Bossi ora «diffida» Berlusconi «Non credo di fare il padrone»

6 Le alleanze elettorali saranno decise martedì, lunedì il «tessitore» Maroni incontra ancora Segni Bossi ora «diffido» Berlusconi «Non credo di fare il padrone» MILANO. Un bacio alla sposa c un calcio a Silvio Berlusconi. Umberto Bossi fiuta un'aria strana, diffida, e prima di sparire per la due giorni di luna di miele detta le sue condizioni. E una: «Il padrone della Fininvest non deve pensare di fare il padrone del Polo della Libertà!». E due: «Il Polo non deve limitarsi all'anticomunismo». E tre: «Berlusconi attento, il Polo della Libertà non è conservazione!». E quattro: «Se qualcuno pensa di usare la Lega per salvarsi dalla morte politica si sbaglia». E cinque: «La Lega Nord non sarà mai disponibile a un quadripartito riciclato». E sei: «Un'alleanza con il ppi di Martinazzoli non la potremo mai fare!». Questa diffidenza, e questi calci, Bossi non li spiega più di tanto. L'altra notte, la notte prima del matrimonio, l'ha passata al telefono con un sospetto sempre più forte: non è che all'ultimo momento Berlusconi sgarra e si mette d'accordo con Martinazzoli e Segni? Non è che qualcuno sta pensando a un trappolone contro la Lega? Roberto Maroni, il suo unico ambasciatore nelle trattative liberal-democratiche, questo rischio non lo ha avvertito. Ma Bossi vuol essere più che sicuro: «Maroni è andato, ha trattato, ma alla fine chi decide ò la Lega». Bossi e il suo consiglio federale decideranno martedì prossimo: «Parlerò lì e solo lì». Secondo l'agenzia AdnKronos, Bossi e Berlusconi avrebbero avuto giovedì «un lungo colloquio, tema ovviamente le alleanze elettorali». E' da questo contatto che sarebbero nate le diffidenze bossiane? Pare di no, perché in serata sia Lega che Forza Italia hanno smentito il «colloquio». E allora, con le sue condizioni, pare che Bossi voglia avvicinarsi al tavolo della trattativa. «Quando le nespole saranno mature andrò», aveva detto mercoledì. La data per la presentazione di candidati e liste si fa sempre più vicina, le nespole sono quasi mature, e Bossi vuole presentarsi al tavo¬ lo seguendo la linea del congresso leghista di Assago. «Siamo noi il mattone fondante del Polo della Libertà!», torna a ripetere Bossi. Noi e non Berlusconi. Noi e non Segni, che un mese fa era «quel signor Pirletti» e una settimana fa «il premier naturale del polo libcral-democratico». Prima di sottoscrivere accordi definitivi in vista delle elezioni vuol esser certo che i compagni di strada siano «davvero interessati ad un'autentica svolta». Che «non si limitino all'anticomunismo», ma riconoscano che la Lega «si batte per la libertà dei popoli del Nord». Per Bossi, meglio sarebbe che Forza Italia, come gli ex neocentristi de, si occupasse piuttosto dei voti da strappare al Sud, quei voti che potrebbero finire ai missini. Le preoccupazioni di queste ore sono tutte di Bossi. Ieri sera, dopo il brindisi al matrimonio, Maroni non si è detto né pessimista né diffidente. «Lunedì Berlusconi, collegato da Arcore, dovrebbe partecipare alla trasmissione Milano-Italia per annunciare se si candida oppure no. Per martedì ho già un appuntamento con i suoi uomini per definire collegi e can¬ didati». Martedì, il giorno del Consiglio federale leghista. Quando anche Bossi dovrà sciogliere le sue riserve, le sue diffidenze: «Io non ho ancora sentito nessuno, ma se è un Polo del kaiser, una marmellata da quadripartito riciclato, alla Lega non interessa», era una delle sue argomentazioni nelle telefonate notturne. Non basta l'anticomunismo, non bastano le belle parole: «Noi, la Lega, valuteremo!». E basta con il polo «moderato», perché a Bossi «la parola moderato mi fa venire in mente uno che sta per andare a letto con la papalina in testa, mentre noi siamo gente da battaglia!». Lunedì, a Roma, Maroni incontra Segni. Bossi sarà ancora in viaggio di nozze, rientrerà la sera in tempo per accendere la tv e ascoltare Berlusconi da Arcore. Vuole essere certissimo, prima di firmare l'accordo, e la diffidenza lo porta sempre a quell'interrogativo: e se all'ultimo momento cercano di lasciarci fuori, se Berlusconi va con Martinazzoli e Segni? «Ma sappiano che la Lega è sempre pronta ad andar da sola». Giovanni Cerniti ^"v'° Berlusconi, patron della Fininvest e promotore di «Forza Italia»

Luoghi citati: Arcore, Assago, Milano, Roma