una radio rosso shocking di Livio Zanetti

Si prepara la rivoluzione via etere: scoppierà ai primi di marzo Si prepara la rivoluzione via etere: scoppierà ai primi di marzo rosso shocking BEPPE Grillo per leggere la rassegna stampa, Chiambretti per fare la hit parade delle canzoni e Gene Gnocchi quella dei libri, Ippoliti per incoronare Miss Italia, Fazio & Gambarotta per inchiodare il pubblico della mattina, Gigliola Cinquetti per far da guida agli automobilisti, Leila Costa e Angela Finocchiaro per divertire le ragazze. E poi un programma fatto sui Tir, con i camionisti, e uno dedicato ai cuori solitari, stile «Insonnia d'amore». Anchor men, anchor women, voci chiare e forti, sigle inconfondibili. Che cosa sta per capitare alla radio, che cosa vogliono fare Livio Zanetti e Aldo Grasso, il direttore del Gr unico e il direttore dei programmi? Vogliono portare la terza rete tv sulle onde dell'etere? Vogliono fare una radio «comunista»? Vogliono la radio delle star? Cercano l'audience? Da quando sono stati nominati, i due lavorano a una rivoluzione che dovrebbe abbattersi sull'ascoltatore ai primi di marzo. Sfoderano idee pirotecniche, assicurano il reciproco accordo e puntano sulla creatura che è stata loro affidata per muovere guerra civile alle 4 mila reti private italiane, tra network nazionali ed emittenti locali, e forse anche alla Grande Sorella tv. Loro negano, ma i progetti confermano. Ma lei sta copiando Raitre, professor Grasso. «No, sto cercando di assorbire la parte "involontaria" di Raitre. Quella che è sfuggita a Guglielmi». Prego? «Guglielmi segue solo Santoro e la Raffai, il resto va per conto suo». E allora arriva lei a fare una radio «comunista». «Gliel'ho già detto che chiedo sempre la tessera. E la voglio rossa, anzi granata, anzi del Torino...». Torino, appunto. Non le sembra che questi progetti siano un po' troppo piemontesi, come piemontese è lei? «Certo che lo sono, proprio quello è il mio modello: il nuovo non è sempre un ritorno alle origini? E la radio non è nata a Torino? E' lì che io cerco linfa vitale, persone di grande mestiere, Dapino, Anfossi, Gambarotta. Senta, io sono cresciuto nel mito del Filadelfia: mi piacerebbe prendere qualche fuoriclasse, e poi costruirci intorno la squadra, quella con i ragazzi del Filadelfia, appunto. Lo so che dovrò vendere il mio Dino Baggio, che Lentini se lo comprerà la tv. Ma la squadra resterà solida perché sarà frutto di un lavoro collettivo». Quando faceva il critico televisivo era accusato di moralismo: non sta facendo il moraUsta anche adesso? «Quando sono arrivato qui ho trovato un'azienda assolutamente anomala, con tre generi di oppositori: quelli che si identificavano con la vecchia radio e non digerivano il nuovo; quelli che si sono messi a considerare la sedia del mio studio come il lettino di uno psicanalista; quelli che avevano privilegi e contratti d'oro cui non volevano rinunciare. E invece dovranno. Il mio, come dice lei, "moralismo" è una questione di sopravvivenza, e io preferisco essere accusato di moralismo piuttosto che di lassismo. Vuol sapere i miei modelli? Quintino Sella, Luigi Einaudi. Per fare una radio nuova, dobbiamo ritrovare una politica antica. E pazienza se appariremo un po' rigidi». Lei ha 45 anni, alle spalle la critica, i libri, l'Università. Ora fa una cosa diversa, difficile. E' osteggiato? «Devo dire la verità: lavoro abbastanza bene perché mi sento protetto da Locateli] e Demattè. Sto anche bene con Zanetti al fianco». Diplomatico? «Ma no, è vero». In tv tutto è fermo in attesa delle elezioni. Le aspetta anche lei? «Le aspetto come ogni cittadino. Guardi, io non ho mai chiesto a nessuno a quale tribù appartenesse, e nessuno lo ha mai chiesto a me. Quando me lo dovessero chiedere, me ne andrei». Le dà emozione la radio? «Oh sì. In casa mia la tv è entrata molto tardi. Io la guardavo nelle case degli altri, e da me sentivo la radio, il contatto col mondo. Ricordo ancora la sigla del giornale della sera, ricordo «fi gambero», «La corrida», «Gran varietà» la domenica mattina». Rifarebbe questi programmi? «No, rifarli no. Piuttosto mi interessa ricreare emotivamente quel¬ l'atmosfera». Guarda ancora la tv? «Molto meno. D'altronde, mi sembra che in questo periodo ci sia poco da vedere, a parte la politica. E' quasi una felicità doversi occupare d'altro, di questa creatura che sta crescendo». E che cosa le è piaciuto del poco che ha visto? «"Quelli che il calcio...". Non mi è piaciuto invece rivedere Arbore, trovo che si sia bruciato per i prossimi anni. Che cosa potrà fare, di nuovo, in televisione?». Tanto vale che venga alla radio da lei... «Che venga». Alessandra Comazzi Dice il direttore Aldo Grasso: «Voglio tornare alle origini. Mi chiamano comunista? Voglio una tessera, ma che sia granata come quella del Torino» COLI 21 zo g do Grasso: e origini. unista? ma che sia la del Torino» le TrecomROMAun Osgliori pubblvengano, dusissimche nofermerivolunetti elinearnon sima ogse: lal'inforl'intraculturfluidi di cosva allaGIORNArannoinformcontinretta, te a mandràgr, ungiornativo. Ile inforebbe UNA GIORNATA fi PÒ' ORE Ml PRIVATE 9-12 3.500.000 8.000.000 12-15 3.500.000 6.500.000 15-18 3.000.000 7.500.000 18-21 2.000.000 5.500.000 21-24 1.200.000 2.800.000 I dati, in valore assoluto, non sono omologabili: le reti Rai sono infatti 5 (Radiouno, Radiodue, Radiotre, Rai Stereonotte e Radio Verde Rai), mentre le private, che comprendono i network nazionali e le radio locali, sono 4 mila. II rilevamento, realizzato dal Servizio Opinioni Rai, è destinato a cambiare nei prossimi mesi. ASCOLTIALLA RAI 1) Onda verde (Radiouno, due, tre): 8.500.000 2) Tutto il calcio minuto per minuto (Radiouno, Radiodue, Radio Verde Rai, Stereorai): 8.000.000 3) Speciali Gr (Radiouno): 1.800.000* 4) 3131 (Radiodue): 1.500.000 5) Tempo reale (Radiodue): 1.300.000 6) Radio Ibis (Radiouno): 1.200.000 7) Luparella (Radiotre): 500.000 8) Palomar (Radiotre): 100.000 * Complessivamente nella giornata. Livio Zanetti e Aldo Grasso stanno preparando alla radio una rivoluzione basata su idee e risparmio

Luoghi citati: Filadelfia, Italia, Torino