Si replica il giallo Mary Celeste

Si replica il giallo Mary Celeste Si replica il giallo Mary Celeste Mai risolto il caso del brigantino ritrovato nel 1873 senza marinai La vicenda dello «yacht fantasma» richiama alla mente tutte le più misteriose storie e leggende del mare. La più famosa nave abbandonata, che è entrata nella storia marinara, è il «Mary Celeste»: anche se molto tempo è passato, è sempre vivo l'interesse che l'enigma racchiude. Era un brigantino americano di 282 tonnellate e lungo 31 metri, varato a Spencers Island (Nuova Scozia) nel 1861, con il nome di «Amazon». Il 5 novembre del 1872 il «Mary Celeste» era partito da New York, diretto a Genova, al comando del capitano Benjamin Briggs, con un carico di barili di alcool e con un equipaggio di sette uomini (oltre alla moglie del capitano, Sarah Spooner, e alla figlia sofia, di due anni, che erano pure a bordo). Il brigantino venne ritrovato il 4 dicembre dello stesso anno, a 700 miglia di distanza dalla costa portoghese: era intatto, con le vele spiegate e stava effettuando continui cambiamenti di rotta senza che a bordo non vi fosse più persona alcuna. Il ritrovamento avvenne ad opera del «Dei Gratia», un altro brigantino partito successivamente da New York e comandato dal capitano David Morehouse, che era vecchio amico di Briggs. Secondo la relazione del «lupo di mare», che aveva provveduto a far raggiungere Gibilterra alla nave, con un equipaggio di fortuna, a bordo tutto era in perfetto ordine, come se l'imbarcazione fosse stata abbandonata da poco. L'ultima annotazione sul giornale di bordo risaliva al 24 novembre e diceva che la nave navigava in acque tranquille a sei miglia dall'isola di Santa Maria delle Azzorre. Ogni indagine fu vana. Tra le molte ipotesi avanzate una sembra convincere più di tutte. Nella sua traversata atlantica, la nave incontrò quasi sempre brutto tempo, con onde molto alte che frangevano in coperta. Per molti giorni, il «Mary Celeste» navigò con i boccaporti chiusi, come si fa in caso di cattivo tempo per evitare che l'acqua si riversi nella stiva. Una precauzione utile in caso di tempesta, ma pericolosa quando si trasportano sostanze volatili come alcol e olio combustibile. La mancata periodica aerazione della stiva - in casi come questi - rischia di trasformarla in una bomba che può esplodere in seguito alla liberazione dei gas del carico. E' possibile che il comandante e l'equipaggio si siano accorti troppo tardi del pericolo che stavano correndo. Tutti si sarebbero quindi imbarcati nella scialuppa di salvataggio, assicurata con una lunga cima alla poppa del «Mary Celeste». Mantenendosi a una distanza di sicurezza, avrebbero potuto attendere che la situazione migliorasse. Oltre alle considerazioni sul carico della nave, questa ipotesi è suffragata solo da un particolare: una cima tranciata dall'attrito ritrovata a poppa. E' possibile che il maltempo abbia spezzato l'unico collegamento tra la scialuppa e la nave, condannando l'equipaggio a un destino che nessuno conoscerà mai. [p.q.l

Persone citate: Benjamin Briggs, Briggs, David Morehouse, Sarah Spooner

Luoghi citati: Azzorre, Genova, Gibilterra, New York, Scozia