Govenni-Giribaldi, s'accende il duello per il Torino di Claudio Giacchino

Govenni-Ciribaldi, s'accende il duello per il Torino PARTITA DOPPIA L'attuale presidente e il candidato numero uno alla successione moltiplicano le iniziative intorno alla società granata Govenni-Ciribaldi, s'accende il duello per il Torino // Notaio vara una cordata di salvataggio, l'imprenditore chiede i libri contabili TORINO. Quale duello si sta accendendo attorno al Toro, e per il Toro. Da una parte Roberto Goveani che, come Penelope, continua a tessere la tela per ottenere i miliardi che gli consentano di restare presidente. Dall'altra, un imprenditore, Luigi Giribaldi, dai tifosi già soprannominato «Garibaldi», che i miliardi li ha in abbondanza e, dice, vuole il più presto possibile comperare la società granata «ma senza pagarla una lira in più di quanto vale». Il duello vive per ora di una silenziosa frenesia. Ieri, il commercialista di Giribaldi, il saluzzese Albino Quaglia, ha incontrato il dottor Pietro Aime, curatore del fallimento Borsano, l'uomo attraverso cui, allo stato delle cose, deve passare chiunque aspiri al possesso del Torino. Intanto, Goveani, sul quale s'è espresso, e non positivamente, anche il Consiglio notarile, annunciava ai collaboratori più stretti che è pronta la cordata che dovrebbe renderlo di nuovo padrone dei granata. Giribaldi. Al dottor Aime Quaglia ha chiesto i libri contabili torinisti per una valutazione del reale valore del club (Giribaldi ha già commissionato il lavoro alla società di revisione Rotschild di Parigi). Nessun commento dai due professionisti: come al solito il curatore fallimentare s'è negato al telefono. Quaglia, che lavora nella sede torinese della «Traco», l'impero dei trasporti da Giribaldi venduto per 340 miliardi agli australiani, fa dire dalla segretaria di essere in riunione. Anche Giribaldi, dopo la clamorosa ammissione di venerdì scorso («Sono pronto a salvare il Toro»), ha scelto la strategia del silenzio: dal suo segretario, Gianni, al telefono, abbiamo via via appreso nel corso della giornata che «il signore sta presiedendo un consiglio d'amministrazione», «è a colazione», «fino a sera è nell'entroterra monegasco», «rincasa tardi». L'unica certezza: Giribaldi, giocando sulla circostanza che le azioni del Torino non sono più in mano al Notaio ma ai giudici che gliele hanno sequestrate, intende tagliare fuori Goveani. Anzi, la sua condizione è una sola: trattare solo e sempre con il curatore fallimentare. Giribaldi iniziò come camionista, è diventato un piccolo Creso grazie ad eccezionali abilità ed esperienza affaristiche; quindi, nessun stupore dinanzi al suo agire, coerente al business. Goveani. Anche ieri s'è sentito con alcuni imprenditori che hanno manifestato disponibilità a mettere soldi nel Torino, poi, ai collaboratori, ha garantito che la cordata è formata. Da chi non ha detto, dovrebbe rivelarlo venerdì 28 gennaio, nell'assemblea degli azionisti. Se anche a quella data i nomi non verranno fatti significherà che ancora una volta i partners, cercati sin dallo scorso maggio, non esistono. Per chiudere, il Consiglio no¬ tarile del distretto Torino-Pinerolo ha preso posizione sulle vicende goveanesche. In un'intervista al quotidiano economico «Italia Oggi», il presidente del Consiglio, Gianfranco Re, afferma: «Seguiamo l'evolversi della situazione con estrema attenzione e anche con viva preoccupazione. In accordo con la magistratura adotteremo con la consueta severità tutti i provvedimenti necessari per tutelare il buon nome della categoria e la clientela... Il Consiglio mise in guardia il collega contro i rischi derivanti dalla sua attività di presidente e da comportamenti che potevano nuocere all'immagine sua e della categoria. I nostri timori erano, purtroppo, fondati». Considerate le proverbiali riservatezza e prudenza notarili, che il presidente del Consiglio si sia espresso così, per giunta pubblicamente, significa che i notai sono davvero irritati. Claudio Giacchino

Luoghi citati: Italia, Parigi, Pinerolo, Torino