«La mafia degli appalti lavorava per l'Enel»
Centrale di Gioia Tauro: arrestato il presidente Viezzoli, decapitato il vertice dell'Ente Centrale di Gioia Tauro: arrestato il presidente Viezzoli, decapitato il vertice dell'Ente «La mafia degli appalti lavorava per l'Enel» Accusato di omesso controllo, falso, abuso d'atti d'ufficio Coinvolti nell'indagine 79 dirigenti e imprenditori ROMA. Sulla carta, tutto in redola. L'Enel pagava, grandi società nazionali costruivano, la gente di Gioia Tauro lavorava e intanto cresceva la grande centrale elettrica da duemila miliardi. Poi i giudici hanno capito il vero ruolo delle società di subappalto, quelle a «partecipazione mafiosa». Così, ieri, la magistratura di Palmi ha mandato i carabinieri al domicilio dell'intero stato maggiore dell'Enel, di molti costruttori privati, della grande cooperativa Ccc, e dei capi della mafia calabrese. Esponenti dei clan Piromalli, Albanese e Pesce sono finiti direttamente in galera. Arresti domiciliari per Franco Viezzoli, 69 anni, presidente dell'Enel, grand commis dell'industria pubblica. Viezzoli è accusato di diversi reati, che vanno dalla turbativa d'asta all'abuso d'ufficio, al falso, all'omesso controllo. E non ò finita qui, a giudicare da quanto dicono gli investigatori: tra l'Enel e le imprese mafiose, ci sarebbero le mediazioni inconfessabili di politici locali e nazionali. Ora si indaga su presunte tangenti. Molti nomi, in questa inchiesta, sono ancora coperti da omissis. Ci saranno sorprese. Ma che ci fossero di mezzo le tangenti, lo si è pensato subito dopo che hanno arrestato Lorenzo Panzavolta. Per il manager della Calcestruzzi, gruppo Ferruzzi, che diede il via all'inchiesta su Primo Greganti, è l'ennesimo arresto. Il terzo in un anno. Come si sa, d'altronde, Panzavolta sapeva bene come farsi largo nel mondo degli appalti Enel. E secondo i magistrati Panzavolta avrebbe fatto rivelazioni sullo scandalo ai giudici di Milano. Quanto a Gioia Tauro, sono anni che si indaga su quel megacantiere. Cominciò Domenico Sica, nel 1990, quando era Alto commissario antimafia. Proseguì Agostino Cordova, capo dalla procura di Palmi. I carabinieri della zona ricevono e smistano denunce (la prima fu del Wwf) da anni. La Commissione parlamentare antimafia, sempre nel 1990, dedicò a questo appalto addirittura uno speciale rapporto. E poi, nell'estate del 1990, ci fu un duro braccio di ferro tra i giudici calabresi che misere sotto sequestro il cantiere e la Cassazione (prima sezione penale, presidente Corrado Carnevale) che dissequestrò. Una storia infinita, insomma. Ma adesso il meccanismo sembra chiaro: «Gli appalti - spiegano gli inquirenti - se li sono aggiudicati le grandi imprese con gare "pilotate". Immediatamente dopo, sono entrati nel gioco i mafiosi che hanno monopolizzato i subappalti». Naturalmente, sul piano formale, tutto andava bene. I subappalti venivano forniti da società intestate a prestanome che ostentavano un regolare certificato antimafia. I giudici di Palmi, nel caso di Gioia Tauro, hanno svelato un festival di reati contro la pubblica amministrazione. Hanno spiegato: «La perpetrazione era agevolata dalla corruzione politica e partitica: si sono stravolti totalmente i principi della libera concorrenza sul mercato, si è sprecato enormemente il denaro pubblico, si è messo in pericolo l'ambiente». Complessivamente sono settantaquattro le persone indagate. Oltre a Viezzoli, all'Enel risultano coinvolti il vicepresidente Guido Gallizzioli, l'ex direttore generale Alberto Negroni, il consigliere Valerio Bitetto, altri consiglieri di amministrazione, l'intero staff tecnico che eseguì la progettazione. Tra gli imprenditori, oltre Panzavolta, sono finiti agli arresti domiciliari Giuseppe Francesco Ietto, Aldo Bonifati, Vincenzo Ruggiero, Emilio Logozzo. E poi Gioacchino Piromalli, boss mafioso della piana, più alcuni altri affiliati al clan. Risulta indagato anche l'ex sindaco, il repubblicano Giuseppe Strangi, che era a capo dell'amministrazione quando alcuni mesi fa il Viminale sciolse il Consiglio comunale per via di infiltrazioni mafiose. Adesso rimane lo sgomento di chi vede in pericolo il posto di lavoro. I sindacati sono cauti, e sia pure confermando «la più grande fiducia nell'operato della magistratura», temono «speculazioni» contro l'azienda che si stava avviando alla quotazione in Borsa. E' più esplicito il vicario della diocesi di Palmi, don Bruno Cocolo: «Ci saranno grossi contraccolpi. Ma nella piana il livello di disoccupazione raggiunge punte del trenta per cento. Si fa letteralmente la fame. L'eventuale decisione dell'Enel di ritirarsi non credo che passerà tranquillamente». Il presidente della Regione, Guido Rhodio, non nasconde la preoccupazione: «Quel che è accaduto riguarda il passato e gli appalti precedentemente assegnati. Ora bisogna guardare al futuro». E intanto l'Enel, «preso atto dei provvedimenti adottati dal gip di Palmi in relazione ai fatti del 1987, esprime fiducia nella magistratura e auspica che le diverse situazioni siano chiarite al più presto». Francesco Grignetti In cella anche Panzavolta manager della Ferruzzi so d'atti d'ufficio prenditori In cella anche Panzavolta manager della Ferruzzi A sinistra il presidente dell'Enel Franco Viezzoli: coinvolto nell'inchiesta sulla centrale di Gioia Tauro, è agli arresti domiciliari. A destra: 'imprenditore Lorenzo Panzavolta.' pure lui agli arresti in casa A sinistra il presidente dell'Enel Franco Viezzoli: coinvolto nell'inchiesta sulla centrale di Gioia Tauro, è agli arresti domiciliari. A destra: 'imprenditore Lorenzo Panzavolta.' pure lui agli arresti in casa
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