Una scossa anche per Clinton di Lorenzo Soria

Il Presidente piomba nella città in macerie mentre la terra riprende a tremare Il Presidente piomba nella città in macerie mentre la terra riprende a tremare Una scossa anche per Clinton E la folla di Los Angeles gli grida: «Aiutaci» LOS ANGELES NOSTRO SERVIZIO Appena scoppiato il terremoto, lunedì mattina, Bill Clinton aveva fatto sapere che non sarebbe venuto, che non voleva intralciare con la sua presenza i lavori di soccorso e ricostruzione. Ma 48 ore dopo era qui, a mostrare il suo appoggio morale e a ispezionare i danni allo persone e alle strutture. O, come diranno i cinici, a farsi vedere nello Stato che ha il più alto numero di voti elettorali c che sarà determinante nella corsa al '96. E' sbarcato a Burbank nel cuore della San Fernando Valley dove il terremoto ha colpito più duro. Camicia azzurra senza cravatta e occhiali da sole, la sua prima tappa è stata un raccordo crollato sulla Simi Valley Freeway, dove alle 11,50 ha sperimentato di persona l'effetto di uno scossone che misurava forza 4, poi di un altro da 5,1. Attimi di paura, il Presidente è stato portato in salvo in un capannone. Poi ha osservato le caso di appartamenti a Northridge crollate sotto il colpo delle scosse, si è stupito di fronte a un cratere generato dalle esplosioni delle condutture del gas e ha compiuto il rituale bagno di folla in mezzo a cartelli che dicevano «Bill, help us». E il Presidente ha assicurato che metterà a disposizione miliardi di dollari per la ricostruzione. Lontano dal corteo di limousine presidenziali, la città di Los Angeles tornava a una qualche sorta di normalità. Anche se molti restano chiusi, negozi supermercati e uffici hanno riaperto. Ma centomila abitazioni sono ancora senza luce, un numero imprecisato è senza gas, l'acqua non è ancora potabile e potrebbe venire razionata. Col passare delle ore, si scopre poi che i danni alle persone e alle strutture sono più grandi di quanto pensato in un primo momento. Intanto, il numero delle vittime è salito ufficialmente a 42. Gli ultimi sono una coppia di anziani morti di crepacuore. Dalle macerie dell'appartamento in Reseda Boulevard, quello che è stato ridotto da tre a due piani, è stato poi estratto un altro corpo, portando così il numero delle vittime, solo qui, a 16. A parte i ponti e gli edifici che hanno subito i danni più spettacolari, ci sono poi migliaia e migliaia di negozi, uffici, abitazioni che hanno avuto crepe, la rottura del camino, lo spostamento di mura strutturali. E col passare delle ore il danno, in termini economici, continua a crescere. Cento delle 750 scuole del distretto scolastico, pei" esempio, risultano danneggiate. Anche la notte tra martedì e mercoledì è stata segnata dal ritmo esasperante degli scossoni di assestamento. Ogni volta, il solito rituale. Ci si alza dal letto, si corre verso gli stipiti delle porte, si riuniscono i bambini e, inevitabilmente, viene da pensare se il peggio è passato o deve ancora venire. Si calcola che almeno trentamila persone abbiano ancora dormito all'aperto, per scelta o perché impossibilitate a tornare nelle proprie abitazioni. Quindi c'è il danno alle freeways, arterie e polmoni di una città fondata sull'automobile. Quattro di esse sono state chiuse e per milioni di pendolari abituati, in condizioni normali, a passare ore in automobile, andare e tornare al lavoro è diventata un'avventura interminabile e spesso esasperante. In uno spettacolo che ha del surreale, enormi macchine stanno buttando giù pezzi di ponti e sopraelevate. Ma se ventiquattr'ore dopo la scossa della 4,31 di lunedì mattina erano già al lavoro, adesso pare che, per il ritorno alla normalità ci vorranno non sei, ma dodici mesi. E così, in un'altra dimostrazione di quanto un terremoto può cambiare la vita di una città, milioni di persone che per anni hanno resistito all'idea di abbandonare le loro amatissime automobili, adesso si sono riversate su treni, metropolitane e altri servizi di trasporto. In un altro segno di ritorno alla semi-normalità, hanno riaperto le porte anche gli studios cinematografici, incluso il parco di divertimenti della Universal. Ma «earthquake», che riproduce l'effetto di un terremoto di forza 8,3, è rimasto chiuso. «Abbiamo deciso così in segno di rispetto verso la comunità», ha spiegato un portavoce. Lorenzo Soria

Persone citate: Bill Clinton, Clinton, Simi

Luoghi citati: Burbank, Los Angeles