«lo professionista dei miracoli»
«lo, professionista dei miracoli» Contestato per l'annunciata guarigione dell'Aids, ribatte: sono il nuovo Galileo «lo, professionista dei miracoli» Da ex pugile a pranoterapeuta di grido INTERVISTA IL GUARITORE DI VERCELLI VERCELLI DAL NOSTRO INVIATO La targa dell'ingresso di via Pietro Micca 29, a Vercelli, è rassicurante: «Istituto medico di pranologia». E, infatti, lo studio di Giovanni Giacalone che guarisce con le mani potrebbe essere tranquillamente scambiato per una piccola clinica. C'è un direttore sanitario - Aldo Bagna -, due medici specialisti e alcune ragazze in camice bianco che sono un po' impiegate e un po' infermiere. Le sedie in fila lungo le pareti, riviste lasciate alla rinfusa che servono per ingannare il tempo dei pazienti in attesa, persino un vago sentore di disinfettante. La scrivania intarsiata di mogano scuro e il computer, la libreria di legno antico e le lampade alogene. Qui sarebbero guariti tre malati di Aids: uno era soltanto sieropositivo, ma gli altri due stavano già scavalcando l'ultimo stadio del male. La pranologia li ha rimessi in piedi, hanno riacquistato forze, possono riprendere una vita quasi normale. Le analisi mediche confermano che è accaduto qualche cosa di strano: qualcosa probabilmente di eccezionale e, forse, portentoso. I commenti della scienza ufficiale, tuttavia, sono contemporaneamente prudenti e scettici. Solo raramente irriguardosi. Ma, certo, fra i malati che aspettano il loro turno per essere curati è più forte la voglia di credere. «Chi è questo Grillone che sentenzia di tesi ridicole? Troppo facile parlare senza sapere. Venga qui a controllare piuttosto. Altrimenti saranno le sue chiacchiere ad essere ridicole. Pesantemente ridicole». La notizia dei miracolati dell'Aids ha già fatto aumentare le prenotazioni dell'istituto ed è facile prevedere che in futuro le richieste di visite cresceranno ancora. E, tuttavia, anche senza questa pubblicità c'era già la coda da Giovanni Giacalone. Da anni. «Qui - conferma - arrivano tutti quelli che sono all'ultima spiaggia. 0 quasi. Gente che ha già provato di tutto, ma che non ha ottenuto miglioramenti fisici. Arrivano da mezza Europa, dagli Usa, dal Canada». E' il tam-tam della speranza a raccontare di successi clinici e a insegnare la strada del pranoterapeuta a nuovi disperati. «La salute - Giacalone fa il filosofo non la regala nessuno». Non si attraversa il mondo senza ottenere qualche risultato. Malati di tumore, grandi distrofici, di- sturbati al sistema nervoso centrale, leucemici: qualcuno sembrerebbe guarito dopo che gli avevano diagnosticato poche settimane di vita, altri dicono di stare meglio e, comunque, assicurano di essere in grado di resistere alle sofferenze della malattia. Quanta suggestione? Fra i pazienti ci sono anche i calciatori che si affidano alla pranoterapia per recuperare più in fretta dopo gli incidenti di gioco. In sala d'aspetto hanno visto Schillaci e Julio Cesar. Eppure questo angolo della fiducia, confine avanzato - incerto e grigio - di una medicina non accademica, è stato costruito quasi per caso. Giovanni Giacalone, venticinque anni fa era un argentiere che fondeva piatti e li ricamava. Il tempo libero lo dedicava al ring come pugile dilettante. Ma aveva sempre dei mali di testa da capogiro che non riusciva a curare. E' stato un farmacista del Belvedere a metterlo sulla strada buona: «Non è un mal di testa vero e proprio, non hai niente, sei soltanto carico di energia, spendila per curare gli altri». E allora le scuole, l'università, i convegni, le letture specialistiche. E l'intuizione: «Le malattie vengono da cariche potenziali disordinate». In che senso? Difficile da spiegare. «Il punto di contatto tra nervo e muscolo è una congiunzione sinaptica, dove si accumula energia potenzialmente dannosa. Queste molecole disordinate reagiscono con le molecole in ordine causando un conflitto». Un po' come pensare di cambiare le marce di un'automobile con una frizione rotta o difettosa. «Finora - riflette Giacalone si è tentato di uccidere la molecola sbagliata, il virus. Invece basta rafforzare le difese dell'organismo, il quale, da solo, ha poi la forza sufficiente per contrastare la malattia». Funzionava. E una specie di conferma sul campo gli è venuta quando un medico condotto di Vercelli, Enzo Ballare, ha cominciato a mandargli i pazienti che lui, da solo, non era in grado di curare. Doveva esserci del buono se si era convinto il dottor Ballare, perché quello era sembra che stiano ancora nell'anticamera della scienza«Non c'è più l'opposizione duna volta e nessuno parla più dmaghi e di stregoni, ma lo scetticismo è ancora a tasso elevato. Errore. Perché di fronte a una scoperta l'atteggiamento più intelligente dovrebbe essere quello di vedere e controllareIn fondo, anche Galileo Galileitrattato da eretico e malpensante, chiedeva soltanto che usassero il suo cannocchiale"Guardate voi e poi ditemi chcosa vedete". Ma gli altri non avevano bisogno, sapevano già e lo portarono al processo. Io chiedo che si guardi nel mio cannocchiale». Lorenzo Dei Boca un medico che non si era mai preoccupato di guadagnare, tanto che alla fine della carriera si era avanzato soltanto una Lambretta e a settantanni suonati era ancora disponibile per chiunque, a qualunque ora del giorno e della notte. «La medicina normale non basta più - sostiene Giacalone occorre avere una specializzazione adeguata anche in fisica, in chimica e in biochimica». Giacalone è un credente, ma gli sembra inutile scomodare i miracoli. In clinica non ci sono immagini di santi e di santini. «La malattia è un errore biochimico, assicura, l'energia esterna imposta con le mani è in grado di correggerlo». Anche se ora i pranoterapeuti sono pochi e «Mi chiedono aiuto pazienti che arrivano da tutta Europa e dall'America Per loro rappresento l'ultima speranza» Sopra Totò Schillaci. L'ex attaccante della Nazionale è stato visto in passato nello studio del pranoterapeuta vercellese Giovanni Giacalone, il pranoterapeuta al centro di una polemica scientifica, nel suo studio durante una seduta
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