I popolari scaricano Scalfaro di Augusto Minzolini

TRA VECCHIO ENUOVO I popolari scaricano Scalfaro «Ha ceduto al pds, ma verrà sacrificato» TRA VECCHIO ENUOVO AROMA LIA lettura del messaggio di saluto del presidente Scalfaro la platea dell'Eur, quell'insieme ancora sconosciuto ai più composto in gran parte da volti noti delle tante kermesse de in grisaglia grigia ma anche da qualche novizio che rappresenta il nuovo partito popolare in maglione e sciarpa, risponde con un timido applauso. E mentre il presidente del partito Rosa Russo Jervolino con l'inconfondibile voce stridula recita le parole del Capo dello Stato nel palazzo dei congressi dell'Eur un orecchio sensibile ci mette poco a cogliere qualche commento di disapprovazione. «Avete visto - è pronto a rilevare Alberto Pinza, intimo di Martinazzoli - almeno i 4 quinti di quelli che stanno qui dentro non hanno applaudito». «Questo messaggio - fa eco Giuseppe Torchio, - è una fiera dell'ipocrisia». Eh sì, la prima sorpresa che balza agli occhi scrutando dentro il nuovo partito è proprio questa: se nella de Scalfaro era considerato alla stregua di un «santo», nel partito popolare no. Certo ci sono ancora quelli, come Mattarella e Elia, che lo difendono a spada tratta. Castagnetti, capo della segreteria di Martinazzoli, addirittura nega che Scalfaro se ne sia infischiato delle richieste de di rinviare il voto di due settimane: «Lui - racconta - era d'accordo è stata la mozione di sfiducia di Pannella a far saltare tutto». Ma a parte le difese d'ufficio ci vuole poco a capire che il «santino» del presidente all'Eur in tasca ce l'hanno ben pochi. Nei corridoi dell'Eur, ad esempio, c'è ancora chi riferisce del disappunto di Martinazzoli sul comportamento del Capo dello Stato, su quella sua frase pronunciata al Quirinale davanti a Bianco: «Volete far slittare le elezioni di un mese? Ma non vi serve granché visto quello che ha combinato finora il vostro segretario». Nè Martinazzoli si è dimenticato di quell'altra espressione del Presidente, «hanno fatto di tutto per rinviare le elezioni», che ha considerato un mezzo affronto. «Dopo il voto - ha detto ai suoi intimi - Scalfaro la dovrà spiegare». Ecco perché non sono pochi quelli che nel nuovo partito non amano il Capo dello Stato. «Scalfaro - si sfoga il ministro Pòggio - ha creduto di salvarsi con il pds, non ha capito che lo sacrificheranno dopo le elezioni». Così, via Scalfaro. Prima di lui dall'empireo del nuovo partito popolare se ne erano andati tutti i vecchi capi de. Gli Andreotti, i Forlani, i Gava addirittura nel nuovo partito non hanno messo piede. E De Mita all'Eur deve accontentarsi di sedere in settima fila. I nuovi volti sono i Buttiglione, i Formigoni, i Gerardo Bianco, le Rosy Bindi, i Mattarella, i Cananzi e i Monticone. E sopra tutti c'è Martinazzoli che il capogruppo dei senatori, De Rosa, vede, malgrado le grandi rinunce dell'interessato, ancora candidato nelle prossime elezioni e ancora segretario dopo il congresso di maggio. Allora nuovi protagonisti, ma - questa è un'altra scoperta - la liturgia è sempre )a stessa. Non ci sono le correnti organizzate, ancora mancano le tessere, ma lo scontro nel partito come sempre avviene è sulle alleanze. Nella de il pomo della discordia era il rapporto con Berlinguer e con Craxi, nel partito popolare il dilemma passa sui nomi di Occhetto e di Bossi. E, come una volta, la de non sceglieva anche adesso il partito popolare sceglie sempre con «riserva». E questo perché in fin dei conti, il nuovo partito ha ereditato dalla de una grande nostalgia per il sistema «proporzionale» quello che garantiva la «centralità de». I comportamenti e la logica, almeno su questi argomenti, i «po¬ polari» li hanno mutuati per intero dal vecchio costume de. Martinazzoli, ad esempio, sul palco dell'Eur chiude la porta in faccia a Occhetto, ma poi nel «dopo comizio» a chi gli chiede il perchè di tanta durezza, risponde con un ecumenico: «Bisognava bilanciare». Già, «bilanciare», parola chiave nel lessico del nuovo partito popolare come lo era nella de: nel partito ci sono quelli che guardano al pds, magari per il «dopo-voto», come la Bindi e Mattarella, che debbono essere ((bilanciati» da quelli che guardano verso la Lega, come Buttiglione e Formigoni. Nè una «mini-scissione», ha cambiato tutto questo, quasi che nel nuovo partito la voglia di rimanere in bilico non sia delegata ai consensi che si hanno su questa o quella proposta, ma sia uno stato d'animo. E forse proprio questa ritrovata condizione fa uscire dall'Eur un De Mita entusiasta. «Martinazzoli - spiega - ha di nuovo le palle. La verità è che all'orizzonte non si vede nessuna maggioranza di governo, c'è solo una gran voglia di fare un'alleanza per ripristinare la proporzionale». Così alla fine è quasi, fatale, che nell'empireo del partito popolare, Martinazzoli finisca per essere in compagnia con i due volti che rappresentano le due opzioni presenti nel partito: Segni, il possibile premier del polo moderato, Romano Prodi, l'uomo dell'ipotetico accordo con il pds. Nella testa dei popolari è quasi un riflesso condizionato. Lo sanno bene i pidiessini e quelli di Ad, che per distogliere Martinazzoli e i suoi dal dialogo con la lega hanno cominciato a far circolare il nome di Prodi per il dopo Ciampi. E senza fatica tutto questo si ritrova negli amori e negli odi della platea dell'Eur. La Bindi parla quasi con disprezzo di quel Segni che «vuole essere il premier di tutte le leghe». Prodi, invece, per lei, come per Mattarella e per Bodrato, poteva già essere un ottimo successore di Martinazzoli (ma ha rifiutato) e adesso può tornare utile per un governo con il pds. Buttiglione, Formigoni e gli altri che guardano a Bossi, hanno occhi solo per Segni. «Ma deve andare avanti spiega Formigoni - altrimenti è finito. Quelli che guardano al pds hanno già pronto Prodi come presidente del Consiglio». Allora, come una volta nella de, nel nuovo partito c'è tutto e il suo contrario, Occhetto o Bossi, Segni o Prodi. Ma come farà il partito popolare a contenere tutto questo? Come faceva la de sperano i popolari: con l'aiuto della Chiesa, del Papa. ((Avete visto l'ultimo documento dei vescovi? - chiede sorridendo Maria Eletta Martini, ambasciatrice del partito popolare come lo era della de in Vaticano Anche questa volta il Papa ci ha benedetto». Augusto Minzolini AL BORSINO DEL PPI: CHI SALE E CHI SCENDE Mino Martinazzoli commosso al termine del discorso conclusivo

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