presidente dei deputati Lucio Magri, che dopo un ingresso a profilo basso nel partito (per via del suo passato da segretario del mai amato pdup) si è guadagnato un posto al sole grazie all'intesa stretta con Cossutta. E ieri è stata proprio la giornata dell'«Armando», che ha messo in campo tutto il suo peso per favorire la svolta di Rifondazione. «Se ora ci tiriamo fuori - ha detto Cossutta - corriamo il rischio di restare fuori non dal "Palazzo", ma dalla storia, che non può attendere». Cossutta ha pronunciato un discorso appassionato, interrotto da continui applausi. Per sostenere la necessità che il partito aderisca al cartello elettorale delle sinistre, Cossutta ha detto che «le forze progressiste uscirebbero sconfitte in quasi ogni parte d'Italia» senza l'apporto dei neocomunisti e «il Paese sarebbe dominato dalle forze di destra e di centro-destra». E poi il passaggio più difficile, quello sul governo: «Abbandonare la prospettiva di un impegno di governo sarebbe come relegare Rifondazione ad un ruolo subalterno». Certo, Cossutta dice anche molti no: no all'intesa ventilata da Occhetto per un accordo con Martinazzoli; no «ai patti democratici con la Fiat» e no a Ciampi premier delle sinistre. E poi l'appello ai delegati per una «maggioranza consistente» alla mozione di maggioranza. Un appello esplicito che ha fatto storcere molte bocche. Come quella di Sergio Garavini, disarcionato dalla segreteria proprio perché sospettato di eccessivo aperturismo al pds. [r. r.] Fausto Bertinotti neosegretario di Rifondazione comunista

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