Dal Cremlino i tesori segreti

Dal Cremlino i tesori segreti In mostra a Torre Canavese Dal Cremlino i tesori segreti Siamo al bis: nuovi tesori dal Cremlino stanno per arrivare a Torre Canavese. Dopo il successo dello scorso anno Marco Datrino ritenta, puntando più in alto. Possibile? Sì. Perché porterà, tra il 20 marzo e il 3 luglio (stessa sede, il castello-galleria antiquaria), un centinaio di pezzi di oreficeria, la maggioranza dei quali varcano, la prima volta, le porte di Mosca. Sarà un godimento per gli occhi dei visitatori, uno sfavillio di luci riflesse da diamanti, zaffiri, perle, rubini e via elencando: quarantamila pietre preziose montate su oggetti di culto, di uso quotidiano (in casa degli Zar, ovvio) dagli orecchini capricciosi, ai calici solenni. Un campionario di meraviglie che spazia dal primo millennio ai nostri giorni: perché gli orafi ancora oggi lavorano e riforniscono di gioielli il museo cremlinese. Carrellata suggestiva. Si va da un pettorale della fine del 1100 in oro, zaffiri, topazi e diaspro, parte di un tesoro rinvenuto nell'Ottocento arando un campo dove si ritiene che sorgesse la città di Rjazan, e si giunge ad una documentazione raffinatissima delle botteghe di Fabergé, comprese quattro «uova imperiali». Giusto per dare un'idea di che si tratta, basterà ricordare che l'unico «uovo» in mano privata messo in vendita anni fa ad un'asta raggiunse la cifra record di quasi due miliardi. Tra le rarità esposte a Torre, l'«uovo» Romanov eseguito nel 1913 per il tricentenario della dinastia: contiene all'interno (la sorpresa) il globo terrestre, in oro, con disegnati i confini dell'impero russo; all'esterno i ritratti degli imperatori in smalto, dipinti dal miniaturista Zuev. A questi oggetti si aggiunge la prima corona in stile occidentale realizzata per la zarina Anna (1730), nipote di Pietro il Grande, sormontata da un rubino grezzo del peso di cento grammi. Poi l'icona della «Madonna di Kazan» (sec. XVII) dipinta da Usakov, uno dei più geniali pittori d'icone di tutti i tempi. Notevole l'Evangelario di Caterina che ha la copertina tempestata da 3500 diamanti. Marco Datrino ha messo a segno un altro colpaccio da 150 mila presenze, il Canavese sarà di nuovo invaso da una pacifica ondata di visitatori sorpresi di trovare a meno di un'ora da Torino un luogo quieto, una buona cucina, un'ospitalità generosa. Dice l'antiquario: «L'amicizia con tanti esponenti della cultura russa mi ripaga della fatica di un'impresa che ha il duplice scopo di offrire buone opportunità economiche alla mia terra e di aprire un dialogo con i russi, tra privato e pubblico. Ho già dimostrato che le iniziative d'arte possono produrre benessere, purché si sappia puntare oltre gli egoismi personali». L'intenzione era di coinvolgere, con mostre affini al tema principale, due «poli» artistici presenti sul territorio: Agliè e Masino, ma non è stato possibile trovare un accordo. Si muoverà Ivrea presentando, nel periodo della esposizione di Torre, le lacche giapponesi raccolte nella collezione Garda, chiuse in un museo difficile da visitare e quindi pressoché ignote al pubblico. Qualche amarezza Datrino la palesa, seppure con garbo: «Non capisco l'indifferenza delle istituzioni italiane e regionali». Tanto per citare: l'Alitalia non ha neppure preso in considerazione l'offerta di distribuire i depliant della mostra. Lo farà, sulle sue rotte, la Lufthansa. Pier Paolo Benedetto Tre dei cento tesori del Cremlino che saranno esposti

Persone citate: Datrino, Kazan, Marco Datrino, Masino, Pier Paolo Benedetto, Romanov

Luoghi citati: Agliè, Ivrea, Mosca, Torino, Torre Canavese