Bunuel un Goya schiavo d'amore

il caso. Ritrovata una sceneggiatura del '26 per un film sul grande pittore, mai realizzato il caso. Ritrovata una sceneggiatura del '26 per un film sul grande pittore, mai realizzato Bunuel, un Goya schiavo d'amore Un 'accesa passione per la Duchessa d'Alba La regina adultera, l'Inquisizione ridicolizzata NERGICO, spavaldo, trasgressivo e impegnato, ma sospinto da un Eros I che non conosce i ghigni MA I satanici del conterraneo Don Juan. Anzi, resta segnato dall'amour fou per la Duchessa d'Alba: questo il Goya in chiave surrealista di un Bunuel alle prime anni. Il film non fu mai realizzato e solo un anno fa è stata ritrovata la sceneggiatura inedita (ne pubblichiamo un brano qui a fianco) che a giorni arriverà in libreria (ed. Marsilio), seguita dalla nuova versione che nel 1938 l'autore di Belle dejour propose alla Paramount. Era il 1926. Sugli schermi parigini si succedevano star americane sempre più platinate, i western di Griffith, la serie di Fantomas, i primi Charlot, mentre in salette più defilate i cinefili seguitavano a estasiarsi davanti alla Musidora di Vampires, a Nosferatu, e ai cortometraggi surrealisti. A Parigi da un anno, dove collabora a Cahiers d'Art e alla Gaceta literaira hispano-americana, Bunuel si vede affidare dalla Junta Magna, per le celebrazioni del centenario della morte di Goya, nel 1928, l'incarico di scrivere e realizzare un film biografico sul pittore aragonese. Si documenta, ricorre a Marie Epstein per le questioni più tecniche, rivelandosi già molto attento al ritmo, e articola il film in tre parti - la giovinezza a Saragozza e il primo incontro con la Duchessa d'Alba, dama di corte della regina; la maturità artistica a Madrid e la relazione con la Duchessa fino all'allontanamento di lei dalla corte; la vecchiaia e l'esilio a Bordeaux. Privilegiando il rapporto amoroso, contrappone quello «assoluto» del pittore al frivolo adulterio della regina con un giovanissimo favorito e all'ansia possessiva di un ma/o brutale per la bella Primorosa, maja coraggiosa e proterva quanto la zingaresca Carmen, che invece ama Goya. Alla Madrid solare della Pradera in festa, tutta pervasa dalla gioia di vivere del suo popolo, alterna poi la città notturna, dechirichiana, il cui silenzio carico di mistero è propizio agli agguati. Non si conoscono le ragioni per cui la Junta rinunciò alla realizzazione. Ma in un Paese monarchico e cattolico, dove il re aveva appena appoggiato il colpo di Stato di Primo de Rivera, si poteva ridurre Carlo IV a fantoccio felice di collezionare corna di cervo o sospettare che a esiliare la Duchessa fosse stata Maria Luisa, regina smaniosa di lussuria, sco perta in flagrante? Oltre a insistere sul potere bieco dell'inquisizione, veniva pure ridicolizzata la maschia virilità nazionale. Per un film finalizzato alla propaganda e al grande pubblico, i riferimenti ai caprichos, più che alle grandi tele celebrative, e l'Eros conturbante prestato ai due amanti, dovevano poi apparire davvero poco adatti. Inquadrature della Duchessa e atmosfere che contribuiscono «a far socchiudere di piacere i suoi occhi, con un brivido di voluttà»; sguardi stregati di Goya, trepidanti quelli di lei, a suggerire «sensazione di benessere», «indolenza voluttuosa... estasi»; un primo piano delle loro mani che s'avvicinano e s'intrecciano a indicare «una vita indipendente, estranea alle convenienze e alle barriere»: il messaggio parla chiaro. Impulsi e desideri, sesso e Eros, sono comuni a regine, duchesse e popolane, uomini e donne. E poi, come spiegare il sognoincubo di Primorosa? Precipita in un abisso, planando come una piuma, per ritrovarsi in un monastero dove pugnala un sac- co di patate che si trasforma in Goya stillante sangue. Scena già tutta surrealista, prefigura i futuri capolavori, a cominciare da I-!Age d'or, tre anni dopo. Lo nota giustamente in prefazione Auro Bernardi, il quale individua situazioni ed elementi - occhi, rasoi, nuvole, immagini e strumenti liturgici - che anticipano la ben nota simbologia bunueliana. «Il progetto fu accantonato... fortunatamente», scrisse Bunuel alla fine della vita. In effetti, è molta la differenza con i futuri grandi film, ma non perché vi manchi la «lezione morale» del surrealismo assorbita negli anni 1927-1929, come sostiene Bernardi. Ouella già c'era e vien fuori dal sottile humour che sovverte pregiudizi e valori tradizionali. Vedi, tra l'altro, le allusioni alle debolezze del potere, o la statua della Madonna ab¬ bandonata sulla strada durante una processione che si trasforma in rissa. A fargli difetto, era semmai l'incertezza del linguaggio. Dopo Entr'acte di Picabia e René Clair, dopo Anemie cinema di Duchamp, mentre Man Ray progetta L'étoile de mer, in cui si sperimenta una nuova costruzione dell'immagine, Bunuel progetta un film sul filo della sintassi tradizionale che si legge molto volentieri come un racconto. Ma si sarebbe emancipato presto. Ricorda Sadoul che Breton, andato in avanscoperta a vedere L'age d'or che tutti definivano «surrealista», per organizzare una spedizione punitiva contro l'usurpatore, ne uscì così entusiasta che trasformò la manifestazione in una clamorosa difesa e acclamazione. Paola Decina Lombardi Troppo erotico e anti-monarchico: così il progetto per celebrare il centenario della morte dell'artista fu abbandonato sa d'Alba idicolizzata uo popottà nota, il cui mistero è . e a a e ua a ria, sco Oltre a e bieco niva puaschia virin film finaganda e al ferimenti ai Nell'immagine grande LuisFrancisco Goya, in alto la RFiori e vUn incontro contra le immagi Nell'immagine grande Luis Bunuel, qui sopra Francisco Goya, in alto la Regina Maria Luisa

Luoghi citati: Bordeaux, Madrid, Parigi