«Le rapine sono in culo» di Giampiero Paviolo

«Le rapine sono in culo» Così il fisco pesa sui negozianti C'è anche una tassa per ilfrigorifero Tasse, imposte, adempimenti gratuiti solo in teoria: «La pressione del fisco è ormai insostenibile» sostiene Pino De Maria, anima della protesta di ieri. Ha ragione? Esagera? Facciamo quattro conti, senza la pretesa di infilarci in una cassa, quella del commerciante, dove nemmeno lo Stato riesce a vederci chiaro. Il nostro «campione» è un negoziante specializzato in generi alimentari, aiutato dalla moglie, lavora in un locale di 70 metri in zona semi-centro. Reddito dichiarato: 40 milioni l'anno. Su questa cifra pagherà all'incirca 9 milioni di Irpef e tassa della salute. Vediamo cosa ha sborsato a monte, in cifre annuali. Iniziando dagli spiccioli: 100 mila lire per la tassa di concessione della partita Iva; 20 mila lire per bollatura e vidimazione registri; 2000 lire per ogni documento o fattura esenti Iva. Ed eccoci alle tasse di concessione governativa: quella fissa è di 270 mila lire. Le altre dipendono dai beni strumentali del negoziante: un frigorifero costa 120 mila lire, l'autorizzazione sanitaria per la vendita di prodotti caseari 109 mila lire, l'uso di un ascensore 94 mila lire. Il nostro «campione» ha scorte di magazzino? E' pronta l'imposta sul patrimonio delle imprese: 250 mila lire. Passiamo alla pressione fiscale del Comune. Il negozio in proprietà ò assoggettato al pagamento dell'imposta sugli immobili. Nel nostro caso il valore catastale è vicino ai 250 milioni, che corrispondono al versamento di un milione e mezzo. L'aliquota applicata da Torino è al massimo livello (6 per mille sul valore catastale) e sarà certamente confermata nel bilancio di previsione che la giunta varerà in febbraio. La tassa raccolta rifiuti incide per 11.375 lire il metro quadrato, che nel nostro caso porta a un totale di 800 mila lire. L'Iciap del nostro «campione» ammonta a 586 mila lire. Poi c'è la Tassa di occupazione spazi ed aree pubbliche, Tosap per i pochissimi amici. Una tenda di 10 metri quadrati costa 889 mila lire, se le cassette di frutta e verdura occupano parte del marciapiede è obbligatorio versare 92 mila lire il metro quadrato. Infine le insegne, che hanno scatenato la protesta di questi giorni. Per finire citiamo il contributo fisso all'Inps, compreso nella tassa della salute: 2 milioni e 690 mila lire. Ma è davvero finita? No, e per due buoni motivi. Il primo è che molto spesso il negoziante è proprietario di un furgone. Che comporta spese di natura prettamente fiscale: bollo e benzina. Secondo motivo: il costo del commercialista. In questo caso la cifra dipende dal numero di consulenze richieste. Perché, oltre a imposte e tasse, c'è un lungo elenco di obblighi imposti dalle legge, che lasciano due sole alternative: o si curano in prima persona (ma la perdita di tempo è notevole) o le si affidano ad altri. Pagando, naturalmente. Nel caso del nostro «campione» il libro delle scadenze si compone di 70-75 voci, escludendo quelle comuni al cittadino non commerciante. Ed ogni voce non comporta soltanto un assegno da staccare: è soprattutto una data da tenere a mente per evitare spiacevoli conseguenze. Decisamente troppe. Al di là dell'effettiva consistenza del reddito o degli evasori che certamente s'annidano in questa categoria, come in tutte quelle iscritte nel vasto mondo delle libere professioni. Giampiero Paviolo Il vicepresidente Ascom De Maria

Persone citate: De Maria, Pino De Maria

Luoghi citati: Torino