«Anastasia morì in manicomio»

8 «Anastasia morì in manicomio» Dal Kgb rivelazioni sulla figlia dello zar LA PRINCIPESSA DEL MISTERO IL viso dolce da adolescente appena velato di tristezza, la frangia sbarazzina su uno sguardo misurato, di chi tiene a bada un'energia piena di curiosità. Anno 1918: le foto ufficiali di Anastasia, figlia di Nicola II Romanov, ultimo zar di tutte le Russie, ritraggono una giovane reale di promettente vitalità. Anno 1994: dagli archivi senza fondo del Kgb spunta la foto di una donna anziana, minuta, rattrappita su se stessa dopo lunghi anni trascorsi in un ospedale psichiatrico. Una sola foto custode e testimone del segreto mai svelato di una vita. Nessun dubbio: sarebbe Anastasia. Nonostante il tempo passato e i segni della malattia, i tratti del viso confermerebbero una straordinaria somiglianza con la figlia prediletta dello zar. Si riapre così, dopo parecchi anni di silenzio, l'ennesimo capitolo del «mistero Anastasia», un libro popolato da una corte di principesse che hanno rivendicato la loro origine senza mai riuscire a dimostrarla con certezza. Secondo la storia che por- ta con sé quest'ultimo capitolo, la giovane sarebbe sopravvissuta miracolosamente alla strage della famiglia imperiale russa a Ekaterinburg da parte dei bolscevichi, ma i servizi segreti sovietici l'avrebbero catturata e tenuta chiusa in manicomio fino alla morte, nel 1971 a 71 anni, facendole soffrire le pene dell'inferno. La notizia, resa pubblica dal «Daily Express», su ricerche dello storico russo Ravil Valitov, sarebbe suffragata da precisi documenti. Anastasia, ferita nell'eccidio che costò la vita alla madre Alessandra e al padre Nicola II, fu salvata da un soldato e riuscì a rimanere nascosta fino al 1920. Fu quindi arrestata dai «rossi» mentre tentava di fuggire attraverso la Siberia. Condannata a morte, sarebbe stata graziata e messa sotto chiave in un manicomio. Ma pare che il destino, dopo averla salvata una volta, si sia ancora accanito su di lei: dal manicomio-gulag la principessa tentò disperatamente di mettersi in contatto con il re d'Inghilterra Giorgio V, suo zio. In una drammatica lettera inviata negli Anni Trenta ad un'amica della famiglia imperiale russa - Anna Vynìbova, esiliata in Finlandia Anastasia scrisse: «Per favore, aiutatemi a provare la mia identità e mandate un messaggio a mio zio Giorgio». Pare che il sovrano inglese abbia fatto orec- chie da mercante. La leggenda, avallata dal fatto che le ossa di Anastasia non sono state rinvenute tra i resti carbonizzati della famiglia imperiale riesumati dopo il crollo dell'Urss, si è popolata negli ultimi settant'anni di personaggi più o meno ambigui. Avventuriere e mitomani hanno contribuito a costruire un dossier voluminoso in una girandola di presunte «aspiranti al trono». Tutte, rigorosamente smascherate. Nel 1920, a Berlino, una certa Anna Anderson rivendicò l'identità della granduchessa Anastasia. La giovane venne salvata da un tentativo di suicidio in un canale: ripescata si presentò appunto come la figlia dello zar scampata alla strage. Raccontò di essere stata salvata da una guardia bolscevica che poi aveva sposato. L'unione era durata poco, perché l'uomo si era ucciso. Lei era riuscita a sfuggire al regime sovietico e a rifugiarsi in Germania. Per quarant'anni, davanti ai tribunali di mezzo mondo, cercò invano di far valere i suoi diritti come erede. Morì nel 1984 negli Stati Uniti senza mai essere riuscita a spiegare come dalla Russia fosse riuscita a raggiungere Berlino. Dalla sua vicenda fu tratto anche un celebre film interpretato da Ingrid Bergman. Tempo fa, in questo lungo gioco delle parti, aveva provato ad indossare i panni regali anche una donna vissuta nel Caucaso. L'ennesima storia sfumata nel nulla. Claudia Ferrerò «Sopravvissuta allo sterminio di Ekaterinburg fu arrestata nel '20 e quindi internata per 51 anni» A fianco Anastasia: il mistero della sua fine è popolato di leggende Sopra, Anna Anderson, la donna che rivendicò di essere la figlia dello zar

Persone citate: Anna Anderson, Giorgio V, Ingrid Bergman

Luoghi citati: Berlino, Finlandia, Germania, Inghilterra, Russia, Siberia, Stati Uniti, Urss