Il sangue di 6 bambini sulla neve di Sarajeva di Foto Reuter

Estero Due slittini centrati da granate serbe, le vittime avevano tra i 6 e i 12 anni Il sangue di 6 bambini sulla neve di Sarajeva ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Ancora una strage di bambini a Sarajevo. Questa volta le piccole vittime sono sei: tre bimbe e tre maschietti, dai 6 ai 12 anni di età. Non hanno né un volto né un nome. Oramai sono soltanto un numero che viene ad aggiungersi alla terribile cifra di alcune migliaia di bambini morti nella guerra bosniaca sotto gli occhi della comunità internazionale. Sono stati dilaniati da una o più granate mentre stavano giocando sulla neve. Altri due bimbi sono rimasti gravemente feriti. La giornata sembrava tranquilla. Da tre giorni a Sarajevo non si sparava quasi più. I bambini sono usciti in strada con due vecchie slitte e tanta voglia di divertirsi. All'improvviso dal vicino quartiere di Nedzarici, controllato dai miliziani serbi, è stato sparato il micidiale ordigno. Un massacro. Sulla neve macchiata di sangue sono rimasti soltanto brandelli di carne. «Eravamo fuori, a giocare con gli slittini, quando all'improvviso è caduta una bomba ha raccontato uno dei bambini feriti, Muhammed Kapetanovic, dieci anni, a un intervistatore della tv bosniaca -. Ci siamo messi a correre ma ne è arrivata un'altra. Io sono rimasto ferito e il mio amichetto Danijel è morto». Una donna in lacrime vicino al cratere ha detto che si è trattato di un crimine tale da «raggelare l'anima perfino a chi ha già perso ogni speranza di pace». «Ho visto centinaia di cadaveri, ma mai prima d'ora una cosa come questa», ha raccontato un infermiere dell'obitorio dell'ospedale Kosevo. I combattimenti continuano in Bosnia centrale tra le forze musulmane e i croati bosniaci. I musulmani hanno attaccato i villaggi croati nei pressi della città di Maglaj, sul fiume Bosnia. Alcuni civili sono stati massacrati dai mujaheddin mentre altri sono stati presi in ostaggio. Secondo i croati l'esercito musulmano ha sparato più di mille proiettili nella regione, tra cui granate rimpite di cloro e di altre sostanze chimiche. Decine di feriti sono stati trasportati all'ospedale di Zepce, da dove i medici hanno lanciato un disperato appello alle organizzazioni umanitarie internazionali. Si combatte anche a Vitez dove i croati in controffensiva hanno ripreso i sobborghi della città. Sotto le macerie hanno ritrovato i cadaveri di 11 civili torturati e uccisi dai soldati musulmani. Dopo la sua visita in Bosnia ai caschi blu britannici stazionati a Vitez e Gornji Vakuf, il ministro degli Esteri britannico Duglas Hurd è ritornato a Londra. «Sono pieno di ammirazione per quanto le forze di pace fanno in Bosnia per assicurare gli aiuti umanitari alla popolazione. Mi sono reso conto sul posto di quanto sia utile la loro missione» ha dichiarato Hurd annunciando che il governo di Londra stanzierà altri cinque milioni di sterline per i soccorsi alla Bosnia. «Con i nostri alleati esamineremo le future decisioni riguardo il ritiro o meno delle nostre truppe. Di certo è che i nostri uomini rimarranno durante tutto l'inverno». Durante lo scalo all'aeroporto di Spalato, in Croazia, Hurd ha incontrato l'inviato speciale del segretario generale dell'Onu nell'ex Jugoslavia, Yasushi Akashi. I due hanno parlato della possibilità di una nuova missione umanitaria in Bosnia, nonché della situazione dei caschi blu canadesi «prigionieri» a Srebrenica, l'enclave musulmana assediata dai miliziani serbi che non permettono loro di lasciare la città. A questo proposito la televisione di Banjaluka, la capitale dell'autoproclamata repubblica serba della Bosnia, ha affermato ieri che i soldati canadesi dell'Unprofor si trovano in realtà a Roma. Secondo il corrispondente dell'emittente serbo-bosniaca, dopo aver lasciato di nascosto Srebrenica, a bordo di un aereo speciale dell'Onu i canadesi sarebbero arrivati nella capitale italiana. Con due autobus sarebbero poi stati trasportati in un albergo della città dove hanno tolto le uniformi e indossato abiti civili per non farsi riconoscere. Tv Banjaluka accusa i giornalisti italiani «di solito così curiosi» di aver nascosto di proposito la notizia. Intanto il segretario generale dell'Onu Butros Ghali è arrivato a Parigi, dove ieri ha incontrato il ministro degli Esteri francese Juppé. «Lo status quo in bosnia è impossibile - ha dichiarato poi Juppé -, dobbiamo prendere una nuova iniziativa». Criticato duramente dai giornali francesi per la sua politica in Bosnia, e in particolare per il «siluramento» del comandante in capo delle forze di pace dell'Onu, il generale francese Jean Cot, Ghali ha dichiarato che darà l'ordine di bombardare se avrà una raccomandazione in merito dal suo inviato speciale Akashi. Ingrid Badurina Un piccolo ferito racconta: ci siamo messi a correre, quando mi sono voltato il mio amichetto era morto Immagini di morte e sofferenza sono ormai da due anni quello che ci arriva quotidianamente da Sarajevo [FOTO REUTER]