I'ultimo ko del padre-padrone di Fra. Gri.
I/ultimo ko del padre-padrone I/ultimo ko del padre-padrone Ascesa e caduta di un fedelissimo de ROMA. In fondo, Franco Viezzoli non se l'aspettava proprio questa tegola. Un vero colpo di scena, questi arresti domiciliari, per un capitano di lungo corso come lui, presidentissimo dell'Enel dal lontano 1987, già padre-padrone della Finmoccanica dal 1976, imprenditore di osservanza democristiana come pochi. A 69 anni, Viezzoli si preparava per una nuova avventura nel mondo delle Partecipazioni statali: la quotazione in Borsa, la trasformazione dell'Enel in spa, il rinnovo integrale del consiglio di amministrazione. Ottimi risultati, ma certo che non possono compensare la delusione di qualche anno fa, quando il nome di Viezzoli era in corsa per la presidenza dell'Iri. Lo bruciò sul l'ilo di lana l'andreottiano Franco Nobili. Viezzoli, pensava di averla chiusa questa partita di Gioia Tauro. E' da tre anni che si trascina il tormentone della centrale. Da quando, agli inizi del 1990, Sica mette sotto osservazione gli appalti calabresi dell'azienda. Il commissario antimafia è il primo a sospettare un'infiltrazione mafiosa nell'affare. Poi arriva a indagare Agostino Cordova. E subito sono scintille. In estate, il can¬ tiere viene messo sotto sequestro con un maxi-blitz di 200 carabinieri. Per fortuna di Viezzoli, ci mette rimedio il giudice «ammazzasentenze» Corrado Carnevale, che dissequestra tutto e bacchetta come suo solito i colleghi. A quel punto, però, lo scandalo è esploso e se ne interessa la commissione parlamentare Antimafia presieduta dal senatore Gerardo Chiaromonte. Viezzoli si presenta ai commissari e sia pure in democristianese stretto ribatte alle accuse. «L'Enel - dice - è del tutto estraneo alle problematiche relative all'ipotizzato reato di associazione mafiosa che vedrebbe coinvolti gli appaltatori». Gli contestano che ci sarebbero delle regole stringenti sui subappalti, ma l'Enel non le ha osservate. Lui risponde a muso duro: «L'ente, in quanto ente pubblico economico, agisce in regime privatistico. Non è sottoposto alla normativa che regola gli appalti pubblici». Non convincerà, però, quella audizione di Viezzoli. E subiranno una dura bacchettata, l'Enel e Viezzoli, da Chiaromonte. «La commissione - scrive il presidente - ritiene che non possano esistere norme interne per gli appalti che contraddicano le norme generali in materia e l'impegno dello Stato». [fra. gri.]
Luoghi citati: Chiaromonte, Gioia Tauro, Roma
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