Moglie del pentito a letto col boss

Catania, era con un uomo di fiducia del clan Santapaola, catturato dai carabinieri Catania, era con un uomo di fiducia del clan Santapaola, catturato dai carabinieri Moglie del pentito a letto col boss Per punire il disonore del «tradimento» CATANIA NOSTRO SERVIZIO A letto con il nemico per punire il disonore di un pentimento mal sopportato. E' qualcosa di più di un semplice tradimento quello messo in atto da Maria Iannone, 29 anni, moglie del pentito di mafia Claudio Severino Samperi, l'uomo che ha messo in ginocchio il clan Santapaola. I carabinieri hanno trovato la donna in compagnia di Salvatore Pappalardo, 33 anni, uomo di fiducia della «famiglia» Santapaola. Pappalardo, braccio destro di Aldo Ercolano, considerato il nuovo capo di Cosa Nostra catanese, era latitante dal 17 dicembre scorso e dopo un blitz scaturito proprio dalle dichiarazioni di Samperi, quando fu colpito da uno dei 158 ordini di cattura emessi per l'operazione «Orsa Maggiore». La donna è stata arrestata per favoreggiamento. Per i militari che hanno fatto irruzione in una casa del quartiere Canalicchio di Catania ò stata una sorpresa trovare la moglie del pentito accanto al ricercato. Maria Iannone era stata trasferita da alcuni mesi in una località segreta assieme al marito e ad altri famigliari. Una misura precauzionale disposta dal ministero di Grazia e giustizia dopo che Samperi, ex affiliato del clan catanese, aveva deciso di saltare il fosso svelando i retroscena dei fatti di mafia più inquietanti degli ultimi anni. Ma la scelta di collaborare con la giustizia non è stata condivisa dalla donna, che negli anni dello strapotere mafioso aveva toccato con mano ricchezza e rispetto grazie alla posizione di prestigio acquisita dal marito nell'ambito dell'organizzazione criminale. «Meglio essere la donna di un boss rispettato piuttosto che la compagna di un condannato a morte dalla mafia» ha pensato Maria Iannone. Da qui la decisione di abbandonare il marito per cadere nelle braccia di un «vero» uomo d'onore, quel Salvatore Pappalardo - cugino di Samperi ma suo nemico giurato - considerato dagli investigatori l'anello di collegamento tra la mafia catanese e la 'ndrangheta calabrese. La decisio¬ ne di Maria Iannone sarebbe stata rafforzata anche da uno sgarbo subito: durante il trasloco «forzato» dalla Sicilia ad un rifugio segreto di tutti i famigliari del pentito, Claudio Severino Samperi ottenne dalle autorità il permesso di portare con sé anche l'amante. Ai giudici il pentito Samperi ha raccontato che fu proprio Pappalardo a offrirsi volontario quando il vertice della mafia decise di uccidere l'ispettore di polizia Giovanni Lizzio, perché aveva alcuni conti in sospeso. Giovanni Lizzio, Ispettore della sezione antiestorsioni della questura di Catania fu ucciso con numerosi colpi di pistola alla testa e al torace da due sicari in motocicletta con il volto co¬ perto da caschi che gli spararono mentre con la sua automobile, una Alfa Romeo 75, era fermo a un semaforo. Lizzio, sposato e padre di due figlie, di 21 e 17 anni, prima di prestare servizio nella sezione antiestorsioni era stato per 10 anni nella squadra mobile di Catania. L'ispettore fu ucciso durante un vertice dei prefetti della Sicilia orientale - presieduto dall'allora prefetto di Catania, Domenico Salazar, che attualmente dirige il Sisde - per mettere a punto l'operazione antimafia dell'esercito «Vespri Siciliani». Fu comunque escluso che potesse esservi un nesso tra l'omicidio e il vertice e si cominciò a indagare sull'attività dell'ispettore e in particolare su quel¬ la più recente, che aveva condotto ad alcune grosse operazioni contro il racket delle estorsioni. Proprio per questo, come i magistrati hanno appreso anche da vari pentiti, Nitto Santapaola decise l'uccisione di Lizzio. A richiedere l'esecuzione sarebbe stato Giuseppe Pulvirenti, detto «'u Malpassotu», allora latitante, per vendicarsi dopo essere stato condannato in contumacia per estorsione al termine di un'indagine condotta da Lizzio I carabinieri stanno anche verificando se Pappalardo abbia avuto un ruolo nell'attentato che distrusse nel novembre del 1992 la villa di Pippo Baudo. Nicola Savoca Il boss Nitro Santapaola

Luoghi citati: Catania, Sicilia