La Cina è vicina da sempre

A Roma in mostra 14 secoli di storia d'arte, commerci e cultura: da Cleopatra al Vaticano A Roma in mostra 14 secoli di storia d'arte, commerci e cultura: da Cleopatra al Vaticano La Cina è vicina, da sempre La Via della seta dall'antichità a oggi Tri ROMA soldati romani di Grasso I guardavano affascinati le 1 bandiere di seta fruscianti S dei cavalieri Parti, loro nemici nella battaglia di Carré del 53 a.C. La seta che conoscevano, selvatica, non era così bella e brillante. Quel tessuto cinese, che li abbagliava - come scrive più di due secoli dopo Lucio Anneo Floro - era una novità per l'Occidente, ma per l'Oriente aveva già storia secolare. Lo racconta una mostra, «La seta la sua Via» (Palazzo delle Esposizioni, Fmo al 10 aprile), progettata da Maria Teresa Lucidi, docente di Storia dell'arte dell'Estremo Oriente (catalogo Edizioni De Luca). Circa 200 oggetti preziosi dal V al XIX secolo - frammenti di tessuti, panni liturgici, pitture parietali, marmi, argenti, ceramiche, tavole e abiti, provenienti dai maggiori musei del mondo - ripercorrono gli itinerari di quel filo dorato, che cuce non solo strade e commerci, ma cultura, idee, forme d'arte. I romani, dunque, impazziscono per la seta cinese." Già nel 48 a.C. Cleopatra indossa vestiti di seta importata e fatta ritoccare con un paziente lavoro di ago per renderla trasparente e seducente. Nel 46 a.C. Giulio Cesare fa stendere sul circo un velario di seta per riparare gli spettatori dal sole. Sotto Augusto la seta è uno status symbol: cuscini e coperte, vestiti per donne e uomini, che scandalizzano i benpensanti e dissanguano le finanze dello Stato. Un viziacelo, da cui si salvano pochi. L'imperatore Aureliano è un'eccezione, nel III secolo d.C: alla moglie che gli chiedeva almeno «un mantelletto di seta color porpora, rispose: "Guardiamoci bene dai comprare seta a filo d'oro"». In effetti la seta costava come l'oro. Ma da dove, e come arrivava in Occidente? I primi a scoprirla furono i cinesi intorno al 1000 a.C. Secondo la tradizione fu la moglie di Huang Ti, il mitico Imperatore Giallo, a insegnare al popolo l'allevamento del baco e a ottenerne il filo. La sericoltura nella Cina antica diventa fondamentale: ogni famiglia fa in casa la sua seta pagando salate imposte al governo. Esemplari di seta cinese, ritrovati fuori dalla Cina, sono emersi da tombe del 500 a.C. Ma la seta comincia a viaggiare regolarmente verso l'Ovest, grezza, filata o tessuta, alla fine del HI secolo a.C: dono per conciliarsi i nemici o merce di scambio. Nascono i primi itinerari commerciali tra Cina, India e Battriana, seguiti dalla conquista delle grandi vie carovaniere che congiungono Est e Ovest. Grovigli di vene che portano il fiume setoso in Occidente attraverso mille diramazioni. E con la seta viaggiano pietre preziose, avorio, incenso, mirra, ambra e schiavi. «Le vie della seta terrestri e marittime» si intitola la prima sezione della mostra, che ci porta attraverso testimonianze figurative dalla Cina al Mediterraneo. E proprio a questo viaggio alludono statuette in terracotta come quel «Personaggio occidentale in groppa a un cammello» proveniente dalla tomba di Wang Shen (VII-X secolo d. C), arrivato da Pechino. Immaginiamoci con un carico di seta su uno di quei percorsi: partenza dalle attuali Xi'an Luoyang in Cina, sulle sponde meridionali del Fiume Giallo, dove si raccoglievano i prodotti delle regioni centroorientali cinesi. Seconda tappa, l'oasi di Dunhuang con i famosi monasteri buddisti e le grotte dipinte tra il X e XIV secolo con figure vestite da raffinate sete cinesi, come la serie di donatori che vediamo su pannelli parietali. Qui la strada si biforca: a Nord passa per Turfan, centro monastico famoso e zona di influenza persiana, mongola, cinese. A Sud va a Miran, centro pittorico dell'Asia centrale, attraversa il bacino del Tarim fino all'oasi di Khotan, con le miniere di giada. Proprio da Khotan arriva una tavoletta votiva in legno con «La principessa della seta» (Londra, British Museum) databile al VII secolo: una curiosa figura a quattro braccia con in mano gli strumenti per la lavorazione del tessuto. Nel Khorasan, territorio persiano, le due strade si riuniscono e procedono per Hamadan, Baghdad, Palmira e Damasco, che ha dato il nome a quelle splendide sete decorate. Ultime tappe Tiro, Antiochia, Alessandria, da cui ripartono per l'Oriente altri carichi di prodotti. Ma la «Via della seta» è anche la via della cultura. Passano mercanti, pellegrini, ambasciatori, artigiani, che lasciano diari, lettere, scritti vari. Rashid od-Din, uomo d'affari, politico e letterato, persiano di Tabriz, ci consegna un epistolario: una miniera di informazioni sugli scambi tra Cina, India, Persia, Siria, Egitto, Tunisia. Rashid, che a Tabriz ha fatto costruire un «quartiere modello» con ospedale, farmacia, biblioteca (più di 60 mila volumi illustrati dai migliori calligrafi), nelle sue lettere chiede notizie su tutte le novità dei settori, ricerca dotti ed esperti stranieri, si fa arrivare da Paesi lontani droghe, erbe, medicinali che non trova in Persia. Sulla «Via della seta» si intrecciano iconografie, stili, forme. Tra il VI e il XIV secolo si costruiscono moschee e monasteri, che impegnano artisti locali, occidentali, indo-iranici o dell'Asia centrale. Nascono opere e prodotti eclettici, originali, come dimostra la seconda sezione «Tessuti serici: frammenti di storia dell'arte». Si diffondono motivi simili: così il mitico «senmurv», l'animale con il corpo di leone alato e la coda di pavone, tipico della Persia, si ritrova in una brocca d'argento, di forma tipica sasanide del VI secolo d.C. e in un raro frammento di seta appartenente al sudario di S. Hélène (VII-IX secolo d.C.) proveniente dalla chiesa parigina di StLeu et St-Gilles, conservato a Parigi (Musée des Arts de la Mode et du Textile). Elementi decorativi come le «rotae», specie di cerchi delimitati da fiori e borchie, con all'interno animali e scene varie, spaziano dalla Spagna al Giappone. Le vediamo in una stoffa sasanide del VII secolo d. C. e in sete siriane delrvni, conservate nel Museo Sacro Vaticano. Infine la terza sezione, «Tra arte e industria», illustra l'aspetto economico legato alla produzione e commercio della seta e propone abiti e tessuti serici cinesi e giapponesi dal XVII al XIX secolo, stracarichi di fili d'oro e decorazioni: documenti di un artigianato colto, oppure opere d'arte. Maurizia Tazartes Non ci ha portato soltanto tessuti, ma anche ospedali e medicine Qui accanto: giovani cinesi in una pausa della lavorazione della seta. A sinistra: Cleopatra. Qui sotto: Giulio Cesare

Persone citate: Antiochia, De Luca, Lucio Anneo Floro, Maria Teresa Lucidi, Maurizia Tazartes, Wang Shen