Avvocati in guerra per i giudici di pace di Claudio Cerasuolo

Replica della società «Le tecnologie sono fra le più moderne» «Si rischia di reclutare gente impreparata» Avvocati in guerra per i giudici di pace A pochi giorni dal voto per il rinnovo del consiglio dell'Ordine, gli avvocati torinesi bocciano senza appello l'istituto del giudice di pace, la cui entrata in funzione è slittata di altri sei mesi: «I criteri di reclutamento non garantiscono professionalità afferma il presidente dell'Ordine, Gian Vittorio Gabri - c'è il rischio che imparino il mestiere sulla pelle dei cittadini». Domani, all'assemblea dei legali, Gabri terrà la relazione sul consiglio uscente e ripeterà le critiche. Nelle intenzioni del legislatore l'istituto dovrebbe risolvere uno dei problemi più annosi della giustizia: la cronica carenza di magistrati togati. I giudici di pace dovrebbero assorbire l'80 per cento delle cause civili, e, secondo un progetto del ministero di Grazia e Giustizia, il 50 per cento delle cause penali. Saranno competenti per cause di valore fino a 30 milioni di lire nell'infortunistica stradale: un tetto alto se si pensa che il conciliatore (destinato a sparire) aveva una competenza fino a 1 milione e il pretore fino a 5 milioni. Ma con quali garanzia di giustizia per i cittadini? L'avvocato Gabri è categorico: «Nessuna. L'errore di fondo è affidare una competenza in materia giurisdizionale come se fosse una bagatella. Laureati in legge, cinquant'anni compiuti, ex funzionari delle pubbliche amministrazioni, dice il bando di concorso: un bagaglio culturale assolutamente inadeguato per emettere sentenze. Un altro errore madornale è pagare il nuovo giudice a cottimo: 40 mila lire per udienza fino a un massimo di dieci udienze al mese, 50 mila lire per sentenza o verbale di conciliazione. Le prospettive di guadagno sono irrisorie e poco gratificanti». Gli fa eco l'avvocato Giacomo Cattibini, uno dei più accesi oppositori dell'istituto: «Un laureato in legge che vuole fare il praticantato non sa neanche come si prepara una querela, e parliamo di giovani freschi di studio. Figuriamoci che cosa può uscire da un ex funzionario dello Stato fermo a nozioni superate. Che cosa sa del nuovo codice di procedura penale, e delle modifiche che si stanno mettendo a punto nella procedura civile?». Il presidente Gabri sottolinea: «Fino ad ora i giudici conciliatori, quasi tutti avvocati, hanno svolto la loro funzione egregiamente: perché buttare a mare questo bagaglio di esperienze? I magistrati togati non hanno mai voluto l'immissione nella loro categoria degli avvocati: un serbatoio "naturale" dal quale invece Paesi come la Gran Bretagna attingono a piene mani. E' strano che vedano il giudice di pace come un toccasana. Forse, quando ci sarà una valanga di appelli potranno dire: "Vedete, le nostre sentenze funzionano, le loro no"». L'unico rimedio possibile per Gabri è la revisione delle circoscrizioni: «Il tentativo di abolire i tribunali inutili pare destinato al fallimento. Ci sono troppe pressioni locali per mantenerli lì dove sono. Nel nostro Distretto (17 tribunali) ci sono giudici che devono mandare a sentenza oltre mille cause, altri che ne hanno qualche centinaio. Bisogna ridisegnare le circoscrizioni giudiziarie e distribuire meglio i carichi di lavoro». Claudio Cerasuolo L'aw. Gian Vittorio Gabri

Persone citate: Gabri, Giacomo Cattibini, Gian Vittorio Gabri

Luoghi citati: Gran Bretagna