In lacrime dopo la sentenza

In lacrime dopo la sentenza In lacrime dopo la sentenza «Ora cerco un lavoro, purché onesto» Cinzia piange: «Avvocato, come andrà a finire?». Geo Dal Fiume le mormora: «Stia tranquilla, vedremo cosa fare, il giudice capirà». Cinzia è arrivata in tribunale con i genitori. Un soprabito grigio, i capelli raccolti, gli occhi quasi sempre fissi a terra. L'avvocato Dal Fiume le fa scudo, la protegge. Dice che «oggi è una ragazza molto provata». Aggiunge che ha capito gli errori commessi, «vuole farsi perdonare, soprattutto dai genitori». Dopo la sentenza Cinzia è scoppiata in lacrime. Ha cercato rifugio sulla spalla del legale: «E' stata come una liberazione, con questa sentenza abbiamo chiuso per sempre pagine amare». Poi si è chiusa in casa: «Non vuole parlare con nessuno». Al telefono risponde la mamma: «Per favore lasciatela in pace». Fa eco la voce della ragazza: «Mamma metti giù, metti giù». Cinzia è disoccupata, cerca un lavoro: «Qualsiasi lavoro, anche il più umile, purché onesto». Ogni giorno, racconta an- cora il legale, «sfoglia gli annunci sui giornali, legge tutte le offerte. Cerca un impiego dignitoso. Lei vorrebbe occuparsi di anziani, assisterli a domicilio». L'avvocato Dal Fiume mormora: «Ha molti problemi, per lei ora la vita è difficile, tutta in salita». La polizia prima l'ha sospesa, poi l'ha radiata: «Cacciata dopo tanti encomi e attestati di lode, senza stipendio». Accanto agli encomi, posti sul letto della sua camera, ci sono le foto di lei in divisa, il sorriso sulle labbra. «Sembrano giorni lontani mille anni fa» aveva detto a novembre. Quegli attestati di lode, che le furono consegnati durante la scorsa Festa delle Polizia, raccontano una sua delicata indagine: aveva scoperto una casa squillo. E quel giorno si era prodigata accanto ai suoi colleghi per raccogliere le prove che poi accusarono la tenutaria, Silvana Ferrerò. Ora si sa che è stata anche Silvana Ferrerò ad accusare Cinzia. Ha raccontato: «Quella ragazza si era presentata a casa mia, mi aveva detto di essere la figlia del sarto di un alto dirigente della questura. Mi ha chiesto di lavorare per me, di passarle qualche cliente. Aveva bisogno di soldi, tanti, doveva aiutare la mamma ammalata». E ricorda che, dopo averle presentato un amico, scoprì che Cinzia era una poliziotta. Anche Silvana Ferrerò ieri è stata condannata: due mesi. Racconta: «Oggi faccio la chiromante, leggo il futuro». Si lascia sfuggire che vuole scrivere un libro: «Racconterò tutto, proprio tutto. E allora ci sarà da ridere». Vuol farsi perdonare dai genitori «Lasciatemi in pace» Lieve condanna per Silvana Ferrerò (da sinistra), tre anni e quattro mesi per Loredana De Bastiani

Persone citate: Dal Fiume, Loredana De Bastiani, Silvana Ferrerò