la scolaresca nera sghignazza sull'Olocausto di Lorenzo Soria

la scolaresca nera sghignazza sull'Olocausto USA La portano a vedere il film di Spielberg sui lager: «Non ne sappiamo nulla, che ce ne importa?» la scolaresca nera sghignazza sull'Olocausto San Francisco, rissa in un cinema con gli spettatori indignati LOS ANGELES NOSTRO SERVIZIO Le scuole di San Francisco, come quelle di tutta l'America, lunedì scorso sono rimaste chiuse per celebrare il leader dei diritti civili Martin Luther King. Gli insegnanti della Castlemont High School di Oakland, una città portuale dall'altra parte della baia a popolazione prevalentemente di colore, hanno avuto un'idea: portare i propri studenti al cinema, a vedere «Schindler's List». Come meglio celebrare il simbolo della lotta contro il razzismo e per la tolleranza che assistendo alla proiezione del film di Steven Spielberg sull'Olocausto? Ma la gita scolastica non è andata secondo i piani. Quando hanno visto un handicappato ebreo ucciso a bruciapelo dai nazisti, i ragazzi sono scoppiati a ridere. La scena in cui un ufficiale spappola il cervello a una ragazza rinchiusa nel campo di concentra¬ mento di Plaszow è stata accompagnata da urla di approvazione. In sala ci sono state proteste e zuffe, anche perché tra i presenti c'erano molti ebrei, alcuni sopravvissuti dell'Olocausto. Tra lacrime, pugni e insulti la proiezione è stata interrotta. In mezzo agli applausi e ai fischi dei cinespettatori rimasti, gli studenti della Castlemont High sono stati costretti a uscire. E adesso, nelle scuole, nei giornali, nei talk-show radiotelevisivi da una parte e dall'altra della baia il dibattito infuria: che cosa è successo quella mattina nel cinema di Oakland? Un caso di semplice ignoranza? Uno scontro tra culture? O si è trattato invece di un altro segno di una generazione talmente abituata alla violenza, quella vera e quella in immagini, che tutto, anche una bambina che vaga terrorizzata in mezzo al ghetto, diventa un'occasione per riderci sopra? A rendere più singolare quan¬ to accaduto c'è il fatto che molti dei ragazzi cacciati dal cinema non hanno ancora capito il perché. «Non c'era bisogno di costringerci a uscire - si è lamentata Shalon Paige, 14 anni -. Forse gli spettatori ce l'avevano con noi perché erano tutti bianchi». Un suo compagno ha aggiunto che, fosse stato per lui, sarebbe piuttosto andato a vedere «Pelican Brief» con Julia Roberts. «Che cosa ce ne frega di un film girato in bianco e nero?». Un altro ancora ha aggiunto: «Non sappiamo niente di quella guerra. E' accaduta tanto tempo fa, roba di gente che non abbiamo mai visto». Sul banco degli imputati sono finiti anche gli insegnanti, accusati di non aver saputo mantenere l'ordine e di aver mandato gli studenti al cinema senza averli preparati. Ma Tanya Dennis, a sua volta, ce l'ha con gli spettatori bianchi. «E poi - aggiunge la professoressa - i nostri ragazzi hanno visto più violenza e hanno sofferto più oppressione di quella gente». Più complessa la giustificazione di Aaron Grumet, un insegnante di matematica che ha perso dei parenti nell'Olocausto. «Non è una questione di neri che ridono per l'orrore sofferto dagli ebrei - spiega -. Questi sono ragazzi metropolitani della generazione Rap, cresciuti insensibili alla violenza perché la vedono tutti i giorni. Molti di loro hanno visto gente uccisa per davvero e di fronte a scene che non sembravano realistiche si sono messi a ridere. E poi, hanno 14-16 anni, sull'Olocausto sanno poco». Su questo, non ci sono dubbi. Intervistato da una stazione radio, uno degli studenti ha sostenuto che l'Olocausto con la O maiuscola è la bomba su Hiroshima. Un altro ha assicurato che Hitler è ancora vivo. Lorenzo Soria

Persone citate: Aaron Grumet, Hitler, Julia Roberts, List, Martin Luther King, Spielberg, Steven Spielberg, Tanya Dennis

Luoghi citati: America, Hiroshima, Los Angeles, Oakland, San Francisco