«Meno tasse, più consumi o lo crisi non avrà fine»
«Meno tasse, più consumi o lo crisi non avrà fine» «Meno tasse, più consumi o lo crisi non avrà fine» ALLE SORGENTI BELLA §*E€gSSI®NE ROMA. L' «ottimismo reaganiano» predicato da Silvio Berlusconi trova l'avallo degli economisti di Ceis e Iscom, due centri studi molto attenti ai fenomeni del commercio. Per loro, infatti, tutta la colpa dei nostri mali va ricercata nello «shock dei consumi». Dunque se fino ad oggi vi siete sentiti degli spendaccioni, rincuoratevi, state soltanto salvando la patria. Colpevoli dell'attuale recessione però non sono solo i consumatori troppo «risparmiosi», ma anche l'attuale politica economica che ha mortificato la domanda interna. Come si può trainare l'Italia fuori dal tunnel? Per gli economisti dell'Iscom e del Ceis è necessario «ridurre la pressione fiscale e instaurare una politica monetaria più accomodante. In cambio, occorre una dinamica delle retribuzioni rigorosamente vincolata al tasso di inflazione programmato, che potrebbe portare il tasso di crescita reale dell'economia ad un livello tale da rendere credibile l'obiettivo della stabilizzazione del rapporto debito/pil nel corso del 1995». Causa e rimedio della caduta dei consumi è dunque, ancora una volta, la politica fiscale. E' dello stesso parere anche il senatore Francesco Forte, intervenuto al Forum del Ceis-Iscom: «L'enorme pressione fiscale ha generato un circolo perverso da cui è difficile uscire. Il settore pubblico deve fare un passo indietro per consentire all'economia privata di svilupparsi. Inoltre occorre liberalizzare il mercato del lavoro, per evitare che questo sviluppo generi inflazione». Anche per Luigi Paganetto del Ceis, la via d'uscita va ricercata nella politica fiscale: «Se l'obiettivo è quello di raggiungere un tasso di crescita del pil più elevato viene rispettata la coerenza con il vincolo del rapporto debito/pil, l'economia italiana viene ancorata a basi macroeconomiche più solide e la ripresa risulta più rapida e stabile». Mentre la Confcommercio ospitava questa preoccupante parata di analisi economiche, l'Istat - sempre ieri - pubblicava un'altra raffica di dati che indicano il precario stato di salute del settore commerciale e dei servizi. Continua infatti, secondo l'Istituto centrale di statistica, il calo dell'occupazione nelle grandi imprese del terziario, che a settembre ha registrato una diminuzione dello 0,4% rispetto ad agosto e dell'1,1% rispetto al settembre '92. Per gennaio-settembre '93 l'Istat indica invece una diminuzione dell'1,4% rispetto allo stesso periodo del '92. Unico settore controtendenza, dove si è verificato un aumento dell'occupazione è stato quello del credito, delle assicurazioni e dei servizi alle imprese ( + 0,3% nei primi nove mesi del '93). La flessione dell'occupazione a settembre, secondo l'Istat, conferma e accentua la modesta diminuzione che si era già manifestata ad agosto (-0,1%), mentre il calo tendenziale (-1,1%) si attenua rispetto a quelli registrati nei precedenti mesi del 93. Per quanto riguarda i guadagni lordi medi mensili, nel terziario sono aumentati del 2,1% tra gennaio e settembre rispetto allo stesso periodo del '92. Il calo dell'occupazione nel terziario tra gennaio e settembre (-1,4%) è determinato dalla diminuzione del numero di impiegati (0,3%) e degli addetti alle categorie non impiegatizie (5,0%). Con l'eccezione del credito, il calo occupazionale è, nei primi nove mesi del '93, dello 0,7% nel settore del commercio, dei pubblici esercizi e degli alberghi e del 2,7% in quello di trasporti e comunicazioni. Il numero delle ore effettivamente lavorate per dipendente scende dell'1,5% per effetto dei cali nel comparto del credito, assicurazioni e servizi alle imprese (-1,2%) e in quello dei trasporti e comunicazioni (-1,9%) e dell'aumento realizzato in quello del commercio, dei pubblici esercizi e degli alberghi ( + 0,8%). [a. vig.l E l'Istat rivela «Manca il lavoro anche nel settore dei servizi» 7 T SU CHI PESA LA STANGATA PERCENTUALE D'INCIDENZA DELLA "STANGATA" SUI REDDITI NETTI Classi di reddito famigliare in milioni di lire 0-15 20-25 30-35 40-45 50-60 70-80 90-100 150-200 15-20 25-30 35-40 45-50 60-70 80-90 100-150 oltre 200 In alto il presidente della Confcommercio Francesco Colucci
Persone citate: Francesco Colucci, Francesco Forte, Luigi Paganetto, Silvio Berlusconi
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