Giudici nuovo vertice di Claudio Cerasuolo
Per la prima volta una donna guida l'Associazione nazionale magistrati, in programma un «codice etico» Per la prima volta una donna guida l'Associazione nazionale magistrati, in programma un «codice etico» Giudici, nuovo vertice Paciotti presidente, Maddalena segretario ROMA. L'associazione nazionale magistrati rinnova le cariche associative: perla prima volta presidente è una donna, Elena Paciotti, sostituto procuratore generale a Milano, componente per magistratura democratica del Csm dal 1986 al 1992. Nello stesso periodo faceva parte del Csm anche Marcollo Maddalena, di magistratura indipendente, pure impegnato nella lotta alla criminalità organizzata. La nuova giunta esecutiva è così composta: due di md: Elena Paciotti e il direttore del giornale di Anm Claudio Castelli. Cinque di mi: oltre al segretario generale Marcello Maddalena, il vicesegretario generale Fausto Zuccarelli, Mario Cicala, Dario De Pascalis, Paolo Giordano. Due componenti dei movimenti riuniti: il vicepresidente Ciro Riviezzo e Ubaldo Nannucci. Unicost non ha partecipato. Nel programma della nuova giunta c'è l'elaborazione di un «codice etico» che esprima la giustizia come servizio ai cittadini. La notizia della nomina di Maddalena ha suscitato vasta eco e consensi negli ambienti giudiziari a Torino. Figlio di un professore universitario di greco, entrato in magistratura, Marcello Maddalena, 52 anni, sposato con Marina Ponzetto, magistrato in corte d'appello civile, due figli, è quello che si dice «un mastino». Una vocazione da investigatore che ha coltivato a rischio della vi- la. Nel '75, quando stava istruendo l'inchiesta sull'omicidio dell'orefice Baudino e di Fulvio Magliacani, la «mala» torinese tentò di firmare la condanna a morte sua e della famiglia. Gli versarono una tanica di benzina sotto la porta dell'alloggio. Per sfuggire alle fiamme si rifugiò assieme alla moglie e ai bambini sul balcone. Ha cominciato la sua carriera come giudice istruttore a Torino assieme all'attuale procuratore capo di Palermo Giancarlo Caselli. A capo dell'ufficio c'era il consigliere Carassi, in procura Bruno Caccia, diventato poi procuratore capo. Come giudice istruttore negli Anni 70 ha firmato le ordinanze di rinvio a giudizio per i seque¬ stratori di Carla Ovaz/.a e di Emilia Blangino Bosco. Ai funerali di Caccia, barbaramente assassinato da due killer sotto casa, è pronto ad ereditare la sfida alla criminalità organizzata. Dopo la parentesi che lo ha visto impegnato al Csm tra l'86 e il '92, tornato a Torino e nominato procuratore aggiunto, è diventato capo della procura distrettuale antimafia, sferrando colpi durissimi ai clan. Ostile al nuovo codice di procedura (ha anche tentato di fondare un movimento per contrastarlo), dopo le modifiche apportate dalle sentenze della Corte Costituzionale, è diventato un sostenitore della nuova procedura. Da quando è scoppiata Tangentopoli a Torino, è lui a capo del team dei giudici che conducono le inchieste. Nonostante le sue giornate di lavoro siano frenetiche, coltiva l'hobby degli scacchi e del tennis, è appassionato di montagna e di calcio (è tifoso del Bologna). Nei ritagli di tempo scrive per riviste giuridiche e ha collaborato al Giornale di Montanelli. Claudio Cerasuolo Capo della procura antimafia torinese e del pool subalpino di Tangentopoli Marcello Maddalena neo-segretario generale dell'Associazione nazionale magistrati
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