Metà America esulta con lei di Paolo Passarini

F Metà America esulta con lei I sostenitori fuori dall'aula: ce la farai TRA SHOW E ORRORE F WASHINGTON REE Lorena», Lorena libera, «El Salvador es con tigo», Gesù è con te. Niente e nessuno, neppure il Grande Gelo dei giorni scorsi, è riuscito a tenere Nina Gutierrez lontano dallo spiazzo antistante il tribunale. Nulla ha piegato la volontà di Gladys Orrala, né di José Limon, né di altre centinaia di ispanici, tutti qui per lei, Lorena Gallo Bobbitt, nata in Ecuador, cresciuta in Venezuela e approdata nel mondo libero per trovare un marine che la sfotteva per il «culo basso» e quasi certamente la picchiava. Hanno fatto turni, hanno intrapreso complicati giri di metropolitana, organizzato staffette di autobus per essere tutti a Manassas, città della Virginia finora austeramente nota per un'importante battaglia della Guerra Civile e oggi diventata famosa nel mondo per quella «fetta d'America» proditoriamente recisa e per un lazzo secondo il quale «gli uomini di Manassas adesso dormono tutti a pancia in giù». Gli ispanici sono stati gli unici a difendere Lorena fino alla fine. Altri hanno barcollato. Con John Wayne Bobbitt, il Marine di un metro e 80 per 88 chili, il proprietario della «fetta d'America», si sono schierati apertamente in pochi. Tutti hanno capito che è manesco e anche scemo. Ma i due grandi campioni della lotta contro il «politically correct», i due grandi guru radiofonici della destra conservatrice e della sinistra permissiva e sporcacciona, Rush Limbaugh e Howard Stern, non si sono fatti scappare l'occasione. «Le femministe dicono: è più importante la vita di Lorena che il pene di Bobbitt. Io rispondo: per Bobbitt è più importante una vita con il pene», ha tuonato, trovando ospitalità provvisoria su «Newsweek», il predicatore laico Limbaugh, per ascoltare il quale gli uomini vanno a mangiare in salette riservate di steak-house dota¬ te di radio con altoparlante. Howard «il Maiale», il porno-disk-jockej che ha scandalizzato l'America con il suo vendutissimo libro «Parti private», ha invitato John Bobbitt nel suo show come giurato di un concorso di bellezza e gli ha anche fatto trovare un'amica compiacente. «Ci ho provato con lei l'ultimo dell'anno, ma...», ha detto il Marine confessando un'altra deludente cilecca. Per John, Stern ha raccolto 250 mila dollari e, in cambio, gli ha chiesto: «Dai, facci vedere la cicatrice in tv». Persino uno come John Bobbitt si è schermito. Gli uomini, gli altri uomini, hanno preferito schierarsi con John come maggioranza silenziosa. Fatto curioso, hanno fatto lo stesso anche le donne. Del caso hanno parlato tutti e anche i bambini a scuola, per minacciarsi, usano il verbo «bobbitize». Ma pochi hanno preso apertamente posizione. Le femministe, dopo qualche iniziale eccitamento, si sono defilate. Più precisamente, si sono silenziosamente spaccate. A molte non piace che l'attenzione si sia fatalmente spostata da un aspetto femminile, la moglie maltrattata, a uno maschile, il coso reciso. Le nuove femministe alla Naomi Wolf, quelle che non odiano il maschio in quanto tale e si professano felicemente eterosessuali, non hanno apprezzato il gesto «strettamente punitivo» di Lorena. «Non era in immediato pericolo, se voleva proteggersi poteva legarlo», ha detto Wolf. Solo le femministe che alzano i cartelli con su scritto «Dyke is wonderful», lesbica è bello, hanno inneggiato alla giusta punizione inflitta allo «strumento di tortura». Per il resto, molte battute, ma poche reali discussioni su un caso che ha colpito l'immaginario di molti, incarnando paure ancestrali. Il caso Bobbitt non è mai riuscito a diven¬ tare un'occasione di scontro tra uomini e donne, terreno di discussione sul problema del rapporto tra i sessi. E' rimasto fino alla fine la storia di un brutto matrimonio tra due persone immature. Assolvendo una donna che, piuttosto che ricorrere alla legittima difesa, ha praticato una vendetta differita, la giuria può avere aperto la strada a molti orrori, ma ha punito il razzismo di un marine bianco idiota contro una piccola isterica sudamericana. E' stata una grande giornata per Nina Gutierrez. Paolo Passarini