Fiat Giugni è fiducioso
29 Anche la Confindustria auspica una ripresa del confronto Fiat, Giugni è fiducioso «Ma ora temo altri casi, come Uva e Rai» Cortei a Roma e Torino, vescovi solidali ROMA. Vertenza Fiat, sette giorni dopo. Tra cortei, scioperi, polemiche e appelli a Ciampi perché riannodi i fili della trattativa, tutti aspettano che qualcosa si muova. Ma il ministro del Lavoro Gino Giugni non demorde: è «fiducioso in un positivo esito della vicenda Fiat. Se così non fosse - dice - avrei già gettato la spugna». A preoccupare il ministro sono anche altre vertenze che potrebbero arrivare in tempi ravvicinati al ministero del Lavoro: «Penso soprattutto all'Uva e alla Rai, anche se nella mappa delle imprese che presentano seri rischi occupazionali non mi sembra ci siano situazioni analoghe a quelle della Fiat e dell'Olivetti che rappresentano un insieme drammatico». Favorevole a una ripresa del confronto è lo stesso presidente della Confindustria. «La Fiat - dice Abete - ha fatto bene ad accelerare il processo di chiarimento, spero che le parti possano trovare le condizioni per raggiungere un punto d'intesa che sia di interesse comune». «Quello che è chiaro - ha però precisato Abete - è che non si può arretrare davanti a un processo di modernizzazione delle regole di gestione dei processi di crisi, che deve tener conto dello sviluppo delle imprese nel sistema industriale oltre che dell'interesse legittimo dei lavoratori». Decisa la posizione della Chiesa. «Che i vescovi siano sensibili alle tragedie in atto o che si preannunciano per l'occupazione, che sono tragedie vere e proprie, è cosa non solo naturale ma doverosa», ha detto il cardinale Agostino Casaroli, già segretario di Stato Vaticano. Ieri mattina, intanto, un migliaio operai e impiegati è sfilato per le vie di Torino, mentre i cobas dell'Alfa Romeo di Arese, della Fiat Auto di Pomigliano e di Cassino e il coordinamento dei cassintegrati della Fiat Iveco di Grottaminarda hanno manifestato a Roma. Il corteo, cui hanno preso parte un migliaio di persone ( 1300 secondo i dati della questura), partito da piazza Esedra si è concluso davanti a Palazzo Chigi. «La nostra protesta - ha detto un'operaia dell'Alfa di Arese - è soprattutto contro le confederazioni Cgil-Cisl-Uil che hanno già accettato di l'alto il piano industriale della Fiat, che ha come conseguenza la chiusura della Seve! Campania, dell'Alfa di Arese e di metà Mirafiori». «Lavoro per tutti, l'Alfa torni all'Iri», «Il posto di lavoro non si tocca lo difenderemo con la lotta»: questi alcuni degli slogan più scanditi. «La ristrutturazione della Fiat - ha sottolineato un gruppo di lavoratori di Mirafiori - fa parte di un complessivo attacco a tutta la classe operaia. Non inganni l'accordo all'Olivetti, l'utilizzo parziale dei contratti di solidarietà decreta un ulteriore indebolimento delle condizioni di vita e della capacità contrattuale operaia». [r. e. s.] Il presidente della Confindustria Luigi Abete: «Fiat ha fatto bene ad accelerare il chiarimento» Il ministro del Lavoro Gino Giugni teme nuove vertenze
Persone citate: Abete, Agostino Casaroli, Ciampi, Gino Giugni, Giugni, Luigi Abete
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