Lorena la libertà comincia in manicomio di Foto Reuter

In 45 giorni dovrà convincere i medici che non ripeterà il gesto, altrimenti ci resterà anni In 45 giorni dovrà convincere i medici che non ripeterà il gesto, altrimenti ci resterà anni Lorena, la libertà comincia in manicomio Per l'eviratrice parte la «quarantena» decisa dal giudice WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Lorena Gallo Bobbitt è uscita ieri dal «regno del terrore», come lo ha chiamato, per entrare in quello del vuoto e dell'inquietudine, quando ha varcato il portone del Central State Hospital, l'ospedale psichiatrico di Petersburg dove rimarrà un mese e mezzo. Per 45 giorni, medici interni coadiuvati da specialisti esterni cercheranno di stabilire se quella sudamericana di un metro e 60 per 42 chili, chiaramente sperduta, possa essere «pericolosa a sé o a gli altri», se possa «farlo» ancora, se abbia bisogno di cure prima di essere reintrodotta nella società. «E' buono per me?», aveva chiesto Lorena alla sua avvocatessa Lisa Kemler alla lettura della sentenza che la proclamava «non colpevole per temporanea insanità mentale». «E' buono, vuol dire che sei libera», le ha risposto Lisa. Ma non era vero. Tra la libertà e la manicure eviratrice c'è ancora quell'ospedale. In teoria potrebbe rimanervi anche tutta la vita. Tra 45 giorni i medici riferiranno al giudice le loro osservazioni. Sarà lui a decidere se regalare a Lorena la piena libertà; se condizionarne il ritorno nella società alla frequentazione di un programma di cura presso una comunità; oppure se rispedirla in ospedale fino a data da destinarsi. «Se non altro, quando uscirà, farà molta fatica a trovare un uomo disposto a uscire con lei», è la linea di arroccamento degli uomini delusi per una sentenza, che, secondo loro, ha santificato la vendetta pianificata, un'orrenda vendetta. Ma non è detto che Lorena, diventata famosa per quel taglio netto al simbolo della virilità, non trovi accompagnatori. La gente è strana, come ha dimostrato lo spaccato di vita familiare dei Bobbit emerso durante il processo. «Ho fatto il tifo per lei, certo che ci uscirei, è il mio tipo di donna», ha infatti dichiarato al «Washington Post» l'artista Michael Clark. John Wayne Bobbitt, che secondo la stessa descrizione dell'uomo che l'ha allevato, Bill Biro, «non è uno scienziato spaziale», è apparso «attonito» alla lettura della sentenza, seguita attraverso la tv. «La lasciano andare via così...», ha biascicato. In fondo, più che essere stata Lorena a vincere il processo, è stato lui a perderlo. La giuria di 7 donne e 5 uomini non ha voluto dire che Lorena ha fatto bene a tagliare il pene al marito; ma, piuttosto, che lui faceva male a picchiarla e a seviziarla. Come ha candidamente ammesso una femminista ecuadoriana, «è stata una sentenza psicologica più che legale». «E' triste per tutti, sono contento che sia finita», ha dichiarato un giurato, Jean Salisbury, nonostante la sentenza sia stata raggiunta all'unanimità. «Sono sconvolto, la giuria ha bevuto la tesi dell'irresistibile impulso», ha commentato Kenneth Hulse, che era stato giurato al precesso precedente, quello in cui John fu assolto dall'accusa di violenze coniugali. Anche in quel caso il pubblico ministero era Paul Ebert, che ha così collezionato un tondo 0 a 2: assolto lui, assolta lei, tutti a casa. «Ho simpatia per lei - ha commentato Ebert - ma un po' di prigione gliel'avrei data». Il dibattito è molto più pacato della curiosità, che resta alta. Si parla di numerosi contratti cinematografici e televisivi per entrambi i coniugi Bobbit, ma si dice sempre in questi casi, poi spesso non si vede più niente. Le femministe hanno salutato una decisione che costituisce un chiaro avvertimento agli uomini a non esagerare. Ma non si scaldano. Una delle mitiche fondatrici del movimento, Betty Friedan, ha dichiarato: «Spero che non sia interpretata come una risposta femminista raccomandata», ha detto del celebre taglio. «La risposta non può essere un pene per una vagina». Paolo Passarmi Paul Ebert, rappresentante della pubblica accusa, si congratula, al termine del processo, con il team difensivo della Bobbitt L'espressione pensierosa di Lorena Bobbitt nel corso del processo che si è concluso con la sua piena assoluzione [FOTO REUTER]

Luoghi citati: Lorena, Lorena Bobbitt, Washington