Cresce la pattuglia italiana nell'hit parade delle prime 500 aziende d'Europa
Cresce la pattuglia italiana nell'hit parade delle prime 500 aziende d'Europa Cresce la pattuglia italiana nell'hit parade delle prime 500 aziende d'Europa Più tricolori le pagelle Financial Generali prime della classe ROMA. Gente che va, gente che viene. Non è un remake del film «Grand hotel», ma la classifica di Financial Times, il «verbo» dell'economia britannica, che ha compilato le sue pagelle 1993 per le prime cinquecento società europee. Sorpresa delle sorprese: l'Italia guadagna terreno tra le rivali del vecchio continente grazie all'impennata dei prezzi azionari e ai consistenti aumenti di capitale. Nella «top 500» del Financial (guidata in assoluto dal gruppo petrolifero anglo-olandese Royal DutchShell) ci sono infatti 25 aziende italiane, un risultato brillante se si pensa che, nel 1992, la pattuglia tricolare contava solo diciannove nomi. Tra queste «veterane» sedici hanno migliorato notevolmente le loro posizioni e tre hanno compiuto un balzo tale da farle salire cento posti più in alto nell'hit parade del quotidiano della City basata sulla capitalizzazione delle società. Tra le venticinque italiane d'oro ci sono sei matricole: Fondiaria, Olivetti, Parmalat, Rinascente, Italcable e Assitalia. Quattro, invece, le escluse: Ferruzzi finanziaria, Finanziaria agroindustriale, Banca popolare di Bergamo e Banco Lariano, che fino a due anni fa facevano parte del «club» del cinquecento. Ma vediamo come si sono piazzate queste italiane prime della classe: in testa a tutte le Generali, il gruppo assicurativo che con una capitalizzazione di 18 mila 347,3 milioni di dollari, è salito dal 23° al 20° posto della graduatoria. Staccata, ma con una performance da campione, la Sip, (capitalizzazione di 11 mila 512 milioni di dollari) che occupa la 43a posizione, ma c'è arrivata volando, visto che nel '92 era al 149°. Non è da meno la Stet, rimbalzata dal 138° al 65° posto. Performance di razza anche per Fiat, salita dal 94° all'85° gradino, Alleanza, dal 133° al 90°, Ras, dal 283° al 163° e Mediobanca, dal 186° al 168°. Più in giù la Banca Commerciale, che dalla 250a posizione si è arrampicata a quota 219. Guadagna terreno anche la «sorella» Credit, approdata al 256° posto dal 2610 in cui si trovava nel 1992. Prima fra le debuttanti è Fondiaria, che entra in classifica al 270° posto. Bello sprint per la Sai, che lascia quota 417 per galoppare al 309° posto. Salgono anche Italgas, dal 360° al 324°, e Pirelli, dal 356° al 348°. Va alla grande la Toro, con un rush che l'ha portata dalla 429a alla 359a. Poi c'è il ritorno della Olivetti, esclusa nel 1992 e rientrata l'anno scorso nelle «top 500», al 363° posto. Corsa in avanti pure per Gemina, passata dal 398° al 364° posto, e Sirti, dalla 456a alla 383a piazza. Nella pattuglia delle matricole, staccate dalla loro leader Fondiaria, ecco Parmalat, Rinascente, Italcable e Assitalia guadagnarsi rispettivamente il 382°, il 458°, il 460° ed il 499° posto. A dare il punto di equilibrio è l'Ifil, che conserva la 457a posizione. Poi quelli che restano nel gotha, ma soffrendo: il Banco ambrosiano veneto, retrocesso dalla 348° al 400° posto, e la Sme, che scende dalla 323a alla 429a posizione. C'è l'ha fatta, ma di poco, la Montedison che è riuscita a frenare al 468° posto la sua vertiginosa caduta, partita dal 234°. Fin qui i numeri. Ma come commentano i «guru» del Financial Times i risultati delle aziende italiane? «Innanzitutto - dicono - il mi¬ glioramento è dovuto alla crescita dei prezzi azionari e ad alcuni grossi aumenti di capitale». Poi lo sprint di Piazza Affari ha avuto come carburante il ribasso dei tassi d'interesse e a stimolare il mercato azionario è stato anche il programma di privatizzazioni. Più tricolore nella classifica di Financial Times, ma c'è un problema: le società italiane, fatta eccezione per Fiat e Generali, restano poche e scarsamente patrimonializzate in un mercato di giganti. Tutte insieme le venticinque nostre aziende dell'hit parade europea valgono 84,7 miliardi di dollari, ovvero un decimo di quelle britanniche. E questo divario non ci consente di andare oltre il settimo posto nella graduatoria per Paesi: alle spalle della Spagna. Vanni Cornerò Il presidente delle Generali Coppola di Canzano Il «leone» di Trieste è la prima compagnia italiana nella classifica del Financial Times
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