Tomba una manche da autentico gigante

Alberto, undicesimo nella prima discesa, risale al quarto posto con una seconda prova fantastica Alberto, undicesimo nella prima discesa, risale al quarto posto con una seconda prova fantastica Tomba, una manche da autentico gigante A Crans Montana il bolognese scaccia le paure Successo di Thorsen, davanti a Kunc e Salzgeber DUBBI FUGATI A 25 GIORNI DAI GIOCHI CjjAWS MONTANA DAL NOSTRO INVIATO Una lieta novella, suonate le campane: Alberto Tomba è ritornato un gigante. Peccato però che l'evento, tanto atteso e sofferto, si sia manifestato solo nella seconda manche, dopo i mezzi disastri della prima. Dall' 110 posto, con quasi un secondo e mezzo di distacco, Alberto è risalito fino al 4° sfiorando il miracolo. Ha fatto segnare il tempo migliore, come non gli succedeva da quasi due anni, ma soprattutto ha sciato come nei giorni belli, anche sul piano, libero da ansie e paure, attaccando i pali con lucida rabbia e aprendo il cuore dei suoi tifosi alla speranza: a Lillehammer, incrociando le dita, il nostro può essere protagonista anche in gigante, come afferma convinto Gustavo Thoeni, una garanzia, specie se voghamo prendere in considerazione le qualità ritrovate di Alberto e il rendimento alquanto alterno dei suoi fortissimi rivali. Ieri per esempio ha vinto Thorsen, uno dei tanti norvegesi, e nemmeno il più bravo in gigante, con Kunc 2° e Salzgeber 3°, costoro mai saliti prima sul podio. Gli altri, i big, sono stati messi in fila da Alberto nella seconda manche scivolando indietro anche per colpe proprie. L'azzurro ha rimontato sette posizioni. Ha ricacciato alle sue spalle, insieme a molti freni mentali, Girardelli, Aamodt, Mayer, Gstrein, Locher, Mader e Kjus. E' stata una manche esaltante e piena di belle emozioni. Tomba non è salito sul podio per 29 centesimi ma alla fine della grande fatica era felice come un ragazzino: «Non credevo di arrivare quarto, al massimo pensavo a un settimo-ottavo posto. Roba da matti. Ho sciato come so: dopo le delusioni e i problemi, le polemiche e i guai, adesso mi sento davvero a posto». A posto di testa, intendeva dire, dato che ha ancora insistito sulla febbre: «L'avevo anche a Kitzbuehel, ma non l'ho misurata per non demoralizzarmi». Una manche da campione, si capisce, non basta a cacciare tutte le ombre, a cancellare tutti i problemi. Forse è scattata la molla, si è accesa la scintilla. Per chi lo conosce, Alberto aveva solo bisogno di ritrovare sicurezza e convinzione. «Nella seconda manche ho cambiato il motore», ha detto. E anche gli sci. Non li aveva mai usati. Arturo Maiolani, il fido skiman, ha preparato la sciolina giusta e Alberto ha fatto il tempo anche sul piano. Il cambiamento importante, però, è avvenuto nella testa di Tomba, o almeno speriamo che sia veramente così: in ogni caso abbiamo rivisto volti allegri e distesi, attorno a lui, come se l'ombra fredda e scura fosse scivolata via lasciando di nuovo posto al calore del sole. Sarebbe sbagliato, tuttavia, chiudere gli occhi su quel che è successo nella prima manche, quando l'atmosfera, è naturale, era completamente diversa. L'atmosfera e anche il comportamento di Alberto, che pareva frenato dalle solite paure. Partito con il numero 12, frutto del sorteggio in quanto è caduto al sesto posto delle classifiche del gigante e non può più scegliere il pettorale, Alberto è sceso teso e contratto guadagnandosi, si fa per dire, l'I 1° posto, staccato di 1"44 dall'austriaco Salzgeber. «Ho sciato che facevo schifo», ha detto a D'Urbano che cercava di consolarlo. «Mi sento a pezzi, sono tutto rotto, non ho più la febbre ma è come se fossi malato: adesso vado mettermi a letto perché ho i piedi gelati». Qualcuno ricordava il virus di Morioka, qualcun altro ironizzava chiedendosi se Alberto, stavolta, avrebbe corso la seconda manche. Tutti sapete come è andata a finire la giornata, come la delusione, meglio lo sconforto, ha lasciato il posto alla rinnovata speranza. Alberto è tornato gigante per una manche, gli altri azzurri hanno ribadito le incertezze già emerse a Hinterstoder. Matteo Belfrond, che possiede talento, ha commesso un grave errore nella prima manche mettendosi di traverso sul muro finale. E' finito 30° e nella seconda discesa ha guadagnato sette posizioni, come Tomba. Gerhard Konigsrainer, invece, ha sofferto le pene dell'inferno aspettando tutte le discese della prima manche: era 15° e temeva che qualcuno gli potesse soffiare il vantaggio di partire per primo nella seconda. Forse l'ansia dell'attesa lo ha fregato: è scivolato indietro di due posti. Cario Coscia Tomba ha detto: «Non credevo di arrivare quarto, roba da matti»