S. Patrignano, un nuovo ko per Muccioli

$. Patrignano, un nuovo ko per Muccioli Delitto Maranzano, il magistrato sostiene: ha dato vita a un reparto punitivo e tollerato le violenze $. Patrignano, un nuovo ko per Muccioli IIfondatore della comunità rinviato a giudizio: omicidio colposo RIMINI. Omicidio colposo. Con questo nuovo capo d'accusa dovrà, ora, confrontarsi Vincenzo Muccioli per la morte di Roberto Maranzano. E con lui, alla sbarra, è l'intero «sistema San Patrignano», ovvero quell'insieme di metodi organizzativi e terapeutici su cui si fonda la comunità di recupero più grande d'Europa. Il colpo di scena nella prima udienza davanti al gip. Il procuratore della Repubblica, Franco Battaglino, ha infatti ritenuto di dover aggiungere questo nuovo capitolo alla tormentata vicenda. Per quale motivo? «Per aver dato vita - si legge nella richiesta di rinvio a giudizio - all'interno della comunità a un reparto punitivo nel quale si sarebbe potuto e dovuto fare uso di mezzi di costrizione al fine di ottenere non solo il distacco dalla droga, ma il rispetto di regole severe». E ancora: «Tollerando che nell'ambito di quel sistema venissero commessi alti di violenza fisica o morale e comunque omettendo qualsiasi controllo ondo evitare eccessi». Non solo, a carico di Muccioli c'è anche la scelta di mettere a capo del settore macelleria il catanesc Alfio Russo, principale imputato per là morte di Roberto Maranzano, ammazzato a calci e pugni il 5 maggio del 1989, proprio nei locali della porcilaia. E' uno degli elementi della nuova accusa, visto che il p.m. descrive Russo come «una persona con profonde turbe psicologiche di carattere violento e aggressivo, tanto da essere stato ricoverato in ospedale psichiatrico». E aggiunge: «Una persona che della violenza aveva fatto un sistema terapeutico». La nuova accusa si aggiunge a quella di favoreggiamento in omicidio volontario e in occultamento di cadavere. Ma, nel contempo, sposta l'oggetto del processo nei confronti di Muccioli. Non è più così importante decidere quando e come lui ha saputo del delitto. Bensì capire se il reparto macelleria era veramente un settore punitivo e se questo rientrava o meno nell'organizzazione complessiva della comunità. «Più si riguardano gli atti, più si comprendono», ha spiegato il p.m. Franco Battaglino. E ha legato la sua scelta alla perizia psichiatrica del prof. Angelo Battistini che dipinge Alfio Russo corno una persona da sempre violenta, oltreché semincapace d'intendere e volere. Ma anche alla sentenza della Cassazione che aveva motivato l'annullamento della precedente condanna di Muccioli facendo riferimento allo «stato di necessità». Eppure, a diversi anni di distanza, c'era ancora la possibilità per Alfio Russo d'imperversare nel settore macelleria, grazie a quella che la perizia psichiatrica definisce «una tacita collusione tra Muccioli, la comunità e Russo nel non approfondire e discutere i metodi "rieducativi" in uso nel settore». Il fondatore di San Patrignano sarà ascoltato dal gip Vincenzo Andreucci il 5 febbraio, mentre per il 23 dello stesso mese è fissato il processo nei confronti di sette degli otto imputati per l'omicidio, con il rito abbreviato. Compreso quel Franco Grizzardi che ieri sera ha cambiato versione a Rete 4: «L'assassino non è Alfio Russo bensì Lorenzo Lorandi». Ovvero il pentito del caso Maranzano, ma questa versione, già nota ai magistrati, non è stata confermata da nessuno degli altri imputati. Muccioli, che è apparso molto segnato, ha affidato la sua protesta a una nota scritta: «La nuova accusa è completamente destituita di fondamento e per questo mi ha sconcertato e angosciato. Ha già sortito effetto sullo scia¬ callaggio che a diversi livelli, politici ed economici, esiste attorno a San Patrignano. Abbiamo ancora ricevuto fax e telefonate che richiedevano compensi minacciando articoli, libri o testimonianze. Dopo vent'anni spesi gratuitamente al servizio dello Stato, non pensavo di essere così totalmente scoperto, come dimostrano lo illazioni che vorrebbero rendermi complice di un fatto che non solo depreco, ma che da quando ne sono venuto a conoscenza, ha determinato una piaga insanabile nella mia vita». Luigi Luminati i Vincenzo Muccioli entra nell'aula del i tribunale accompagnato da un ispettore di polizia Rita Maranzano, sorella del tossicodipendente ucciso, ha strappato l'assegno di 50 milioni che la comunità le aveva dato a titolo di «risarcimento»

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