Bosnia nazionale in esilio

Oggi ad Ancona affrontano gli azzurri in amichevole (e in tv) BASKET Oggi ad Ancona affrontano gli azzurri in amichevole (e in tv) Bosnia, nazionale in esilio Fuggiti dal proprio Paese, hanno cercato un ingaggio nei vari club europei «Ormai da mesi non riusciamo a parlare coi familiari rimasti a Sarajevo» ANCONA. «Noi siamo i soldati del basket, siamo la Nazionale bosniaca che non ha filo spinato, che unisce tutti, musulmani e serbi, croati e cristiani. Noi siamo un messaggio contro la guerra, pieni di vergogna ma anche di orgoglio». Emir Mutapcic ha già superato i trent'anni, è alto 198 cm ed è il capitano di una squadra che non c'è: la Bosnia. Lui e i suoi compagni giocano ormai nel mondo, sono senza patria, lontani dalle proprie famiglie. Fuggiti, impossibilitati a parlare con genitori, fidanzate, amici. Eppure non mollano e si adombrano quando i cronisti finiscono inevitabilmente per chiedere loro soltanto della guerra, degli orrori, dei morti, delle tragedie personali. In questi giorni sono ospiti della Federbasket italiana. Il presidente Petrucci ha pagato tutte le spese per l'amichevole di oggi pomeriggio con gli azzurri, anche i biglietti aerei. I giocatori della Bosnia Erzegovina hanno chiesto però una cosa in più: ingresso omaggio per i profughi scampati in Italia. Raccontano dei loro sogni sportivi, la speranza di qualificarsi ai prossimi Europei, e gonfiano il petto ricordando di essere stati ottavi nell'ultima rassegna continentale. Poi, anche loro, finiscono con l'immergersi nella loro tragedia e raccontano la disperazione di tutti i giorni: «Da Sarajevo - spiega il tecnico Emir Hrkovic - non riescono più a venir via neppure i passerotti. Tutto chiuso, tutto distrutto». Mutapcic parla con la testa china: «Ci vergogniamo di quello che succede, ma troveremo la pace. Vogliamo giocare a Sarajevo in festa, magari con la Nazionale italiana. Ma non è solo la ex Jugoslavia che gronda sangue, ormai è tutta l'Europa. Non riesco a parlare da tempo immemorabile con i miei famigliari. Mi sono trasferito a Berlino e per mandare una lettera chiedo a qualche amico giornalista. Loro ancora riescono a superare il blocco. Per avere qualche notizia ricorro all'antenna parabolica. Sono felice quando vengo a sapere che la mia gente non si è arresa. A Sarajevo, a Zelica e a Tufla ci sono istruttori che hanno chiuso le scuole di basket per i giovani. Eravamo fra i più forti al mondo, questo sport era il fiore all'occhiello della nostra terra. Per questo non ci arrendiamo. Ci incontriamo in Turchia, Gei-mania, Italia e ci alleniamo portando nel mondo la Bosnia». Due fra i giocatori bosniaci, Bukva e Bajramovic, sono però rimasti nella ex Jugoslavia e giocano in Croazia: «Ci hanno accolto molto bene». C'è anche Mirza Delibasic, ex giocatore della Juve Caserta, ritiratosi dallo sport attivo per un ictus che gli ha segnato la vita. Ora è il selezionatore di questa Nazionale, parla pochissimo, fuma una sigaretta dopo l'altra, fa finta di aver dimenticato l'italiano e ricorre alla traduttrice: «Nella nostra squadra ci sono tutte le etnie, ma siamo un solo gruppo, un solo Paese. Questi ragazzi hanno visto il dolore, la sofferenza, il sangue. Ma hanno capito che è inutile parlarne, bisogna andare avanti, bisogna mandare messaggi positivi». Il direttore generale si chiama Rokvic Jovica, è arrivato con la famiglia. Accanto a lui sgambetta un bimbo di sei anni, in jeans e argento vivo. «A Chicago - dice - ci sono due nostri allenatori che hanno portato con sé sette giocatori, campioni che aspettano solo il ritorno del sereno, la pace. Allora torneremo tutti a Sarajevo. E' dura andare avanti senza notizie, con quelle immagini televisive dei traccianti, quelle scene di dolore». Per un attimo si lamenta: «Non abbiamo denaro, l'organizzazione si basa solo sul cuore. Ma la nostra squadra non ha niente da invidiare a nessuno». Basta piangere, si ripetono a vicenda. Basta ricordi, oggi si gioca. Dal piccolo hotel che li ospita ad Ancona vedono il mare. Laggiù, a soli 150 chilometri, non si gioca, si muore. E questi soldati del basket camminano in punta di piedi, quasi volessero ascoltare i messaggi portati dalle onde. Nel clan azzurro la partita odierna è un test importante soprattutto per il play Bonora, che partirà titolare. L'Italia schiera Attruia, Bonora, Casoli, Fucka, Ruggeri, De Poi, Myers, Alberti, Abbio, Niccolai, Cantarello, Frosini, Conti. La Bosnia risponde con Seleskovic, Firic, Beciragic, Leric, Begovic, Bajramovic, Nurkanovic, Avdic, Mutapcic, Halimic, Mujanovic, Buvka. Diretta tv su Raitre alle 16. Alessandro Rialti