Non lavori ?Litigi in casa

E l'Istat rivela «Manca il lavoro anche nel settore dei servizi» In Giappone le mogli insofferenti dei mariti disoccupati Non lavori? Litigi in casa STRESS e depressione sono i sintomi acuti e gravi di una nuova malattia che colpisce le donne giapponesi. Gli specialisti non hanno dubbi sulla sua natura: sindrome da rigetto del marito. C'è chi cerca scampo sul lettino dello psichiatra, altre si rifugiano nell'alcol. Le più drastiche si affidano alla «cura» radicale del divorzio. Sono state colte impreparate dal colpo basso assestato dalla recessione a un modello che appariva statico come il viso di una geisha. Il marito in formato «7-23», quello che in osservanza agli imperativi della produzione usciva all'alba per tornare a notte fonda, per poi ripartire per il «fronte» aziendale poche ore dopo, rischia l'estinzione. Ora, sempre più spesso, si aggira per lunghe ore in casa, con un forte senso d'inutilità e bisognoso di attenzioni. Le aziende nipponiche, a cui tutto veniva sacrificato, ora prepensionano e licenziano o tagliano drasticamente orari e straordinari (le 2500 ore lavorate nel 1992 si sono ridotte a 2009 nel 1993). E' la risposta alla recessione che non risparmia il Paese del Sol Levante. Un fenomeno talmente nuovo in Giappone, dove gli uomini tradizionalmente «sposano l'impresa», da sconvolgere gli equilibri sociali. E, come se non bastasse, si è messo pure il governo a martellare sulla necessità di «dare priorità alla vita famigliare su quella aziendale» e di «andare dritti a casa la sera finito il lavoro senza fermarsi a bere». Una violenta e non indolore «rivoluzione» mette così in crisi il modello familiare nipponico, tra i più rigidi nella divisione sessuale del lavoro, tra i più maschilisti nel relegare le donne nei ruoli tradizionali. Bene, a questo punto si pensi che un orario di lavoro ridotto (ma sempre lungo rispetto ai parametri occidentale) possa avere anche benefici effetti sulla qualità della vita, sugli affetti. E che le giapponesi possano avere finalmente un rapporto più equilibrato con il marito, una divisione paritaria dei lavori di casa, maggior tempo per sé. Come dire, più che il femminismo, potè la recessione. Già, ma come la mettiamo con la «sindrome da rigetto da marito»? E con il fatto che colpisce soprattutto le donne fra i 30 e i 40 anni, secondo uno studio della rivista «Shukan Gendai»? Cioè le stesse che oltre all'impegno per la casa e i figli si erano create un hobby o un lavoro part-time «che le aiutava a restare socialmente vive», come spiega la psicologa Sumiya. Evidentemente la presenza dei mariti in casa non significa condivisione maggiore di vita e impegni, ma la rinuncia a quei pochi spazi di libertà che le giapponesi si erano costruite. C'è di che meditare sui «guasti» di certi modelli rigidi e sessisti. Quando saltano, la «sindrome» è assicurata. E non solo per le donne. Stefanella Campana

Persone citate: Stefanella Campana

Luoghi citati: Giappone