Avvenne in Italia nel '67

Avvenne in Italia nel #67 Avvenne in Italia nel #67 Ma la donna agì per gelosia Prese 14 anni, morì in carcere NAPOLI. Lo evirò con un colpo di rasoio, dopo l'ultimo incontro d'amore in una camera d'albergo. Dalle cronache di trent'anni fa riemerge la storia di Maria Di Stasio, una vedova quarantenne che a Napoli recise di netto il pene del suo giovane amante. Anche allora, come oggi negli Usa per Lorena Bobbit, l'opinione pubblica si divise tra innocentisti e colpevolista Ma il tribunale, a differenza dei giudici americani, non ebbe dubbi: la donna fu condannata a 14 anni di reclusione ed è poi morta in carcere dopo averne scontati otto. Nella notte del 22 febbraio del 1967, la polizia fece irruzione in una pensioncina a Bagnoli, un quartiere del litorale flegreo. In una stanza, sul pavimento spor- co di sangue, giaceva Gino Gocca, 21 anni, geometra, dipendente della Cassa per il Mezzogiorno. Poco prima dell'arrivo degli agenti, Maria Di Stasio, che all'epoca aveva 42 anni, lo aveva evirato perché lui voleva lasciarla. Si erano conosciuti nella pensione Mary, gestita dalla vedova sulla collina del Vomero e dove l'impiegato aveva preso una camera. Ma la passione esplosa nonostante le differenza di età finì in malo modo. Il giovane geometra decise di troncare il rapporto e sposò un'altra donna. Lei, Maria, non si rassegnò. Implorò un ultimo incontro d'amore, ma prima di andare all'appuntamento nell'alberghetto di Bagnoli comprò un rasoio. Un anno dopo, il processo che, come ricorda oggi l'avvocato Giovanni Bisogni, all'epoca difensore della Di Stasio, ebbe «un'eco internazionale», fu seguito da centinaia di napoletani e si meritò le prime pagine sui giornali. «Maria - racconta il legale - sostenne di aver mutilato l'amante perché lui voleva costringerla a rapporti contro natura. Ma non fu creduta e quando veniva in aula c'era chi, soprattutto uomini, inveiva contro di lei, la insultava. Non mancavano, però, le donne, a cominciare da quelle che avevano subito un tradimento, che le davano ragione, erano dalla sua parte». Durante il processo. Maria era rinchiusa nel carcere di Poggioreale dove nacque un'amicizia con un'altra «femmina d'onore», Pupetta Maresca, la vedova del boss «Pascalone 'e Nola», accusata di aver mandato a uccidere l'assassino del marito. «Le due - ricorda l'avvocato Bisogni - solidarizzarono, tanto che Pupetta regalò a Maria un vestito che lei indossava sempre al processo». Alla fine, il verdetto non fu clemente. La quarta sezione del tribunale di Napoli riconobbe Maria Di Stasio colpevole di «lesioni aggravate» e la condannò a 14 anni di carcere. La pena fu poi ridotta in appello a 12 anni, diventati 10 dopo il ricorso in cassazione. Mariella Cirillo

Persone citate: Di Stasio, Gino Gocca, Giovanni Bisogni, Maria Di Stasio, Mariella Cirillo, Pupetta Maresca

Luoghi citati: Italia, Napoli, Usa